Usi e costumi del sedano

Food for Thought – Prompt:

Scrivi una scena che includa del cibo.

Edna entrò nel parcheggio della pensione, grande appena per tre macchine, due se una fosse stata un SUV. La cosa era indicativa del numero di turisti che arrivavano ad Alluvioni Cambiò o, come si chiamava ora, Alluvioni Piovera.
Spense il motore e si godette quel breve momento di calma, con il rombo del motore zittito, nell’abitacolo dalla temperatura di 23 gradi, ovviamente artificiali.
Prese il telefono e ricontrollò i messaggi che aveva ricevuto durante il viaggio: uno dal caporedattore di Cocktail di scampi, due da Berni, sua collega anche lei appena assunta, relegata alle notizie di nutrizione poco più affidabili di quelle che giravano sui social.
Decise di chiamarla:
“Devo fare il check-in alla pensione, poi vado dritta alla sagra,” le disse.
“Quella della patata di Montecretese?”
“No, alla fine Bettin ha scelto quella del sedano, ma è sempre in Piemonte.”
“Buono, così non stai troppi giorni fuori, lontana da Matteo.”
Edna non rispose. Quando reputò che il silenzio fosse stato sufficiente a un cambio di argomento, disse:
“Vuoi che ti porti del sedano?”
“Per carità! Manco dovessi farci un estratto. Fossi riandata alla sagra del pomodorino del piennolo, te ne avrei chiesto un chilo. Ma il sedano…”
Non la ascoltò, persa nei ricordi della sagra del pomodorino del piennolo del mese prima o, meglio, in quelli che le erano rimasti di Tommaso. Le sue labbra, le sue mani e il loro calore. Se lo ricordava ancora addormentato nella sua stanza di albergo a Cercola, e pensò a quanto le era spiaciuto svegliarlo per dirgli che doveva tornare a Milano in giornata. E, ovviamente, quell’immagine di lui sdraiato sul letto le scatenò una successione di fotogrammi relativi a quanto successo dopo, quando cioè, brucianti ancora di desiderio, si erano nuovamente concessi l’uno all’altra. Un amplesso intenso, corroborato dalla fretta e dalla consapevolezza che quella sarebbe stata l’ultima volta, prima di lasciarsi per sempre andare via.
“…non credi?” le chiese conferma Berni.
“In effetti…” si mantenne generica Edna.
“Però magari potrei fare delle ricerche sulle sue proprietà e scriverlo in rubrica. Va be’, ci sentiamo. Divertiti lì.”
“Speriamo,” disse Edna, immaginandosi un letto sfatto e pregno di odori corporei.

Fumagalli fermò la lettura: Andreas gli aveva tirato via la rivista, fino a quel momento poggiata accanto a lui sul divano della cucina.
“Ma che cosa stai leggendo?”
Sfogliò il giornale, poi lo richiuse e guardò la copertina. Era Donna domani.
“Oh, stai leggendo quella por…”
Lalore, intenta a tritare del prezzemolo con la mezzaluna, si fermò e lo guardò.
“Quella por…” riprese Andreas, realizzando che non c’erano molte parole decenti e di uso comune che cominciavano con por, “quella porro storia.”
Fumagalli urlò, mentre Lalore dimostrò la propria incredulità con un:
“Eh?”
“Porro.”
Fumagalli lo guardò:
“Non sono esperto della sessualità umana, e infatti queste letture mi aiutano a capire meglio come voi funzioniate, ma mi risulta che Camilla scriva erotico culinario, non porno culinario.”
Se Andreas avesse potuto urlare, lo avrebbe fatto. Invece avvampò e balbettò:
“Por… cul…” poi, cercò di scacciare l’imbarazzo e riprese, “porro. Porro storia. Una storia con i porri.”
“Ah, no: è una storia che ha a che fare con il sedano,” lo corresse Fumagalli.
“Mi sono confuso, sempre ortaggi sono. Non sentite caldo? Io mi sento bollire,” disse Andreas sventolandosi con Donna domani.
Lalore scosse la testa e Fumagalli, invece, riprese a parlare:
“È una storia molto carina e istruttiva. Non sapevo che si potesse usare il sedano, foglie e gambo, come strumento per iniziare l’incontro amoroso. Un ortaggio completo.”
Un tonfo metallico interruppe il discorso di Fumagalli: Lalore aveva fatto cadere una scodella di acciaio, nel tentativo di prenderla dalla credenza.
“Effettivamente, Andri, sento caldo anche io,” disse appena l’ebbe raccolta da terra.
“Come,” continuò Fumagalli, “che l’alito di bagna càuda sia eccitante. L’aglio è afrodisiaco per l’essere umano?”
“Andri, ti prego, potresti aprire la finestra?”
Fumagalli attese che Andreas compisse la richiesta di Lalore:
“Se mi ridai il giornale, continuo a leggere: è veramente interessante.”
“La leggerò dopo,” disse Lalore, poi indicò la rivista con il mento, “portatelo di là, sul tavolino, mentre io finisco di preparare la cena.”
I due maschi di casa si ritrovarono in salotto.
“Ma secondo te,” iniziò Andreas, “visto che è un POV, è possibile che questa Edna possa prima o poi sbucare nella nostra storia quando si trova in narrazione?”
“Onestamente non credo perché vorrebbe dire che i personaggi creati da altri personaggi potrebbero interagire con i propri autori, se così vogliamo chiamarli.”
“Però, se ci pensi, se un autore incontrasse i propri personaggi, le storie che scrive diventerebbero praticamente delle biografie.”
“Sarebbe un paradosso: i personaggi degli autori reali sarebbero meno reali di quelli creati dagli autori immaginari.”
Andreas sospirò. Disse:
“Comunque, non sapevo leggessi quella rivista.”
“Infatti non la leggo, mentre invece leggo le storie che Camilla scrive per la rubrica. Me le manda sempre in anteprima, per avere un parere. Ho però deciso di comprare questo numero per incrementare le vendite di questo mese, visto che si parla di un amante vegano. Per la causa di Billa e le altre, insomma. Ora che ci penso: sei vegano anche tu.”
Andreas iniziò a smuovere l’aria con la mano.
“Dopo che leggi la storia potresti confermare quanto si dice.”
“Non fa caldo anche qua? Quasi quasi vado a prendere una boccata al balcone.”
“Ma è la mia impressione, o tu e Lalore state evitando di ascoltare la storia che ha scritto Camilla?”
Andreas cercò di parlare, inutilmente.
“È perché sapete già tutto del funzionamento del sedano?”
Andreas alzò le mani, come a discolparsi.
“Va bene, posso capire allora che sia noioso. Dino, tu vorresti sentire la storia che ha scritto la madre di Lalore?”
Dino lampeggiò. Andreas lo accese per permettergli di comunicare con Fumagalli e scappò in direzione del balcone.
Quando rientrò, Dino era sintonizzato su un canale che trasmetteva Pomodori verdi fritti alla fermata del treno.
“Non credo che i pomodorini del piennolo si possano preparare così. Nell’altra storia avevo infatti letto…” diceva Fumagalli.
Andreas sgattaiolò in cucina prima che il pavone, dopo le istruttive letture degli scritti della signora Piacentini, suggerisse altri usi per quell’ortaggio1.
Sulla soglia, vide Lalore staccare gambi da un cespo di sedano.
In silenzio, tornò in salotto. Lì Fumagalli parlava con Dino, che mostrava ora le immagini di Intervista col vampiro:
“Sì, lo so che l’aglio fa spaventare i vampiri, ma sembra che alle donne piaccia tantissimo. Lo dice dopo, ascolta…”
Andreas uscì di nuovo e rientrò dal balcone soltanto quando Lalore lo chiamò per la cena.

  1. Tecnicamente il pomodoro è una bacca.