Una possibile Stan… gata

Oh, Heck – Prompt:

Satana ha dato l’incarico al suo incompetente fratello minore, Stan, di aprire una nuova versione dell’inferno chiamata Heck1, per peccatori minori. Come si finisce in questo posto e che pene sono previste?

Odoacre era un gatto di successo: la sua padrona lo adorava, la sua ditta aveva un fatturato che suscitava l’invidia degli altri imprenditori milanesi e, come se ciò non fosse già abbastanza per un Felis catus, era uno scommettitore rispettato in tutta la zona Nord-Est di Milano. Si sentiva invincibile, e camminava per le strade con la sinuosità e sicurezza tipiche di chi gode di una alta autostima.
Fu così che, quando vide il paraurti di una Opel Corsa approcciarsi a gran velocità proprio sopra di lui, si bloccò, perché trovava impossibile che un gatto come lui potesse finire così, schiacciato da un veicolo di un’autoscuola.
“Sprecare un vita in modo tanto stupido,” riuscì a dire prima dell’impatto mortale.
Poi, il nulla, come sempre.
Odoacre aveva già consumato un paio delle sette vite a sua disposizione, quindi conosceva già la procedura per avere la nuova vita: doveva semplicemente aspettare in un limbo nero per qualcosa che percepiva come 10 minuti, poi sarebbe di nuovo tornato alla vita, riprendendola esattamente da dove l’aveva lasciata.
Solo che questa volta il nulla durò un secondo o due e, infine, si ritrovò in un luogo mai visto prima.
Era finito infatti in capannone enorme, che odorava di cemento e mobili nuovi.
Odoacre mosse alcuni passi, curioso, poi sentì qualcuno dire:
“Bel gattino, che cosa ci fai qui?”
Si voltò e vide un’altra bizzarria mai vista prima: una creatura che rassomigliava sì a un essere umano (infatti, era anche vestita con un completo a giacca e reggeva in mano una cartellina di cartone), ma che era però molto più grande, dalla pelle rossa, gli occhi gialli e due vistose corna arricciate.
“Sono appena morto per un piccolo incidente,” rispose Odoacre, “dovrei essere nel limbo.”
La creatura lo guardò dubbioso:
“Questo posto era in origine il limbo per i felini, ma da un paio di mesi non lo è più. Però, strano: dopo un po’ di rodaggio abbiamo con successo dirottato il traffico dei felini verso la nuova locazione del limbo. Non mi spiego come mai tu sia qui. Qualcosa deve essere andato storto… Aspetta.”
Schioccò le dita e un ometto rosso, vestito anche lui con la giacca, apparve lì, da una nuvola di fumo che saliva dal pavimento.
“Signor Stan, che cosa posso fare per lei?” disse l’ometto.
“Questo gattino è stato dirottato qui da noi, invece che nel limbo. Come è potuto succedere? Credevo che imprevisti del genere non avvenissero più da almeno un mese.”
L’ometto guardò Odoacre con sufficienza, poi disse:
“L’unica cosa diversa dal solito, è che proprio stamattina abbiamo reso attive le regole di ammissione alla nostra struttura,” e mosse la mano in aria a indicare il posto in cui erano, “ma con l’accortezza di non renderle attive per gli esseri umani fino alla fine dei lavori. Perciò è come se…”
“Se…?” lo incoraggiò colui che sembrava chiamarsi Stan.
“Come se questo gatto abbia i requisiti per stare qui.”
I due guardarono Odoacre il quale, non capendo esattamente la questione, soffiò.
“Secondo te lo possiamo tenere? Non ho mai avuto un gattino. Che ne dici?” chiese Stan all’ometto, con tono non intenzionalmente infantile.
“Signore, con tutto il rispetto, non credo sia possibile: c’è un ordine delle cose. Il gatto deve completare il suo ciclo di vite e, comunque, questo è un posto per umani. Ad ogni modo, con il suo permesso, vado a fare un check con i colleghi per fare in modo di mandare questa creatura nel limbo per felini al più presto.”
Poi si inchinò e sparì in una nuvoletta di fumo, che si dissolse rapidamente.
Odoacre, curioso, disse:
“Ma che diavolo…?”
“Stan, bel gattino.”
“Odoacre, prego, ma non capisco. Tra l’altro, che risposta è Stan?”
“Hai chiesto che diavolo, e io ti ho risposto che sono Stan.”
Almeno ciò spiegava l’aspetto della creatura, pensò Odoacre. Poi si avvicinò a Stan e chiese:
“Vuoi dire che ce ne sono altri, di diavoli?”
“Uno solo: mio fratello maggiore, che sicuramente conoscerai, almeno per fama.”
Odoacre mosse la coda nervosamente. Non gli piacevano le persone (o anche i diavoli) che non erano chiare.
“Satana.”
La coda di Odoacre prese a muoversi più lentamente, intrigato dalla rivelazione.
“E questo posto? A occhio e croce sembra estendersi per varie centinaia di metri quadri, ma potrei sbagliarmi, perché non ne vedo la fine da nessun lato.”
“È il mio personale progetto aziendale. Finora ho sempre lavorato con mio fratello, ma ho voluto mettermi in proprio, e Satana mi ha dato il territorio del limbo per felini.”
Ciò spiegava invece l’abbigliamento da imprenditore della creatura, pensò Odoacre, e disse:
“Ma ancora non sei in produzione. Manca tutto qui.”
Stan si lisciò le corna:
“Non sai che delirio è la burocrazia. I permessi, le autorizzazioni, perfino il nome.”
“Il nome?”
“Avrei voluto chiamare questo posto Stan-sted, ma pare che a Londra ci sia un aeroporto con quel nome e ciò avrebbe potuto creare problemi di dirottamento, un po’ come successo a te.”
“Continuo a non capire questa parte del dirottamento. Che cosa c’entra con l’azienda che stai mettendo su?” chiese Odoacre riprendendo a muovere la coda con veemenza.
Stan alzò le braccia e le aprì:
“Questo posto in cui ora ti trovi è una variazione dell’inferno. È un posto per persone che hanno commesso peccati minori. Cominceremo ad accoglierle appena sarà tutto pronto.”
“Questo rende la cosa più interessante. Che tipo di peccatori accoglierete qui?”
“Vari tipi: chi posta troppi selfie sui social, o chi nei bagni pubblici consuma troppa carta per asciugarsi le mani, o chi in metro si piazza davanti alle porte del vagone e non fa uscire le persone…”
“Cose veramente piccole.”
“Sì, ma non sai quanto è grande la fetta dei potenziali peccatori. Pensa che arriverà qui anche chi non raccoglie le deiezioni del proprio cane.”
Odoacre rabbrividì alla parola cane, ma si sentì anche lievemente offeso per essere stato accidentalmente dirottato in un posto fatto per peccati tutto sommato ridicoli.
“E che pena sconteranno questi sfigati?” chiese.
“Lavoreranno per me.”
“Giusto, sei un imprenditore: che cosa produrrete?”
“Coperchi, perché è un settore che mio fratello non copre.”
“È una buona idea di business: i coperchi servono sempre. Non mi hai però ancora detto il nome che poi hai scelto per la tua ditta.”
“Si chiama Inferro. Un po’ perché l’acciaio è veramente fatto di ferro, ma soprattutto perché il capannone è rivestito di ossido di ferro, che scherma le onde elettromagnetiche.”
Odoacre attese con impazienza che Stan spiegasse che cosa implicasse quell’accorgimento.
“Non prende nulla qui dentro: coloro che arriveranno qua, lavoreranno per me, e non potremmo nemmeno vedere le storie e i post di coloro rimasti vivi.”
“Interessante, idea molto interessante,” disse Odoacre camminando nel vasto ambiente, “ma… hai mai pensato a un socio?”
“Un socio? No. Dopo una vita sotto la direzione di Satana, voglio fare qualcosa da solo. Mi sono fatto in quattro per questo progetto, e lo considero come la mia personale creatura.”
“Indubbiamente, ma un valido socio, o collaboratore, se ti piace di più, potrebbe aiutarti a migliore Inferro. Tuo fratello potrebbe perfino arrivare a pentirsi di averti lasciato andare via.”
Stan sorrise, come se stesse già effettivamente vedendo la faccia sbalordita del fratello.
“Non lo so…” disse, poi strizzò gli occhi e schioccò le dita. Fu così che, da una nuvoletta di fumo, apparve di nuovo l’ometto rosso.
“Novità?” gli chiese Stan.
“Abbiamo parlato con i responsabili della gestione del limbo per felini: tutto a posto. Il gatto ritornerà sulla terra nei soliti tempi, quindi tra qualche minuto.”
“Grandi: ne sapete sempre una più di me.”
“Al suo servizio, signor Stan,” disse l’ometto poi, prima di sparire nel fumo, rivolse un piccolo inchino a Odoacre.
Stan disse:
“Non mi capita spesso di vedere gatti da queste parti: ti posso accarezzare?”
Odoacre non rispose, ma si strusciò sulla gamba di Stan, questi, contento, si inginocchiò e lo carezzò sul dorso.
“Sei sicuro di non volere un partner?” chiese Odoacre tra le fusa, “io andrò via tra poco, ma dopo del mio ciclo di vite potremmo riparlarne. Tra l’altro, oltre che un bravo imprenditore, spelacchio poco e, se qualcuno mi piace, mi lascio accarezzare.”
“Non so, ci dovrei pensare, ma credo proprio di riuscire a farcela da solo con Inferro.”
Odoacre guardò l’ambiente vuoto ed enorme, e pensò alle migliaia e migliaia di persone che avrebbero scontato lì le proprie pene:
“Scommettiamo?”

  1. Gioco di parole non traducibile in italiano. Heck verrà rinominato a piacere nella storia.