Autobus di pomeriggio per San Donato Milanese

Spinning the Globe – Prompt:

Un personaggio fa girare il mappamondo per scegliere la meta del suo prossimo viaggio. Scrivi quindi una scena nella quale descrivi il viaggio.

Era un tranquillo martedì sera, e Andreas era in salotto con ancora in bocca il sapore dei brownies che Lalore aveva preparato la domenica e che quella sera avevano finito.
Dal computer, controllò qualche notizia su internet, quindi la posta.
Poi urlò:
Anche Fumagalli urlò, per lo spavento e anche per solidarietà nei confronti dell’amico.
“Che succede?” gli chiese. Piuttosto vagamente, Andreas iniziò a spiegare:
“Maledetti, maledetti!”
Fumagalli intuì che cosa avesse alterato l’amico, e fece per chiedergli che cosa la Asir Sat volesse da lui, questa volta. Ma non fece in tempo: Lalore, con uno strofinaccio da cucina tra le mani, li raggiunse proprio in quel momento.
“Andri, che cosa succede?”
“Niente,” disse Andreas, “solo…”
Guardò il monitor del computer, in cerca di una scusa che non riuscì però a trovare.
Lalore, vedendo il movimento della testa di Andreas, poggiò lo strofinaccio sul bracciolo del divano: si avvicinò al computer e prese a leggere.
Ciao Andreas! Continuiamo con dispiacere a vedere che non stai più giocando con noi. Che ne diresti di un gioco nuovo, sorprendente e avvincente, creato appositamente per te, che hai uno dei nostri primi modelli? Un gioco semplice, con una sola regola: segui questo link, poi lascia che la sorte decida la tua prossima vacanza1 Scommettiamo che ti abbiamo convinto?
“Sembra interessante,” disse Lalore mentre cliccava sul link.
Andreas si portò una mano sugli occhi per evitare di guardare che cosa sarebbe successo. Fumagalli, senza mani per poterlo imitare, calò semplicemente la testa.
Il link portò Lalore su una pagina dallo sfondo nero, con al centro un mappamondo che avrebbe potuto essere giudicato mal renderizzato anche negli anni ’90. Girava lentamente sul proprio asse, e i quadratini che lo componevano si spostavano in modo poco sincrono.
Lalore mosse il dito sul touchpad del computer e si vide che il puntatore aveva ora assunto la forma di una zampetta di gatto, anche quella digitalizzata in modo pessimo.
In fondo alla pagina, solo una scritta con le istruzioni del gioco. Occorreva posizionare il mouse sul globo e farlo girare spostando la zampetta del gatto verso destra. Poi, un click sul globo in movimento avrebbe sancito la meta del viaggio offerto dalla Asir Sat.
Lalore seguì la prima parte delle istruzioni: il globo sullo schermo iniziò a girare vorticosamente, in modo anche abbastanza inquietante a causa della scarsa grafica usata in quella pagina. Poi Lalore ne fermò il movimento cliccando con la zampetta di gatto.
Il globo arrestò la propria rotazione e la schermata mostrò uno zoom crescente su di esso: Europa, Europa centro-meridionale, Nord Italia, Lombardia, provincia di Milano… San Donato Milanese.
Fumagalli urlò:
“Una vacanza a San Donato?”
“Nemmeno Melegnano,” constatò Andreas, scotendo la testa.
“Oh, Andri,” disse Lalore, “mi spiace, è colpa mia se è venuta fuori una meta del genere. Sono così sfortunata al gioco.”
“Lo siamo tutti in questo tipo di gioco, credimi.”
“Grazie,” rispose lei sorridendo, “forse sarò sfortunata al gioco, ma sono fortunatissima in amore. E poi non ho mai fatto la turista a San Donato: magari scopriremo qualcosa di nuovo.”
Intanto la pagina aveva rediretto Lalore su un’altra pagina ancora, dove si vedeva che c’erano un form da compilare e delle indicazioni. Lalore tacque per qualche secondo poi prese il proprio telefono dal tavolino.
“Che succede?” le chiese Andreas.
“Il sito dice che il viaggio in autobus che organizzano per San Donato è valido per tutta la famiglia. Vorrei chiamare per chiedere se i pavoni possono salire a bordo.”
“Ma non è un problema,” disse Fumagalli, “posso decisamente farne a meno e, invece, lasciarvi andare da soli a godervi la giornata.”
“Ah no!” esclamò Andreas, “tu vieni con noi. Mica puoi lasciarti sfuggire una così bella fortuna.”
“Giusto,” approvò Lalore, “e poi sei parte della famiglia. Devi assolutamente partecipare con noi.”
Prese a digitare sul telefono le cifre che copiava dallo schermo e poi, dopo aver portato lo smartphone all’orecchio, lo staccò subito:
“Non risponde nessuno: chiamerò domani, ma intanto ci iscriviamo.”
“Sì, infatti,” disse Andreas, “meglio non correre il rischio di dover andare a San Donato in metro2.”
Fu così che, il sabato pomeriggio, tutti e tre (perché sembrava proprio che anche i pavoni potessero salire a bordo) si recarono alla stazione centrale, da dove l’autobus partiva.
“Qual è l’autobus che dobbiamo cercare?” chiese Andreas a Lalore, guardando alla massa di autobus parcheggiati e rispondendo di no a tutti gli operatori delle navette che non facevano che chiedere a raffica ‘Aeroporto di Bergamo?’ per accaparrarsi clienti in partenza.
“La mail di conferma dice che la compagnia di trasposto è la Bussycat.”
Fumagalli urlò: il suo inglese non era così pessimo.
Trovarono infine l’autobus e, a dispetto di quanto Andreas immaginava, non era un catorcio fatiscente, ma un bell’autobus gran turismo, tutto verde. Sulle fiancate risaltavano dei posticci adesivi con la scritta Bussycat, mentre sul davanti lo schermo a led segnalava il percorso del mezzo: Sesto S.G-Milano Centrale-San Donato.
Una ragazza con un giubbetto chiese loro i dati per poter controllare che fossero sulla lista passeggeri. Andreas, oramai al terzo incontro, la riconobbe: la stessa degli Oh bej! Oh bej! e dei Bracci.
“Ah, siete quelli del trasporto speciale,” disse la ragazza sollevando gli occhi dal tablet che aveva in mano, “per voi ci sono i 5 sedili in fondo.”
Appena seduti, Fumagalli disse con una punta di soddisfazione:
“Si potrà anche andare in metro a San Donato, ma qui ho tre posti per stendere la coda.”
“Chissà a che prezzo,” disse Andreas sconsolato.
“È gratis, abbiamo vinto,” sottolineò Lalore.
L’autobus partì dopo pochi minuti, carico al completo. E dopo nemmeno un paio di secondi, gli schermi del veicolo iniziarono a mostrare immagini in bianco e nero.
“Un film neorealista?” si chiese Lalore ad alta voce.
Erano immagini di bambini in calzoncini e con i capelli ben ordinati, con la riga di lato: chiari segni che erano immagini d’epoca, di almeno 60 anni prima.
Apparve una scritta sullo schermo: ora che c’è la bella stagione…
Tornarono le immagini dei bambini: erano in mezzo alla strada, deserta, e giocavano a campana, a nascondino, qualcuno anche con delle biglie.
Proseguì così per quasi tutto il viaggio, poi le immagini si spensero e la stessa ragazza che li aveva fatti salire a bordo cominciò a camminare nel corridoio che separava le due file di sedili dell’autobus, come una hostess al momento della vendita in volo dei prodotti del duty free:
“Gessetti? Biglie? Scacchiere per il gioco della dama e degli scacchi?”
Qualche passeggero la fermò per comprare qualcuno degli oggetti che, così a prima vista, sembravano di ottima manifattura cinese.
Andreas guardò la scena in silenzio e alzò le spalle.
Poi l’autobus si fermò e la massa di sestesi e milanesi scese, per essere accolta da due ragazze:
“Ci scusiamo, ma la guida è qualche minuto in ritardo: nel frattempo, per ingannare l’attesa, organizziamo un gioco! Allora…”
Andreas e Fumagalli si guardarono istintivamente le spalle in cerca di una via di fuga, ma l’autobus era già ripartito.
“Hai capito, vero?” bisbigliò Fumagalli ad Andreas.
“Non ne sono del tutto sicuro.”
“Odoacre vuole-”
“Sh!” intimò loro qualcuno nella piccola folla ivi radunata.
“Lo conosciamo, questo gioco,” disse Fumagalli con la sua vocina un po’ stizzita, “ma adesso ci spostiamo, così da non disturbare.”
I due mossero così qualche passo per farsi da parte:
“Dicevi?”
“Dicevo,” riprese Fumagalli, “Odoacre vuole che la gente giochi.”
“Dici?” disse Andreas, passando dall’imperfetto della seconda persona singolare del verbo dire, al presente.
“Sì, e non ti nego che questa cosa mi inquieta moltissimo. Ti ricordi che una volta Odoacre aveva accennato ai nuovi modelli di decoder, in grado di lanciare messaggi subliminali per invogliare al gioco e, perciò, avere più persone disposte a scommettere? Ora si è inventato anche quest’altro metodo per i clienti dotati di modelli di decoder più vecchi.”
Andreas annuì:
“Cioè… invece di far loro il lavaggio del cervello, dà loro il sapone affinché se lo facciano da sé?”
“Devo ammettere che quel gatto è un genio. E anche che la tua metafora mi piace.”
“Parlerò così perché, forse, la Robi sta leggendo molto.”
I due smisero di parlare: Lalore li aveva raggiunti.
“Sembra che la guida non possa venire,” disse sconsolata.
“E gli altri?” chiese Andreas, non riscontrando nessun segno di disappunto nella folla qualche metro più in là.
“Si stanno organizzando per giocare. Prendiamo il primo Bussycat che torna a Milano?”
“Vi va di camminare un po’?” chiese invece Andreas, poi disse, “allora ho un’idea migliore.”
Passeggiarono per un quarto d’ora e arrivarono alla fermata della metro, poi si fermarono a Turati per una passeggiata al parco Indro Montanelli.
“Che bell’idea,” disse Lalore al cancello di ingresso, “con questo bel tempo è proprio bello camminare al parco: il verde, la calma…”
Ma non fu così: a causa della Milano Marathon del giorno dopo, le zone non verdi del parco erano occupate da transenne e stand in allestimento.
Restarono in piedi, interdetti.
“Cavolo,” disse Andreas, “e pensate che la settimana prossima ci saranno Salone e Fuorisalone.”
Fumagalli urlò.

 

  1. Una vacanza non estiva, ma primaverile: i viaggi in offerta per te, gentile giocatore, verranno erogati nell’unica e sola data di sabato 6 aprile.
  2. Per i non-milanesi: la metro di Milano ferma anche a San Donato.