Noci atroci

Dream Logic – Prompt:

Scrivi una storia che coinvolga un sogno.

Fumagalli era pensieroso. A volte guardava le caselline del calendario appeso in cucina scorrere inesorabilmente verso il 31 dicembre, e sospirava. Sentiva Lalore fare programmi per Natale, guardava gli spot in TV di città innevate ma riscaldate dai buoni sentimenti, le luminarie in città, appese per strada e a decorare le vetrine dei negozi, e sospirava ancora.
La cosa che però più gli dava da pensare era il sogno. Si era infatti convinto che, esattamente come l’anno prima avrebbe avuto un sogno a tema natalizio. Non che si aspettasse da esso grandi rivelazioni, cosciente come era di essere agli sgoccioli della propria esistenza, ma era curioso di vedere che personaggi sarebbero stati presenti.
Passava così le notti sovreccitato, a immaginare i possibili eventi che avrebbe oniricamente vissuto, condannandosi di conseguenza a passarle insonni.
Una sera, dopo una serie di nottate in bianco, Fumagalli si rese conto di essere così stanco da non riuscire a mettere a fuoco il biglietto di Natale che stava confezionando. Per poco non commise una sbavatura con il carboncino che aveva nel becco. Sperò che presto rientrasse Andreas dal lavoro e che subito dopo Lalore gli dicesse che la cena era pronta, così da poter mettersi a letto (in senso figurato) al più presto.
Mentre stancamente colorava le ombreggiature sul lato destro di una mongolfiera, sentì uno strano rumore venire dal pianerottolo.
Si fermò e attese che Andreas entrasse. Il rumore si ripropose: era una specie di fischio.
Lasciò il carboncino che aveva nel becco e chiamò:
“Andreas? Lalore?” ma non ottenne risposta.
Andò alla soglia del salotto, chiamando ancora Lalore e Andreas, ma nulla.
Fece per voltarsi verso la porta dell’appartamento, pensando che forse ciò che sembrava un fischio era un qualche verso di Andreas, rimasto chiuso fuori per aver dimenticato le chiavi, ma trovò qualcosa di inaspettato.
La porta di casa non solo era aperta, ma l’esterno non era nemmeno il pianerottolo, bensì l’interno di un vagone della metro M1, con le panchette rosse tutte vuote.
Urlò e, curioso, si avvicinò all’ingresso del convoglio.
“Ciao!” gli disse una donna vestita con un tubino nero.
Gli ci volle un po’ per riconoscerla, visto che erano mesi che non la vedeva:
“Brianna!”
“Chi?” rispose la donna come inorridita, “non mi riconosci? Sono Linda!”
“Scusa, ti ho preso per… Non ha importanza. Piuttosto: che ci fai qui? La tua storia non si era conclusa?”
“Sì, ma una volta scritti, si vive per sempre. Dai forza, sali: la circolazione della linea M1 è ripresa!”
Fumagalli si avvicinò, senza oltrepassare il dislivello della banchina:
“È un treno che porta al Polo Nord? Magari da Babbo Natale?”
“Ma ti pare! Solo perché siamo sulla metro rossa, non vuol dire che dobbiamo andare da quell’omaccione vestito di rosso, no? E comunque, il Polo Nord è fuori dal nuovo sistema tariffario integrato del bacino di mobilità. Coraggio, vieni!” disse Linda tirando fuori un guinzaglio che gli legò al collo appena fu salito.
Poi ci fu il segnale di chiusura delle porte e il convoglio partì.
“Tieniti agli appositi sostegni,” gli disse Linda.
“E come?” le rispose aprendo un po’ le ali.
“Liberissimo. Io te l’ho detto.”
Passarono una decina di minuti e il convoglio si fermò al Duomo. Non alla fermata, ma proprio davanti a esso, come se il binario scorresse davanti La Rinascente.
“È la nostra,” disse Linda.
Essendo gli unici passeggeri, furono i soli a scendere, lasciando così che il convoglio ripartisse completamente vuoto.
Ormai quasi abituato all’assenza di persone, Fumagalli impiegò qualche istante a rendersi conto che anche Piazza del Duomo era completamente deserta, popolata solo dai piccoli stand del mercatino di Natale, tutti chiusi.
“Vedi?” disse Linda riponendo il guinzaglio in una pochette abbinata al tubino.
“Gli stand?” tentò Fumagalli.
“L’atmosfera di Natale.”
“Più che di Natale, direi che è un’atmosfera un po’ fredda,” rispose mentre guardava le braccia nude di Linda, senza cappotto.
“E sai che cosa si dice del Natale?” continuò lei, ignorando il suo commento, “che non è Natale senza l’irrinunciabile…”
“Panettone!”
“No.”
“Preferisci il pandoro?”
“No. Cioè, sì, lo preferisco, ma no, non intendevo quello.”
“Torrone?”
“No.”
“Allora struffoli.”
“No! L’irrinunciabile frutta secca!”
Improvvisamente e del tutto autonomamente, uno stand si aprì e rivelò al suo interno una marea di sacchi di tela, pieni e panciuti fino a mezzo metro di altezza.
“Frutta secca! Che bella idea, perché in effetti io avrei fame. Quando sei arrivata a prendermi Lalore stava preparando la cena, e mi sa che me la sto saltando. Un aperitivo sarebbe giusto l’ideale,” disse Fumagalli contento.
“Ma quale aperitivo: tu sei lo schiaccianoci!”
Fumagalli urlò per la sorpresa:
“Non mi pare di essere un soldatino.”
“Infatti non devi romperle con mandibola e mascella: le devi rompere con il becco.”
“Perché dovrei?”
“Te l’ho detto: la frutta secca è necessaria al Natale. Non vorrai guastarne l’atmosfera, no?”
Fumagalli si guardò attorno, ma non vide nessuno. Poi guardò i sacchi nel capanello dello stand:
“Come posso farlo io, da solo? E poi con questo freddo…”
“Ti riscalderai lavorando. Al lavoro, becchetta!”
Fumagalli cominciò a girare nello stand e vide sacchi di noci di ogni tipo, anche non strettamente tali dal punto di vista botanico: mandorle, nocciole, le comunemente chiamate noci, le pecan, quelle di macadamia e quelle del Brasile. Infine notò una grossa cassa di legno:
“E qui,” chiese a Linda mentre vi si avvicinava incuriosito, “che cosa c’è?”
“Lì c’è la roba che non va toccata. Infatti c’è anche un cartello che lo dice.”
Effettivamente c’era un cartello con una chiarissima scritta ‘non toccare’.
“Scusa, non lo avevo visto,” si giustificò Fumagalli.
“Non preoccuparti, forse prima non c’era. Ma ora basta: al lavoro. Il Natale non aspetta!”
Fumagalli rovesciò un po’ di mandorle per terra, giudicandone il guscio più morbido rispetto alle altre noci.
Si guardò intorno e vide Linda fuori dallo stand, ad armeggiare con uno smartphone.
Lasciò perdere le mandorle e andò alla cassa di legno. Facendo leva con la testa, si rese conto che il coperchio era solo appoggiato sulla struttura e lo sollevò facilmente.
La cassa conteneva due tipi di noci: di cocco e altre che non aveva mai visto ma che dovevano essere noci pur’esse, anche se sembravano delle bacche grandi quanto una mela.
Incuriosito e anche affamato, ne fece cadere una per terra e la aprì con il becco.
Ne estrasse dal suo interno quattro noci discoidali.
Ne becchettò una e ne assaggiò un pezzetto. Urlò: era amarissima.
Decise di dare una seconda possibilità allo strano tipo di noce e assaporò da un altro dei dischetti. Urlò di nuovo: era amarissimo anche quello.
Magnanimo verso la natura, Fumagalli fece rotolare per terra un altro pomo dalla cassa. Lo aprì, e assaggiò un’altra delle noci a forma di disco che conteneva. Non urlò nemmeno più, ma anche quello era amaro.
“Che stai facendo?” gli chiese Linda, giunta alle sue spalle.
“Le tue noci sono andate a male,” disse risoluto Fumagalli.
“Davvero? Non posso crederci: giusto ieri ho comprato 50 kg di noci vomiche, freschissime, ancora nelle loro bacche e ora mi dici che sono guaste?! Mi hanno truffata!”
Fumagalli urlò:
“Noci vomiche? Intendi dire quelle della stricnina?”
“E delle brucina.”
Fumagalli urlò ancora:
“Le ho assaggiate! Mi sono avvelenato!”
Linda lo carezzò sulla testa:
“Non è niente, Fumagalli. Non ti ricordi che cosa ti ho detto prima, quando ci siamo visti sul pianerottolo?”
Fumagalli non poteva rispondere: aveva sia l’istinto a urlare per quanto accaduto, che quello a tossire, per il sapore amaro che gli era rimasto sulla lingua.
“Fumagalli? Tranquillo, Fumagalli.”
A parlare non era più Linda, bensì Lalore.
Fumagalli mise a fuoco l’ambiente in cui si trovava: era nel salotto di casa, al caldo. Si rese conto di aver solo fatto uno strano sogno, ma si meravigliò di avere ancora un sapore sgradevole in bocca. Gli ci volle qualche istante in più per realizzare che aveva mandato giù un pezzetto di carboncino.
“Tutto ok?” gli chiese Lalore.
“Sì.”
Pensò se aggiungere ‘per ora’, vista la imminente fine del 2019, ma lasciò perdere, perché non aveva senso far rabbuiare Lalore. Poi si ricordò la risposta alla domanda che gli aveva posto Linda prima del suo ritorno alla realtà. Tanto gli bastò a seguire a cuor leggero Lalore in cucina.