Tre spicchi d’aglio e una cipolla (bionda o rossa)

Write What You Know – Prompt:

Pensa a qualcosa di familiare nella tua vita e inseriscilo in una storia.

Nel 2019 molti sindacati nel settore dei trasporti avevano indetto degli scioperi che, quasi sempre, capitavano di venerdì. Ogni volta il sito dell’ATM preannunciava possibili disagi ai viaggiatori a causa delle suddette agitazioni del personale. Ogni volta, i milanesi pronti al weekend venivano gettati nel caos per la mancanza di metro.
Anche per quel venerdì era stato proclamato uno sciopero. Andreas, sicuro che non tutto il personale viaggiante avrebbe aderito, decise non solo di seguire il proprio normale orario di lavoro, che sforava nella fascia non protetta, ma anche di mantenere la serata con Manuel.
“Sei sicuro Andri? Guarda che io non ci impiego nulla a rimandare,” gli aveva detto Lalore quella mattina, riferendosi alla propria serata in parallelo alla sua: aveva invitato la bionda per cena.
Andreas non aveva ceduto e, sicuro di sé, era andato al lavoro.
Andò a finire che alle 18:30, quando Lalore era in cucina insieme a Fumagalli, che ancora non si era preparato alla sua serata tra uomini (o, meglio, con uomini), e la bionda, il telefono squillò.
“Oh Andri… Vengo a prenderti… Ah, bene… Quindi passi di qui?… A dopo.”
Fumagalli, seduto sul suo divano, le chiese che cosa fosse successo.
“Lo sciopero, ma ha contattato Manuel per farsi venire a prendere. Poi passano di qui, così Andri si cambia, e andate tutti insieme.”
Fumagalli rifletté sull’inutilità del cambio di abiti di Andreas: i posti che frequentavano quando c’era Manuel impregnavano sempre gli abiti di odore di fritto, al punto da rendere necessario un immediato lavaggio.
“Scusa,” disse Lalore mentre riprendeva ad affettare a cubetti due piccole melanzane, “dicevamo?”
“Mi stavi raccontando della tua vacanza a Saint Denis.”
“Giusto. Siamo stati lì una settimana, dove c’era un raduno di gente appassionata di serie TV.”
La bionda la guardò corrucciata:
“Sembra più un evento da grande città, che da paese di montagna.”
“È quello che ho pensato anche io. E, tra l’altro, una manifestazione pure poco pubblicizzata. Ma, detto fra noi, non era ben organizzata. Proiettavano solo episodi di documentari su serial killer, e a tutti gli incontri parlavano di polizia, di armi, di biologia, atti processuali, genetica forense…”
“Forse erano appassionati di serie poliziesche,” concluse la bionda.
Lalore rovesciò i cubetti di melanzana in una padella, dove aveva messo a scaldare dell’olio d’oliva, e alzò le spalle.
Poi prese a togliere la pellicina da tre spicchi d’aglio e a una piccola cipolla:
“E tu, invece?”
“Io sono stata a Lione e poi a Parigi, dai tuoi amici Pierre e Armand. Due persone fantastiche, una coppia speciale.”
“Vero, sono adorabili.”
“E lì…”
Fumagalli si mosse sul divano, sporgendosi in modo da sentire meglio: sapeva che quando le donne usano il tono che aveva appena sentito nella voce della bionda, hanno da fare delle confidenze interessanti.
“Una sera,” riprese la bionda, “hanno invitato a casa un loro amico belga. Un tipo affascinante e prestante, come non mi capitava da tanto di incontrarne.”
Fumagalli la guardò: aveva pronunciato quelle parole senza essersi rabbuiata. Evidentemente, pensò, il trauma per la dipartita di Brian doveva essere storia passata.
“Abbiamo parlato, e ci siamo anche visti il giorno dopo, quando lui mi ha accompagnata all’Orsay. E poi abbiamo cenato insieme, e lui mi ha chiesto di vederci ancora. Così l’indomani ci siamo incontrati, abbiamo passeggiato per Montmartre e…”
Fumagalli si sporse ancora di più.
“Ci siamo messi insieme.”
“È una storia bellissima,” disse Lalore con la voce rotta dal pianto mentre rimestava i cubetti di melanzana che stavano saltando in padella.
“Ma quindi,” si intromise Fumagalli, “tu sei qui a Milano e lui in Belgio?”
“In realtà lavora spesso in Francia, però sì, siamo in una relazione a distanza. Ma per ora va bene: in questo ultimo anno mi sono abituata ad avere i miei spazi. Però abbiamo già deciso che, tra qualche settimana, verrà lui a trovarmi. Magari con Pierre e Armand.”
“Sarebbe bello se venissero anche loro,” commentò Lalore tirando su con il naso, “comunque, sono davvero contenta per te. Per voi.”
Si strofinò gli occhi con il braccio, osservò il tagliere, come se il metterlo a fuoco fosse estremamente difficile, e continuò a tagliare finemente la cipolla.
Rimasero in silenzio fino a che Fumagalli disse:
“E Od… Pallino? Lo hai portato in Francia con te?”
La bionda mescolò le melanzane di sua iniziativa:
“Purtroppo no, l’ho lasciato in una pensione. Mi è spiaciuto abbandonarlo, immaginarmelo lì tutto solo, ma non avevo scelta.”
“Be’,” riprese Fumagalli, “i gatti sono animali molto indipendenti, specialmente… specialmente Pallino. Non credo ne abbia sofferto alcunché.”
“Sarà, però ora cerco di stargli vicina quanto più possibile, cosa del tutto fattibile, visto che sono in una relazione a distanza.”
Se Fumagalli avesse potuto sorridere, lo avrebbe fatto.
“Immagino quanto questo lo faccia felice,” commentò invece.
“Penso di sì. La sera ci mettiamo sul divano a guardare distrattamente Le sorelle McLeod o un film di Rosamunde Pilcher.”
“Che carini che dovete essere,” constatò Lalore dopo aver preso un contenitore di plastica dal frigo.
“Uno spettacolo davvero. Pagherei per vedervi insieme. E penso di parlare anche a nome di Andreas.”
La bionda inarcò le sopracciglia, assumendo un’espressione di sufficienza.
“Potevi portarlo con te, stasera,” disse Lalore togliendo il tappo dal contenitore.
“Ho paura che prenda degli sbalzi, a farlo uscire fuori con il tempo di questi giorni,” poi la bionda indicò il contenitore di plastica, “ceci? Non li prendi in scatola?”
“Consumiamo molti legumi, perciò li compro secchi. Quando mi servono li lascio in ammollo e poi li cuocio. Sembra un lavoraccio, ma non lo è affatto specialmente da quando ho la pentola a pressione.”
Così dicendo, ne aggiunse una parte alle melanzane in cottura, insieme all’aglio e alla cipolla che aveva precedentemente tagliato.
Poi riaprì il frigo e prese un rizoma di zenzero. Ne tagliò via un pezzetto, grande nemmeno come la falangetta di un mignolo, lo sbucciò e prese a tagliarlo con il coltello.
Fu appena lo ebbe aggiunto agli altri ingredienti che la porta di casa si aprì.
Si udirono delle voci maschili e passi veloci che si dirigevano in direzione della camera da letto.
“Prego, vieni,” disse Lalore appena Manuel si fu affacciato nella cucina. Egli le si avvicinò e la salutò baciandola.
“Grazie per esserti preso cura di Andri,” gli disse.
“Nulla. Ciao,” disse rivolgendosi alla bionda.
“Come va?”
Eh,” le rispose, ma non con l’aria di chi fosse rassegnato, bensì con quella di chi semplicemente non avesse nulla di nota da dire, “non mi lamento. Tu?”
“Hmm,” annuì la bionda sorridendo.
“Sembri una strega che prepara una pozione, con tutte queste polverine,” disse Manuel mentre Lalore aggiungeva garam masala, curcuma e curry agli ingredienti in padella.
“Lalore è un portento in cucina,” commentò Fumagalli.
Lalore gli si avvicinò e lo carezzò, poi si voltò verso il frigo e prese del prezzemolo, che tritò grossolanamente.
Tornò ai fornelli, rimestò il contenuto della padella e spense il gas.
“Qui è tutto pronto.”
“Puoi anche cominciare a metterlo nei piatti,” disse Manuel, “sarebbe un peccato se si freddasse. E poi, noi stiamo andando via.”
In effetti, appena Lalore ebbe riempito due piatti fondi con quanto aveva preparato, e cosparso la pietanza con il prezzemolo e del cocco grattugiato, Andreas li raggiunse.
Salutò la bionda, poi si rivolse a Fumagalli:
“Ma… tutto questo tempo, e ancora non ti sei preparato a uscire?”
“Il tempo è volato a sentire le chiacchiere delle ragazze.”
Fece una pausa, scrollò le penne per due secondi e riprese:
“Scusate il ritardo: andiamo. E a voi ragazze, buon appetito.”