Il ciondolo della fortuna… forse

Lucky Day – Prompt:

Sei su una strada acciottolata, quando un uomo tarchiato e con la barba rossa ti chiama in un vicolo. Qui, estrae dal capotto un medaglione attaccato a una lunga catena d’ora, e te lo porge. Tu apri il medaglione e trovi un quadriforglio schiacciato, conservato sotto una lastra di vetro. Quando alzi lo sguardo, l’uomo con la barba rossa è scomparso. Che cosa succede, dopo?

“Ma scusa, non puoi proprio portarmi con te?” chiese Fumagalli mentre Andreas si stava mettendo la sciarpa, davanti alla porta dell’appartamento.
“No: a parte che dopo vado direttamente al rifugio-”
“Ma attacchi alle 2, e ora sono le 8!”
“Sì, ma hai letto il prompt? Strada acciottolata, e questa è Milano: bisogna controllare a tappeto quanto più possibile, per trovare quella giusta. Andrò di fretta e non voglio farti stancare, specialmente su quella pavimentazione irregolare.”
Fumagalli mosse un po’ le penne, ma poi si rese conto che l’osservazione dell’amico era abbastanza fondata.
“E non ti viene in mente,” disse dopo qualche secondo, “che la Robi deve farti comunque trovare quella strada che incrocia quel certo vicolo, anche se parti da qua alle dieci, o se vengo anche io e andiamo più lenti, altrimenti non può far partire la storia?”
“Giusto, ma perché darle la soddisfazione di farcela trovare alle 13, così da farmi arrivare tardi al lavoro? Se mi dò da fare, forse per le 11 ho finito e riesco pure ad andare in qualche tavola calda a mangiare.”
“Tienimi aggiornato,” si arrese Fumagalli e lasciò che Andreas uscisse di casa.
Andreas cominciò con le vie del centro. Camminava e zigzagava per avvicinarsi a tutte le traverse che trovava, in cerca di un uomo tarchiato, con barba e capelli rossi. Si immaginava un residuato degli anni ’70, un figlio dei fiori che puzzava di canne, magari con un vecchio cane di grossa taglia, molto socievole.
Mentre camminava nei pressi di piazza Cordusio a passo solo moderatamente svelto, per via dei ciottoli che lo rendevano meno sicuro, una voce proveniente da un vicoletto umido lo richiamò:
“Ehi, sei tu Andreas?”
Ad averlo chiamato era stato qualcuno che aveva una sola in comune con l’uomo che lui si aspettava: l’inizio. Non era un hippie, ma un hipster: barba ben curata, capelli corti ai lati e lunghi sulla sommità del capo, cappotto di lana, pantaloni stretti e aderenti, per le sue proporzioni non proprio longilinee.
“Ma come conosci il mio nome? Sei un personaggio?” gli rispose Andreas, avvicinandosi.
“Non ho tempo per scherzi e giochini. Sei o non sei tu Andreas?”
“Sì, sì sono io,” gli disse una volta dentro il vicolo, che profumava del dopobarba dell’uomo, “volevo solo dire, come mai mi cercavi? Cioè, come mai sei qui?”
“Il mio capo mi ha piazzato questo evento sul calendar e mi ha fatto recapitare questo sulla mia scrivania,” disse mentre si metteva una mano nella tasca interna del cappotto, “non so niente. Intanto, to’, prendi.”
L’uomo gli porse un medaglione, attaccato a una catenina d’oro molto fine, quasi da donna.
“Il tuo capo è un personaggio?” chiese Andreas mentre cercava di aprire il meccanismo del ciondolo.
“Tu sei chiaramente in stato confusionale, ma non ho tempo per chiamare i soccorsi e aspettarli, perché ho un SAL tra 45 minuti e pare che non è prevista l’apertura di nessuna call.”
“Hai cosa?” disse Andreas mentre forzava la fessura delle due parti del ciondolo con le unghie dei pollici.
“Un SAL: stato avanzamento lavori. Guarda, fatti curare!”
Dopo essersi scheggiato entrambe le unghie, Andreas aveva aperto il ciondolo: c’era un quadrifoglio essiccato, in bella mostra sotto un vetrino.
Quando alzò gli occhi per ringraziare lo scorbutico hipster, questi era scomparso. Forse era veramente in ritardo, contrariamente ad Andreas che, invece, era in anticipo e decise così di tornare a casa. Trovò Fumagalli sul pavimento del salotto, intento a leggere la propria personale copia autografata del libro della signora Piacentini.
“E adesso, che cosa ci farai con quel ciondolo?” chiese Fumagalli appena Andreas finì il racconto.
“Ha dentro un quadrifoglio, no? Tu non credi alla fortuna?” chiese lui facendo roteare la catenina attorno al dito.
“Dipende.”
“Da che cosa?”
“Da se si è un personaggio o se si è una persona in un mondo libero. Nel primo caso è tutto pilotato, quindi la fortuna non esiste. Nel secondo, è tutto solo per caso, e noi diamo una connotazione positiva o negativa agli eventi a seconda delle loro conseguenze. Anche se penso che la loro categorizzazione possa cambiare nel tempo: una cosa che a breve termine sembrerebbe entrare nella categoria degli eventi fortunati, magari a lungo termine si potrebbe rivelare essere una grande sfiga.”
“Non pensavo a una discussione filosofica. Comunque, secondo me, potrebbe essere un’opportunità per avere qualcosa di bello, pure se a breve termine.”
Il ciondolo che Andreas stava facendo roteare scappò e compì un’orbita tale da andare a colpire il bordo della ciotolina dell’acqua che Fumagalli aveva accanto a sé: questa si rovesciò, esattamente sul libro aperto.
Fumagalli emise un grido, e Andreas accorse ad aiutarlo, raccogliendo il libro più presto che poté.
“Vedi che la tua teoria non va?” gli disse mentre tamponava le pagine con un fazzoletto, “per quanto minore, questa è una sfiga e basta, indipendentemente dal tempo. Non può cambiare categoria, come millantavi poco fa.”
Fumagalli scosse le penne:
“Quando tra un po’ uscirai di nuovo di casa, portati via questo ciondolo con te, prima che vada a fuoco la casa.”
“Va bene, però vedi che sei superstizioso?”
“Lascia perdere.”
Andreas rientrò a casa dal lavoro piuttosto tardi, per dei problemi sulla metro.
Per questo Lalore fu molto più calorosa del solito quando lo vide, e gli si buttò addosso:
“Andri! Stasera ho preparato… Ma questo cos’è?” gli disse quando notò il ciondolo che gli penzolava sul petto. Lo rigirò e tentò inutilmente di aprirlo.
“Questo… Ma è una sorpresa per te, no?” le rispose sfilandosi la catenina dal collo.
“Oh Andri, che bello, non me ne fai quasi mai… È bellissimo!” esclamò lei quasi con le lacrime agli occhi, mentre Andreas finì di rompersi completamente le unghie per aprire il ciondolo.
“Guarda,” le disse, “è un piccolo portafortuna.”
“E c’è anche un’incisione, qui sul coperchio.”
Fumagalli, che era nel frattempo arrivato, emise un grido.
“Un’incisione? Eh, sì… Una cosa così… Dai, adesso andiamo a mangiare,” disse Andreas cercando di riprendere il ciondolo.
“Perché bluff? Che cosa significa?”
“Bluff? C’è scritto così? Ma… Ma è la marca.”
“No: la marca è questa scritta minuscola sul bordo, come sempre quando si tratta di gioielli.”
“Ah, ecco, ora ho capito: doveva essere puffa,” si giustificò Andreas.
“Ma tu non mi chiami mai puffa.”
“Ma l’ho pensato spesso.”
“Non credo mi piaccia come nomignolo, però va bene, conta il pensiero.”
“Scusa, Lalore,” disse Fumagalli, “ma non in questo caso, visto che apparentemente lui avrebbe il pensiero di chiamarti puffa. Posso vedere il ciondolo?”
Lalore glielo mostrò, tenendolo in mano.
“Giralo un po’… Andreas, ma quando tu hai comprato il ciondolo, non ne hai notato la marca?”
“Ehm, certo…”
Lalore prese il ciondolo, lo guardò e disse:
“Ora è tutto chiaro: quel virus che appariva sugli schermi era la campagna pubblicitaria di questa marca di gioielli, Asir sat.”
Andreas era di pietra.
“E poi,” continuò Lalore inclinando il ciondolo, “questo non è un quadrifoglio. Non vedi che qui, al centro, questa foglia a sinistra non è attaccata? È un normale trifoglio, non è un portafortuna. Questa Asir sat è proprio una ditta poco seria. Vieni Andri, andiamo a mangiare, così poi vediamo Il trono di spade.”
“Secondo te,” disse Andreas a Fumagalli, mentre seguivano Lalore, “potrei portare questo ciondolo in un negozio che compra oro? Magari rimedio qualche soldo e prendo qualcosa per Lalore.”
“Questa è la prima cosa bella che ti sento dire per lei, bravo. Peccato che tu non abbia occhio: quando Lalore mi ha mostrato quell’oggetto, ho visto chiaramente che è solo una patacca. Te la tirerebbero dietro. Piuttosto, secondo te come ha fatto Odoacre a mettere su questa cosa?”
“Non lo so, e non ci voglio pensare: non senti che Lalore ha preparato gli gnocchi di zucca?”