Eh, che serata

If You Look back Far Enough, You Can See – Prompt:

Completa la frase “se guardi indietro abbastanza, puoi vedere…” e includila in una storia.

“Ma secondo te, di che cosa ci dovremmo ricordare?” chiese Andreas a Fumagalli, mentre Lalore era in cucina a sistemare le ultime cose.
Fumagalli lasciò cadere la matita che aveva nel becco: in quel periodo stava facendo uno studio approfondito sulla dinamicità dei capelli, specialmente quelli sudati alla radice e crespi alle punte, e quelli mezzi appiccicati al volto.
“Perché ti importa sapere come la Robi userà il prompt? Tanto non abbiamo potere di cambiarlo.”
“Lo so, ma magari con un simile prompt potrei finalmente scoprire di avere un passato: una scuola superiore, un animale domestico dell’infanzia, dei genitori,” sospirò, “non ho nemmeno un cognome. Almeno tu ne hai uno.”
“Solo perché me lo sono scelto io.”
Andreas sospirò ancora, poi prese il telefono per controllare l’ora.
“Arriveranno a breve: mi sa che dobbiamo andare. Vado a dirlo a Lalore.”
“Ti aspetto alla porta.”
In cucina, Lalore aveva sfoderato tutti i vassoi di ogni materiale e dimensione che aveva in casa e li aveva riempiti di stuzzichini: verdure da intingere in ciotoline, mini sandwich, falafel e patatine. C’erano perfino delle chips di verdure che Lalore aveva preparato al forno, rendendo tropicale il microclima della cucina.
“Ma no, Andri, aspetta almeno che arrivino, così le saluti,” gli disse subito.
Il pronome le era relativo alle amiche di Lalore, presto lì per una serata tra donne diversa dal solito aperitivo. Lalore aveva infatti notato che le uniche opzioni vegane disponibili ai buffet dei locali erano i carboidrati e le olive, rendendole vani i tentativi di passare la prova costume. Per questo, aveva deciso di fare da sé, invitando le ragazze a casa.
“Ma le conosco queste tue amiche?”
“Certo che le conosci,” gli disse mettendogli in bocca un falafel che non stava bene in nessuna posizione nel vassoio.
Andreas non rispose: aveva la bocca piena.
Poi il campanello suonò:
“Eccole!”
Lalore scappò via dalla cucina prima che Andreas ebbe il tempo di deglutire e di chiederle almeno i nomi delle donne, per evitare gaffe.
Quando la raggiunse, mentre roteava la lingua sui denti per rimuovere i residui di falafel, Lalore era già circondata da tre donne.
Una la riconobbe subito, anche se sembrava più magra e aveva i capelli più corti: era sempre bionda. La bionda.
Le altre due non gli dissero nulla. Almeno, non lo fecero nel senso figurato dell’espressione, perché invece lo salutarono come se effettivamente lo conoscessero.
“Non credo abbiate mai avuto modo di incontrare Fumagalli,” disse Lalore alle due quando questi raggiunse il gruppetto alla porta.
Le donne scossero la testa, e Lalore fece le dovute presentazioni.
Poi una delle due, rivolta ad Andreas, disse:
“È da un bel po’ che non ci vediamo, vero?”
“Eh…” rispose Andreas, muovendo una mano per enfatizzare vagamente il tempo intercorso.
“Un anno, almeno,” disse l’altra sconosciuta.
“Dici?”
Andreas cercò di ricordare il proprio vissuto di un anno prima, ma non gli tornò in mente nulla.
“Ma no, di più: forse era a Capodanno, ma non l’ultimo.”
Se guardava indietro abbastanza, Andreas poteva vedere vagamente la festa di Capodanno dell’anno prima. Ne aveva confusi ricordi, un po’ per l’alcool, un po’ perché quella sera era ancora un po’ scombussolato dalla propria venuta al mondo.
“Be’, noi maschietti vi lasciamo alle vostre chiacchiere da gineceo,” disse Fumagalli.
Andreas aprì la porta e, dopo un paio di passi, erano già arrivati: al campanello di Manuel.
Questi li stava aspettando, proprio come Lalore aveva fatto con le sue amiche, ma con un menù totalmente diverso rispetto al suo: hamburger per lui, e patatine fritte per gli ospiti. Tutto rigorosamente unto e da asporto.
“Era da tanto che non passavamo una serata così, vero?” disse Manuel voltandosi verso Andreas, che gli sedeva accanto sul divano.
“Eh…” rispose Andreas, muovendo una mano per enfatizzare il tempo intercorso, mentre con l’altra teneva in mano il sacchetto di patatine.
Fumagalli, a terra, si guardò intorno: la casa di Manuel era diversa dal solito. Più in ordine, più pulita.
“Eh…” commentò Manuel quando Fumagalli espresse quanto aveva notato.
“La Robi deve essere a corto di battute, se stiamo tutti a dire ‘eh’…” bisbigliò Andreas a Fumagalli mentre il loro ospite sembrava perso nei propri pensieri.
“Va be’, però vedi che sta ancora finendo di masticare il boccone?” mormorò l’altro.
“Brianna…” disse infine Manuel.
Andreas e Fumagalli non commentarono, come se volessero lasciare spazio all’amico e non perché, invece, sapevano benissimo sia che Brian era scomparso, ma anche il motivo di quella sparizione.
“Non capisco che cosa stia succedendo. Non riceve i miei messaggi, non riesco nemmeno a chiamarla. Non capisco perché mi abbia bloccato, perché mi sembrava che le cose stessero andando molto bene fra di noi.”
Fumagalli urlò.
“Quanto… bene?” chiese Andreas, tra il curioso e il preoccupato.
Manuel ripeté:
“Molto bene. Ma ora… Sparita, e non me ne capacito.”
“Se le cose stavano andando… ehm… bene,” cominciò a dire Fumagalli, “allora non prenderla sul personale: ci deve essere qualche altra spiegazione a questa sua sparizione.”
“Forse ha perso il telefono e non riesce a rintracciarti,” suggerì Andreas.
“Sarebbe venuta da voi o da me, visto che sa dove abitiamo,” rispose Manuel, poi aggiunse, “è per questo che dico che mi ha bloccato.”
“Non ha contattato nemmeno più noi. Anzi: Andreas, perché non provi a chiamarla?”
Andreas guardò Fumagalli come se avesse detto una cosa stupida, ma obbedì: poggiò la busta di patatine per terra, prese il telefono e fece scorrere il dito in rubrica fino a che arrivò al nome dell’amico.
Manuel, curioso, si sporse ed esclamò:
“L’hai memorizzata come Brian? Ma non era il tipo che stava con l’amica di Lalore, quella bionda?”
“Eh…” cominciò Andreas, poi rimase zitto, con il dito a un centimetro dal bottone per chiamare.
“Ad Andreas piace abbreviare i nomi,” disse Fumagalli, “forza, chiama.”
“Sarà mica che in passato, Brianna, era un uomo?” domandò Manuel.
Fumagalli urlò e non aggiunse altro, perché non gli piaceva mentire. Ma fu invece Manuel a continuare:
“Non siete obbligati a dirmelo: se così fosse, dovrebbe essere lei a confessarmelo e, comunque, non credo ci sia nulla di male. A fine mese vado anche al Milano Pride, per difendere i diritti della comunità LGBT. Dai, chiamala.”
Come Fumagalli aveva previsto, la telefonata messa in vivavoce si risolse in un nulla di fatto.
“Visto?” concluse Fumagalli, “non aveva nessun motivo per bloccare anche Andreas, eppure…”
Manuel sorrise, ma per un solo istante:
“Chissà perché ha tagliato i ponti con tutti… Comunque, tornando al discorso iniziale, ho sistemato la casa così, se dovesse rifarsi viva, posso invitarla qui e parlarle, seriamente. Voi non potete capire: donne come lei sono estremamente rare.”
“Lo capiamo benissimo,” disse Andreas, mentre Fumagalli notava che anche Manuel era cambiato. Sembrava più curato e anche dimagrito, con i lineamenti più sfinati. Lo guardò con simpatia, perché il dolce tormento dell’amore affliggeva anche lui.
Verso le undici i tre sentirono delle risate femminili sul pianerottolo, chiaro segno che la serata delle ragazze era terminata. Così Andreas e Fumagalli decisero di imitare le donne e lasciare l’amico.
Si ritrovarono così tutti sul pianerottolo.
“Noi non ci conosciamo, vero?” disse una delle due amiche di Lalore a Manuel, prima di tendere la mano per presentarsi.
Dopo che anche l’altra donna ebbe detto il suo nome, Manuel incrociò gli occhi della bionda.
“Come va?” le chiese.
“Eh… E a te?”
“Eh…”
Fumagalli trattenne un urlo: le motivazioni dietro i loro ‘eh’ erano del tutto identiche.