Giornalista, intervista, e (g)attivista

The Sweetest Story – Prompt:

Scrivi una storia che includa una caramella1.

Come dicevano i più anziani da ormai un mese, le giornate si erano accorciate: l’ora prima di cena aveva cominciato ad appartenere effettivamente alla sera, con il cielo scuro, e la necessità di accendere le luci in casa.
Lalore aveva finito di preparare la cena e stava pigramente seduta di traverso sul divano, con le gambe stese a occuparlo del tutto, in attesa del rientro di Andreas.
Fumagalli, ai sui piedi, era impegnato a usare la tavoletta grafica, con l’intento di copiare in formato digitale un bozzetto che aveva disegnato.
“Ho quasi finito per oggi,” le disse prima di riprendere nel becco il pezzo di plastica che fungeva da penna, “poi sarò libero.”
“Non preoccuparti: magari accendo un po’ la televisione,” rispose Lalore “è un problema?”
Fumagalli scosse la testa.
Lalore si sporse per prendere il telecomando dal tavolino e accese il televisore e Dino, che iniziò a lampeggiare allegramente.
“Grazie Dino,” disse Lalore, “ma non serve che cerchi un film per me: tra poco Andri dovrebbe tornare e andremo tutti in cucina. Farò solo un po’ di zapping, rilassati pure.”
Fu così che schiacciò distrattamente il tasto P+ sul telecomando.
Improvvisamente Fumagalli urlò, lasciando cadere la penna dal becco.
“Che succede?”
“Torna indietro… Ancora prima… Ancora uno…”
Erano finiti su un canale nazionale, di quelli che sia Andreas che Lalore saltavano, perché di politica ed economia.
L’immagine che Fumagalli aveva colto durante lo zapping gli era risultata familiare per due motivi: il primo era che già in passato aveva visto quell’ufficio. Il secondo, era che Odoacre era dietro la scrivania.
“Quest’oggi,” disse un giornalista illuminato dalla luce naturale che veniva dalle finestre dell’ufficio, segno che la trasmissione era registrata, “intervistiamo il signor-”
“Gatto, prego.”
Gatto Odoacre. Gatto Odoacre, lei è stato eletto come uno degli imprenditori più potenti d’Europa del 2019. Non solo perché è europarlamentare, ma perché ha varie aziende in molti settori…”
“Non credi che assomigli a Pallino?” chiese Lalore.
Fumagalli non disse nulla, e Lalore continuò:
“No, non è lui. A parte che si chiama Odoacre, ma poi avrei di certo saputo se Pallino fosse stato eletto europarlamentare.”
“Infatti, non è lui,” ammise Fumagalli.
“Vuole ricordare ai nostri spettatori di che cosa si occupa?” stava chiedendo il giornalista.
“Mi sono occupato nel passato di bigiotteria, poi sono passato in pianta stabile ai decoder. Recentemente sono anche nel settore vitivinicolo e dolciario.”
A quelle parole Odoacre, con la sua zampetta pelosa, schiacciò un bottone sulla scrivania e si sentì immediatamente una porta aprirsi, chiudersi, e dei passi.
Fumagalli lo riconobbe: era il suo assistente hipster con in mano un vassoio contenente quattro Bracci e un bicchiere mezzo pieno di un liquido simile a quello che si ottiene ripulendo un pennello che è stato intinto in un un pigmento viola.
“Prego: il mio Schianti e un Abbraccio, prodotto di punta,” spiegò Odoacre al giornalista.
“Quel gatto è a capo dell’azienda che produce i Bracci?!” esclamò Lalore, poi si alzò, “mi ha fatto venire voglia di mangiarne uno. Torno subito.”
“Signor… Gatto Odoacre, non è uno spazio pubblicitario,” stava intanto dicendo il giornalista, “editeremo questo pezzo in fase di montaggio. Comunque grazie.”
Fumagalli urlò: chiaramente ciò che aveva detto il giornalista non era stato portato a termine, visto che quella scena non era stata rimossa.
“Mi sono persa qualcosa?” chiese Lalore tornando sul divano con un Abbraccio completo, dalla carta nera a cuoricini verdi.
“Credo proprio di no.”
“Allora, dicevamo,” riprese il giornalista scartando un Braccio e mettendoselo in bocca, “i sui settori.”
“Decoder, vitivinicolo e dolciario. E anche, un giorno, in quello dei coperchi.”
“Coperchi?”
“Sì, di acciaio. Sto cercando di convincere il mio socio ad espanderci anche nel settore delle valvole e guarnizioni di ricambio per pentole a pressione. Ma l’orizzonte è ampio.”
L’assistente di Odoacre prese il vassoio, che aveva tenuto in mano fino a quel momento, e lo rovesciò: era in effetti un coperchio dal diametro di 28cm. Lo porse al giornalista e Odoacre disse:
“Prego.”
Fumagalli urlò quando vide il giornalista poggiare le dita sul disco scintillante.
“Posso andare?” chiese l’assistente ad Odoacre.
“Quasi. Prima avvicinati.”
L’assistente obbedì e gli carezzò la testa. Il gatto socchiuse gli occhi e sollevò il collo per incoraggiare l’uomo ad accarezzarlo per un altro paio di secondi.
“Vai,” disse infine interrompendo le fusa.
Il giornalista riprese a parlare appena si sentì il rumore di una porta che si era chiusa:
“E poi, lei è anche in politica, come leader del Grossomodo a credito.”
“Ma pensa,” commentò Lalore scartando un secondo Braccio, “questo gatto rappresenta il partito che ho votato alle ultime europee.”
Fumagalli non urlò.
“Un partito,” disse il giornalista, “che sembra stia raccogliendo un consenso sempre maggiore.”
Odoacre gongolò, si leccò la zampetta, e prese a stropicciarsi un orecchio:
“Sì, anche negli altri paesi Europei, per cui non escludo la possibilità di un primo vero partito unico europeo. Ma, come può immaginare, non è facile trovare dei validi rappresentanti. Però, in fin dei conti, la politica, come la vita, è un gioco che prevede un certo rischio.”
“La politica come un gioco?” ripeté il giornalista.
“Certo,” rispose Odoacre ben composto, “forse non un gioco facile, ma sempre un gioco. E questo è il momento storico in cui è necessario accettare la scommessa che questi tempi ci porgono. Chi si tira indietro ha già perso. Bisogna invece giocare il tutto per tutto per raggiungere delle migliori condizioni.”
“Sì, per chi?” borbottò Fumagalli.
“Perché,” continuò Odoacre, “è quando il gioco si fa duro che i duri iniziano a giocare. Il problema di molti politici è non rischiare e cercare di conservare. Ma è il rischio, seppur calcolato, la sola strategia vincente. È un mio dovere rischiare, come gatto europeo, e anche come europarlamentare.”
“Gatto Odoacre, si renderà conto che stiamo sforando nella campagna elettorale. È vero che non ci sono elezioni in corso, ma questo è un canale pubblico e non facciamo propaganda: non posso tollerare un simile abuso dell’intervista. Mi costringe a tagliarne alcune parti. Capisco che voglia raggiungere il maggior numero di persone per poter avere più possibilità di consenso e, così, più scelta per i suoi rappresentanti. Rappresentanti che ora, scusi il gioco di parole, mi sembra di capire che siano quattro gatti, ma-”
“Siamo due,” lo corresse Odoacre, “e anzi, la ringrazio perché le sue parole mi hanno ricordato un concetto molto importante del partito: basta con i luoghi comuni e le frasi fatte. Essere quattro gatti, tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino, gatta ci cova, fare la gatta morta, la gatta frettolosa fece i gattini ciechi… Tutti modi di dire avvilenti non solo per il gatto, ma soprattutto per le gatte. Grossomodo a credito combatte contro questi stereotipi femminili, nel senso proprio originale del termine femminile.”
“Non lo sapevo!” esclamò Lalore, “ho davvero votato un buon partito. Devo assolutamente dire a Billa che, finalmente, qualcuno in politica può sposare la causa sua e delle ragazze.”
Fumagalli urlò a lungo, perché già immaginava la reazione di Billa: ne sarebbe stata entusiasta.
“Gatto Odoacre, mi trovo costretto a interromperla qui,” cominciò a dire il giornalista, quando il gatto schiacciò di nuovo il bottone sulla scrivania.
L’assistente tornò con un altro coperchio, usato come vassoio:
“Prego,” disse Odoacre, “per lei: in anteprima il nuovo decoder della Asir Sat.”
“Ma…”
“Non si imbarazzi. È un piccolo omaggio.”
“Non credo che…”
Odoacre guardò il proprio assistente, inducendolo così a prendere un foglio di carta da una tasca. Odoacre spiegò:
“E accetti anche un biglietto per una gita in autobus a San Donato Milanese.”
Il giornalista prese il biglietto:
“Questione femminile, diceva, giusto?”
“Fumagalli,” disse Lalore indicando la tavoletta grafica, “scusa, forse ti ho distratto dal tuo lavoro. Ora abbasso il volume e farò silenzio.”
Fumagalli non riprese la penna e tacque. Guardò Odoacre, composto e impeccabile, e pensò a Omeprazolo e al fatto che nessuno sembrava rendersi conto del gioco a cui stava giocando quel gatto.

  1. Non una caramella, ma qualcosa di dolce.