Est-orso-re di abbracci (ma non di baci)

Masquerade – Prompt:

Scrivi una storia in cui c’è qualcuno che indossa un costume.

Era il primo venerdì di ottobre, altro venerdì di sciopero1.
Reduci della precedente esperienza, Andreas, Lalore e Fumagalli avevano deciso di restarsene tranquilli a casa, allietati dalla compagnia di Dino, incaricato come sempre a scegliere come allietare la serata.
Per l’occasione, così infiammata dal fermento dei lavoratori in protesta e i passeggeri appiedati nel weekend nascente, Dino aveva proposto un film appartenente al genere ‘rapina e sfida al sistema’. Gli sarebbe in realtà piaciuto motivare ulteriormente la ragione dietro quella scelta, dicendo che sperava che i passeggeri col disagio e il personale viaggiante capissero di essere dalla stessa parte contro qualcosa di più grande di loro, ma sapeva che sarebbe stato difficile e, così, aveva lasciato perdere le spiegazioni al suo piccolo pubblico.
I tre spettatori stavano godendosi il film quando avvenne il prevedibile: l’interruzione pubblicitaria. Colsero l’occasione per commentare il piano ideato dai protagonisti del film, quando poi Lalore, richiamata da qualcosa sullo schermo, cambiò espressione:
“Questa è nuova.”
Si stava riferendo a uno spot pubblicitario che, effettivamente, non era stato mai fatto girare prima d’ora in televisione.
C’erano le immagini di una città, dove la gente camminava di fretta.
“Ma è corso Buenos Aires!” esclamò Fumagalli.
Poi la camera prese a inquadrare qualcosa di marrone: era un orso o, più correttamente, qualcuno vestito da orso, di quelli che a volte si trovavano in strada e che distribuivano abbracci.
L’orso si avvicinava alla gente, a braccia aperte, ma nessuno si fermava.
“Che footage triste, fa quasi pena,” disse Lalore.
Poi lo speaker iniziò a parlare:
“In un mondo senza affetti reali, dove…”
“Ma non vi sembra che la faccia dell’orso sia strana?” disse Andreas, “guardate…”
Nessuno rispose e si sentì solo la voce dello speaker continuare a creare una certa tensione narrativa.
“Ci sono!” esclamò Andreas alzandosi dal divano, “non è un orso, è un gatto travestito da orso.”
“È troppo grande per essere un gatto,” constatò Fumagalli, “forse vuoi dire che è una tigre bipede vestita da orso?”
“Sei sempre il solito precisino. Perché mai una tigre dovrebbe travestirsi da orso? Voglio dire che una persona travestita da gatto, a sua volta travestito da orso. Tipo ciondolo del telefono, come si usava anni fa.”
Fumagalli urlò.
“Che?” chiese infine.
“Non prendertela,” disse Lalore, “non puoi conoscerli perché non c’eri in quegli anni.”
“Decisamente, non c’eri: parliamo di molto prima del 2018,” precisò Andreas.
“Non è per quello,” spiegò Fumagalli, “è che pensavo che… è un gatto…”
Andreas non rispose e si sentì ancora la voce dello speaker:
“…Ma proprio ora che la stagione più bisognosa di coccole sta per cominciare, sono tornati!”
Le immagini mostrarono un boomerang, nero con delle macchioline rosse, roteare ad alta velocità e cadere su un qualcosa che sembrava un tappeto marrone, peloso come un collo di pelliccia2.
“Ah!” esclamò Lalore, l’unica che fino a quel momento non lo aveva fatto, “sono i Bracci!”
Era vero: i piccoli boomerang erano i cioccolatini a ridotto contenuto di zuccheri entrati in commercio quell’anno, poco prima di San Valentino.
Nello spot, il numero di Bracci che roteava aumentò, cadendo come una pioggia su quello che non era un tappeto, ma il pelame sintetico dell’inerme orsetto-gatto, che discretamente e goffamente cercava di ripararsi dal bombardamento di cioccolatini.
“Una pioggia di Bracci per tanti abbracci. E da oggi, anche al cioccolato bianco e al caffè!” concluse lo speaker.
“Povero diavolo, quello con il costume. Non ci metterà la faccia, ma di sicuro la sua dignità si sarà bruciata, dopo una simile esperienza,” constatò Fumagalli.
“Sì, sicuramente un’altra vittima di quella bestia,” disse Andreas.
“Be’,” aggiunse Lalore, “il mondo del commercio è decisamente aggressivo. Ma più che bestia, lo definirei una macchina complessa e fredda, guidata da un marketing che non guarda in faccia a niente e nessuno pur di fare soldi.”
Dopo un paio di spot, una voce familiare venne fuori dagli altoparlanti del televisore:
“E da oggi,” riprese lo speaker, sull’immagine di un Braccio che roteava come un boomerang, dalla stagnola nera e i cuoricini verdi, “anche vegani!”
“Vegani!” esclamò (di nuovo) Lalore, “dobbiamo comprarli. E poi sono anche i primi cioccolatini rientrati in commercio dopo la pausa estiva.”
Fumagalli urlò.
“Saranno banalmente al cioccolato fondente,” disse Andreas, “chissà poi di che qualità.”
“Ma Andri,” disse Lalore alzandosi per dirigersi a uno scaffale dove era poggiato il portatile, “dobbiamo premiare la volontà delle aziende di dedicare dei prodotti ai vegani.”
“Che cosa stai facendo?” le chiese quando la vide aprire lo schermo del computer.
“Voglio andare sul sito dei Bracci per comprarne una confezione.”
Fumagalli urlò.
“Magari dopo,” disse Andreas, “adesso vediamo come va a finire la rapina. Il film è già ricominciato.”
“Ma lo guardo, tranquillo,” disse Lalore, refrattaria al tentativo di persuasione attuato dal compagno.
Dopo qualche secondo Fumagalli urlò.
“Che c’è?” chiese Andreas, spaventato.
“Non hai visto? Il divorziato è una talpa!”
“Un altro animale travestito?”
Fumagalli urlò.
“Il divorziato che sta nella banda. Scusa, ma non stai seguendo?”
Andreas non rispose: stava sì seguendo, ma non il film, bensì, abbastanza preoccupato, i click di Lalore che, come mollichine di pane, la stavano conducendo al sito dei Bracci.
“Hanno cambiato la grafica,” disse questa guardando una schermata bianca dove c’era un piccolo Braccio che roteava durante il caricamento della pagina.
“Proprio un giramento di-”
“Andri!” esclamò ancora Lalore, ma con aria giocosamente offesa.
La pagina si popolò delle immagini dei cioccolatini, nel comune e scontato stile usato sui siti promozionali dei prodotti culinari e su quelli dei food blogger3: primi piani, riflessi, atmosfere patinate vagamente retrò, filtri a tutto spiano.
Lalore andò sulla pagina dei prodotti, dove scelse la sezione dei Bracci vegani.
“Ah,” constatò, “se ricordo bene il prezzo dei classici, credo che questi vegani costino un po’ di più. Quanti ne prendiamo?”
“Dieci?”
“Ma no Andri, non ti ricordi? I Bracci vanno a multipli di quattro, perché si vendono ad abbracci.”
“Allora otto.”
Lalore andò su una confezione da cinque abbracci, e lì accadde qualcosa.
Una scadente animazione di un gatto ricoperto dalla pelliccia di un orso lanciò un piccolo Braccio tutto nero, generando l’apparizione di un banner.
Lalore e Andreas lo lessero ma la prima fu più veloce e subito commentò:
“Siamo stati sorteggiati per uno sconto su due confezioni da cinque abbracci!”
Andreas non reagì: sapeva che ci sarebbe stato qualcosa legato a un gioco sul sito, ma a lasciarlo interdetto fu la matematica dell’offerta. Gli sembrava che il costo delle due confezioni fosse semplicemente la somma di due singole. Ma non poté dire nulla: Lalore aveva già accettato l’offerta e stava inserendo i dati per il pagamento.
“Guarda Andri, abbiamo guadagnato 100 punti per la raccolta Abbracciami ma di Bracci saziami! Devo vedere i premi in palio, dopo.”
Andreas si rassegnò e chiuse gli occhi quando Lalore barrò la casella per l’autorizzazione a ricevere offerte speciali e giochi promozionali.
Parlò soltanto quando iniziò un’altra interruzione pubblicitaria:
“Dino, per favore, cambia canale.”
“Aspetta!” intervenne Lalore, “questa è nuova…”
Una musica idilliaca accompagnava le immagini rilassanti di una verde campagna in collina.
“Guarda quanta terra coltivata a uva,” disse Fumagalli.
“Davvero? È una vigna?” chiese Lalore.
“Sì, quello è un sistema a tendone.”
“Ma…” disse Andreas, “secondo voi quanta vigna è, quella?”
“Non so, poco meno di tre ettari, credo,” azzardò Fumagalli.
“Tipo… quanti acri?”
Fumagalli ci pensò, poi disse:
“Set…” si interruppe e urlò.
“Che c’è? Ti stupisce che siano sette acri? Non me ne intendo: è tanto o poco?” chiese Lalore.
“Decisamente troppo per una serata,” concluse Andreas.

  1. Spoiler: era anche il primo venerdì di sciopero del mese, visto che ce ne sarebbe stato un altro il 25 ottobre.
  2. Sintetica, ovvio.
  3. Reali e improvvisati.