Il ritorno del decoder

Bowdlerized – Prompt:

Scrivi una situazione che riguarda un tentativo di spiegare gentilmente qualcosa di illegale/scandaloso a qualcuno che invece lo reputa disturbante/problematico.

In quei giorni, Andreas era pervaso da una spessa coltre di diniego. Certo, Lalore si era portata via lo spazzolino, le creme e perfino la spugnetta rinvigorente dalla doccia però, pensava lui, lei si sarebbe presto stancata di stare lontana da quella che era stata la sua casa per anni, e sarebbe tornata. A quel punto, avrebbero ripreso la loro consueta routine. Si trattava solo di aspettare, insomma.
“Te lo auguro,” gli disse Fumagalli un paio di giorni dopo la scomparsa di Lalore, “però in quel caso dovresti almeno far sì che non ritorni per andare immediatamente di nuovo via quando vedrà questo disastro.”
Infatti, se quei giorni non erano stati devastanti per Andreas, lo erano stati per l’appartamento: il letto non veniva più rifatto, le finestre mai aperte per i cambi d’aria, i piatti si accumulavano lentamente nel lavandino, le briciole sul pavimento non venivano più spazzate, e i pasti erano sempre o panini, o dei cibi già pronti, o pietanze unte provenienti da qualche take-away.
Andreas sbuffò a quell’osservazione, però ammise a sé stesso che Fumagalli aveva ragione, e cominciò a prendersi più cura della casa, anche se la sua alimentazione rimaneva povera di vitamine e fibre.
Una sera, non potendo proseguire con Il trono di spade, perché altrimenti Lalore avrebbe avuto da ridire, quando sarebbe poi tornata, Andreas decise di sistemare il decoder, riordinandone i canali:
“Secondo te, un raggruppamento per aree tematiche potrebbe andare bene?” chiese a Fumagalli mentre aveva il pollice indeciso sul tasto da schiacciare sul telecomando.
“Hmm,” rispose l’altro senza alzare la testa dagli ennesimi fogli che la signora Piacentini gli aveva chiesto di esaminare. Infatti, anche se i rapporti tra Andreas e Lalore erano congelati, lui e Camilla continuavano a scriversi, sempre per questioni letterarie.
“Ottimo. Ma a quel punto, i canali Rai e Mediaset in che categoria li metto?”
“Non saprei…”
“Mi sembra un nome ragionevole per una categoria: adesso la creo.”
Armeggiò con il telecomando per qualche minuto, fino a che urlò:
“Che cazzo!”
Fumagalli urlò a sua volta, spaventato:
“Che cosa succede?”
“Non ne ho la più pallida idea: stavo sistemando i canali e…”
Indicò lo schermo: a parte i nomi dei canali, che erano rimasti invariati, tutto il resto era ora scritto in ideogrammi orientali, ovviamente completamente incomprensibili.
“E adesso? Che cosa schiaccio?”
“Prova a spegnerlo e riaccenderlo.”
Andreas fece la prova suggeritagli da Fumagalli: al riavvio, si presentò la schermata di installazione del decoder, con le nuove scritte incomprensibili.
“Vorrei che ci fosse Lalore, in questo momento…” disse Andreas.
Fumagalli volle istintivamente commentare quella frase, perché gli suonava egoista. Poi vide l’espressione sul volto di Andreas: sembrava un bambino perso, e gli fece pena. Così, invece, gli disse:
“Proviamo a cercare e contattare l’assistenza clienti. Qualcuno ci aiuterà.”
“E se non si può? E come spieghiamo questi geroglifici?”
“Il decoder è ancora in garanzia, perciò non preoccuparti: al più lo mandiamo indietro.”
Su internet sembrava che non ci fosse un numero di telefono per parlare con qualcuno dell’assistenza clienti della Asir sat, ma solo una chat aperta 24/7 per segnalare i problemi.
Appena aperta la pagina, apparve un riquadro, dove qualcuno che si identificava come un operatore salutò con un cordiale ‘ciao’.
“Scrivi tu,” disse Andreas a Fumagalli, “sei più veloce di me.”
Fumagalli becchettava sulla tastiera, e ogni tanto sollevava la testa per riferire ad Andreas quanto l’operatore gli scriveva:
“Gli ho spiegato il problema ma vuole dei dati aggiuntivi per la richiesta… Nome… Cognome… Data di nascita… Modello…? Non se sei un modello, il modello del decoder! Ah già, non puoi vederlo dal menù… L’operatore dice che puoi vederlo sotto, o sulla scatola. È una sequenza di 5 simboli… Versione…? Una sequenza di 9 numeri… Adesso dice che gli serve una foto della schermata, da mandare a un certo numero.”
Quando anche questa richiesta dell’operatore fu soddisfatta, Fumagalli venne messo in attesa. Dopo un paio di minuti la schermata della chat scomparì e ne apparve una nuova, zeppa di immagini in stile vittoriano di uova colorate e gattini fulvi, e intasata da riquadri pubblicitari. Al centro, una scritta:
Complimenti Andreas, hai scoperto un easter egg nel tuo decoder! Hai totalizzato punti: 50.
E per essere stato il primo a trovare questo easter egg, hai un extra bonus di punti: 100.
Il tuo totale punti è: 150.
Vai alla classifica generale per vedere la tua posizione e continua così: sei un easter egg più vicino al premio finale!
“Che diavolo significa?!” esclamò Andreas, “io voglio capire come far funzionare il decoder! Basta, vado a prendere il guinzaglio.”
Fumagalli non ebbe bisogno di chiedere dove stessero per andare, perché Andreas aveva una specifica espressione quando si trattava di Odoacre, e tutte le volte che si trattava di qualcosa legato alla visione di programmi televisivi, si metteva in azione senza esitare un momento.
Trovarono Odoacre in un bar diverso dal solito: pur se nella stessa zona Nord-Est, era un locale dagli interni molto più fini e più luminoso dei precedenti. Era seduto al banco, su uno sgabello, circondato dal suo solito crocchio di scagnozzi anonimi.
“Mi fa abbastanza piacere vederti,” disse a Fumagalli, “la mia padrona e quel vostro amico non fanno che ricevere gente a casa per far vedere il quadro che hai dipinto. In quelle occasioni, è molto distratta, e bada poco a me.”
Andreas si immaginò Brian, obbligato ad ascoltare in silenzio arzigogolati discorsi artistici tutte le volte che aveva una pausa nella storia di Salinks e piombava nella loro: ne provò pena, poi si ricordò del motivo della sua visita lì.
“Il tuo decoder è impazzito! E i tuoi operatori non mi hanno nemmeno detto come aggiustarlo o come averne uno nuovo, ma solo dato dei punti!”
“Ah, sei entrato nel gioco. Dovresti esserne contento,” disse Odoacre dopo aver sorseggiato del latte con la sua lingua graffiante.
“Ma che gioco è?” chiese Fumagalli.
Odoacre fece segno ai suoi assistenti, che immediatamente si dileguarono. Poi disse:
“Come ho già detto, tu mi sembri un tipo intelligente, perciò voglio condividere con te la mia idea, che penso ammirerai per eleganza, sagacia, e intraprendenza imprenditoriale.”
Fumagalli fece un cenno di assenso con il capo, e Odoacre continuò:
“Tutto è cominciato quando ho visto i bilanci della Galesto, ora Asir sat: ridicoli, rasentavano il fallimento. Ovvio che la prima cosa che ho pensato è stata licenziare, ma come potevo, con i sindacati contro? Perfino l’opinione pubblica mi ostracizzava per un preconcetto basato sul puro specismo! Fossi stato un cane, forse mi avrebbero giudicato meglio, perché si sa che la gente li preferisce. Ma bisogna considerare…”
Odoacre partì per la tangente, raccontando qualcosa sui problemi legati all’essere un felino e non un canide, e Fumagalli disse discretamente ad Andreas:
“Secondo te questo monologo di Odoacre potrebbe essere un modo che ha la Robi per cercare di spezzare la parte informativa che ci sta dando Odoacre con qualche nostro commento piuttosto casuale?”
Andreas alzò le spalle.
“Così,” tornò al punto Odoacre, “se non potevo ridurre i costi, tanto valeva aumentare gli incassi. E oggi i soldi si fanno solo in un modo: marketing. Mi sono messo a capo di quel settore, e ho ideato il gioco della caccia all’easter egg. Come avete visto, l’utente guadagna punti per ogni easter egg che trova nel decoder.”
“È un gioco stupido, non vedo dove sia la genialità,” commentò Andreas.
“Lei,” ordinò Odoacre al barista, “porti delle patatine e una bibita a quest’uomo. E per favore, accenda anche il televisore.”
Il barista obbedì: accese il decoder, chiaramente della Asir sat, ma di una versione diversa, poi il televisore, e infine servì celermente Andreas, che non rifiutò quello snack davanti allo schermo appeso al muro di fronte a lui. Poi Odoacre continuò, rivolto a Fumagalli:
“Finalmente possiamo parlare. Allora, hai capito?”
Fumagalli gridò, poi disse:
“Gli utenti… Sono le tue cavie! Tu non fai controllare i decoder in ditta, ma lo fai fare agli utenti! Non sono easter egg, ma degli errori nel comportamento dell’apparecchio!”
“Sapevo che eri un tipo intelligente. Si chiamano bug, comunque.”
“Ma… Ma è assurdo! E se invece tu fossi capitato a capo di una ditta farmaceutica, avresti sperimentato i farmaci su dei pazienti indicendo una lotteria mortale?”
Odoacre si grattò la testa con la zampa posteriore, pensieroso:
“Non è facile rispondere, perché avrei avuto bisogno di buoni avvocati, assolutamente necessari in circostanze del genere, il che rappresenta un forte costo. Poi c’è da considerare che un cliente morto non ha un grande potere di acquisto…”
“Non voglio nemmeno immaginare!”
“Ma sì, perché parlarne. Qui, invece, il meccanismo è semplice: l’utente segnala il difetto, e i miei ingegneri aggiustano.”
Speranzoso, Fumagalli disse:
“Va be’, quindi è solo una fase: alla fine otterrai un decoder perfettamente funzionante.”
“Sì e no: sì, lo sarà, ma non sarà in vendita. Non come Asir sat, almeno: ho stimato che è molto più redditizio vendere il prodotto corretto a una ditta tedesca, e mantenere il concorso della caccia all’easter egg per tutte le prossime versioni di decoder.”
Fumagalli urlò ancora, mentre Andreas, sorseggiando la bibita, stava guardando le immagini di un film sullo schermo televisivo.
“Ma sì,” spiegò Odoacre, “la caccia all’easter egg ci sta fruttando molta pubblicità: sia a livello di passaparola, per la soddisfazione dei clienti, che di inserzioni sul sito. Siamo già in netta crescita.”
“Tu stai sfruttando i tuoi clienti!”
“Ma loro non lo sanno. Come non sanno dei messaggi subliminali che ho fatto programmare nei nuovi modelli di decoder: immagini di tris, forbici carta sasso, rimpiattino, scacchi, perfino delle vecchie biglie… Non ti senti bene? Lei,” disse al barista, “porti un bicchiere d’acqua al mio colorato conoscente.”
“Ma, solo per sapere,” disse Andreas, dopo aver ingurgitato l’ultima patatina, “se ne trovo tanti, di questi easter egg, che cosa vinco?”
Fumagalli urlò.