Un sogno spiritoso

Not Quite Dickensian – Prompt:

Una notte appare un fantasma, e ti dice di aspettarti la visita di tre spiriti del Natale (passato, presente e futuro). Ma questi spiriti non sono esattamente come quelli di Ebenezer Scrooge…

In quei giorni Fumagalli sembrava del tutto normale. Sembrava.
Nelle sue mattine a casa da solo, disegnava gli ultimi biglietti di auguri che gli avevano commissionato nonché, come regali di Natale, dei ritratti delle persone a lui più care, ma un velo di tristezza sembrava sempre frapporsi tra lui e i suoi lavori, facendolo fermare. Questo velo recitava più o meno così:
“Questi sono i miei ultimi giorni, e non solo io sparirò dalla storia, ma anche Lalore, Andreas, e tutto l’universo narrativo che ha costruito la Robi.”
In quei momenti, avrebbe voluto lasciar perdere tutto, specialmente i ritratti, ma non voleva che, a causa sua, gli altri passassero un Natale sottotono. Però, se fosse dipeso da lui, avrebbe evitato ogni tipo di festeggiamento, perché non c’era assolutamente nulla di cui essere felici.
Anche il sonno di Fumagalli risentiva di quel suo malumore: spesso non riusciva ad addormentarsi e, comunque, era sempre un sonno leggero, poco ristoratore e tormentato da sogni strani dei quali non aveva memoria al risveglio, ma che gli lasciavano sempre un senso di angoscia.
Una notte, però, il sogno di Fumagalli sembrò essere più memorabile del solito.
In esso, stava rientrando a casa dopo aver consegnato dei biglietti d’auguri, solo che questa volta non aveva dovuto chiedere a Billa di aprirgli la porta di casa, perché era già aperta. Entrò cauto e trovò una pavonessa poco oltre l’ingresso. Era di spalle, ma si vedeva benissimo che il suo piumaggio era color cappuccino e che aveva classe. Inconsapevolmente, le penne dorsali di Fumagalli cominciarono a smuoversi.
La pavonessa, richiamata dal rumore, si voltò verso di lui e urlò:
“Fumagalli!”
Anche Fumagalli urlò:
“Nonna? Nonna Coppola?”
“E quante altre nonne conosci?”
“Giusto: la Robi mi ha dato come familiari solo te e Furlan, quindi ho solo te come nonna. Comunque, scusa per poco fa,” disse Fumagalli cercando di fermare i residui movimenti delle penne, “ma è che credo di averti conosciuta sempre da anziana, quindi non ti ho subito riconosciuta. Insomma, avrebbe avuto senso vederti da cadavere mezzo decomposto, visto che sei morta un paio di anni fa, e non da giovane, nel pieno delle forze, come sei ora.”
“Lo prendo come un complimento, e ti do ragione: ero proprio una affascinante pavonessa rampante,” disse Nonna Coppola, pavoneggiandosi.
“Come mai qua a Milano?”
“Sono passata per recapitarti un messaggio: goditi il Natale, perché mi sembra che tu lo stia vivendo con lo spirito sbagliato.”
“Avresti il mio stesso spirito, se sapessi di scomparire tra una decina di giorni.”
“Ambasciator non porta pena: io riferisco solo.”
“Da parte di chi?” chiese Fumagalli, avvicinandosi a Nonna Coppola.
“Non lo so,” rispose la pavonessa muovendo un paio di lenti passi indecisi, “so solo che devo dirti di goderti il Natale con spirito di festa.”
“Messaggio ricevuto. Ti va qualcosa da bere? O magari degli spinaci freschi?”
“No: mi sono servita mentre ti aspettavo. Adesso che ho finito, posso lasciare la scena.”
Nonna Coppola cominciò a diventare di un colore sempre più pallido, fino a che il suo piumaggio sembrò essere dipinto da acquerelli molto diluiti. E proprio in quello stato, urlò:
“Aspetta! Dimenticavo!”
“Che cosa?” le chiese Fumagalli riavvicinandosi a lei, con la paura che potesse sparire prima di finire di parlare.
“Appena ti risveglierai, riceverai la visita di tre spiriti: quello del Natale passato, quello del Natale presente, e quello del Natale futuro. Ciao Fumagalli, e saluta Furlan quando lo vedi!”
Poi il fantasma di Nonna Coppola svanì e Fumagalli attese che il sogno lo facesse risvegliare, almeno apparentemente.
Fumagalli, infatti, nonostante il suo temperamento artistico, era un pavone piuttosto pratico, e non credeva in eventi surreali, come le premonizioni nei sogni. Perciò, quando il sogno si interruppe e tutto parve essere esattamente come quando lui si svegliava, cioè una mezz’oretta prima di Lalore e Andreas, era cosciente del fatto che il sogno stesse invece proseguendo.
Rifletté: lo spirito del Natale passato, quello del Natale presente, e quello del Natalefuturo. Considerato che quello era il suo primo Natale, e anche l’ultimo, previde di finire quel giro di visite e, perciò, anche il sogno, in cinque minuti.
Il campanello suonò, ma Fumagalli, incapace di aprire la porta, attese che accadesse qualcosa che facesse entrare lo spirito.
Non accadde nulla: semplicemente Ilgeco passò sotto la porta.
“Buongiorno,” disse, “sarei entrato direttamente, ma sarebbe stato maleducato, quindi ho voluto avvisarti.”
“Hai qualcosa in testa,” gli disse Fumagalli, indicando con il becco un batuffolino di polvere che penzolava a mo’ di cappello su Ilgeco.
“Probabilmente sarò passato in qualche angolo poco pulito,” rispose l’altro, senza però preoccuparsi di ripulirsi.
“Così, tu saresti lo spirito del Natale presente.”
“No, io sono il primo dei tre, e cioè quello del Natale passato.”
“Ma io non ho Natali passati,” disse Fumagalli.
“Infatti sono solo passato a salutarti, visto che non sono venuto alla cena della scorsa settimana. Magari il prossimo anno avremo qualcosa in più da dirci.”
“Ne dubito,” disse Fumagalli, “ma grazie lo stesso per la visita.”
Ilgeco ripassò sotto la porta e Fumagalli attese che il campanello di casa suonasse per preannunciare la visita dell’unico spirito che aveva senso in quel sogno: quello del Natale presente.
In realtà, però, il campanello non suonò affatto ma, a giudicare dai rumori, qualcuno stava scassinando la serratura della porta.
Fumagalli conosceva una sola persona (o, meglio, creatura) in grado di fare quel lavoro da fabbro, e scosse brevemente le penne per prepararsi.
“Sono qui in veste di spirito del Natale presente,” disse subito Billa, “perciò ti mostrerò come gli altri vivranno questo Natale.”
“Ci renderemo invisibili e viaggeremo con un qualche mezzo di teletrasporto, in questo spazio onirico?”
“No, te lo mostrerò a parole, e comincerò da noi. Le figlie del signor Cavalleri non potranno venire a trovarlo nemmeno quest’anno. Ma non ti racconterò una storia triste e miserabile, perché sono riuscita a organizzare qualcosa per lui.”
“Tu?”
“Sì. Odoacre mi doveva un favore, perciò gli ho chiesto di fargli recapitare un invito per il pranzo che organizza il 25 alla Asir Sat, per i dipendenti che lavoreranno anche quel giorno.”
Fumagalli pensò che Odoacre, in caso di vincita di scommesse, era piuttosto esigente e non poté fare altro che constatare che Billa, invece, non solo aveva richiesto un’inezia, ma nemmeno qualcosa per sé. Si chiese se effettivamente le penne della propria coda fossero ben sistemate, dimenticandosi non solo che stava sognando, e che quindi era irrilevante, ma che anche quanto aveva detto Billa poteva essere decisamente non corrispondente alla realtà.
“Manuel, invece, visto che è solo, ha fatto un favore a un suo collega e il 25 lavorerà per tutto il giorno. E poi ci siete voi: Andreas e Lalore sono tutto sommato contenti del Natale o, se non altro, del buon cibo. Ma tu, invece, no.”
Fumagalli, di nuovo, non si ricordò che quello era solo un sogno, e pensò invece che Billa era oltremodo sensibile se aveva colto il suo stato d’animo.
“Tu pensi che questo Natale sia una stupidaggine,” proseguì Billa, “e non ho nessuna voglia di discutere con te su questo punto, perché non sono una fanatica delle feste all’insegna dello spreco, ma come spirito del Natale presente, ti dico di far tua l’atmosfera natalizia e di godertela. Non vorrai rovinare l’umore di Andreas e Lalore?”
“Non ne avevo nemmeno intenzione. Ero pronto a fingere.”
“Fingere non basta. E per essere onesto, devi cambiare qui.”
Billa lo beccò delicatamente sul collo, non arrivando alla testa. Fumagalli restò paralizzato, perché non si era aspettato un simile contatto.
“Ho finito,” disse Billa.
“Posso…? Ti posso offrire qualcosa? Ho una ciotola con degli spinaci e il mangime secco, se Nonna Coppola non ha finito tutto.”
“No, grazie, sono già in ritardo. Ci vediamo,” disse Billa scappando.
Fumagalli, conscio del fatto che non sarebbe arrivato nessun altro spirito, andò in cucina a bere qualcosa, poi decise di ritornare in salotto.
Urlò: vide che davanti alla porta c’era ora uno scatolone. Era Phil.
“Ma come sei entrato?”
Dallo scatolone venne fuori un foglietto:
porta socchiusa
“E tu saresti…”
Fumagalli attese che Phil scrivesse la risposta:
spirito del Natale futuro
“Non credevo saresti venuto,” disse Fumagalli, “ma ora che sei qui, immagino tu voglia dirmi che, visto che non ci sarà un Natale futuro, mi convenga godermi questo. Che è una festa allegra, da passare con le persone care…”
Natale è brutto
“Ah!” rispose Fumagalli, “e perché?”
troppo spreco di scatoloni
“Tu frequenti un po’ troppo Billa.”
forse
“Senti, ma non credi che sia meglio parlare? Voglio dire, sarebbe più pratico, e ti ho già sentito dire qualche parola, in queste ultime settimane,” cercò di convincerlo Fumagalli.
oggi non me la sento
“Ma hai comunque un messaggio per me, vero?”

“Va bene,” disse Fumagalli, “allora aspetto il tuo messaggio.”
Invece non dovette aspettare, perché il foglietto venne immediatamente fuori dalla fessura sul fondo dello scatolone. Evidentemente il messaggio era stato già preparato. Diceva:
nel prossimo Natale tu e io parleremo
“Che dire, sono contento di vederti così ottimista: chiaramente la terapia ti sta aiutando. C’è altro?”
no
A quel punto, la scatola di Phil prese a bagnarsi, dall’interno.
“Phil? Phil!”
Ma non c’era più nulla da fare: il cartone era collassato ed era diventato una poltiglia marrone. Ma la cosa più strana era che l’acqua di liquefazione di Phil sembrava non esaurirsi, e il pavimento di casa prese ad allagarsi.
Fumagalli urlò e fu allora che si risvegliò, sul divano del salotto, laddove si era addormentato la sera prima.
“Tutto ok?” gli chiese Lalore, accorsa a quel grido insieme ad Andreas.
“Sì. Ho fatto solo uno strano sogno.”
“Povero,” disse Lalore carezzandolo, poi aggiunse, “facciamo così: visto che è quasi ora, vado a preparare la colazione e la mangiamo tutti insieme qui con te.”
Fumagalli strofinò il collo sul suo braccio, poi la donna andò in cucina.
“Intanto, vuoi raccontarmelo, questo sogno?” chiese Andreas stropicciandosi gli occhi.
Fumagalli riassunse il sogno e, a fine storia, l’altro commentò:
“Be’ stato solo un sogno.”
“Sì, ma…”
“Ma cosa? Chiaramente la Robi ha avuto a che fare con un prompt legato a quella storia di Dickens. Chissà se la prossima settimana ci ritroveremo Babbo Natale per casa. Sarebbe divertente,” disse Andreas quasi ridendo.
“Va bene, può essere come dici tu, però da chi è venuto il messaggio di Nonna Coppola? Perché non fa sciogliere Phil prima di dirmi che parleremo nel Natale 2019?”
Fumagalli scese dal divano e mosse qualche passo, pensoso, poi urlò:
“È stata la Robi!”
“Chiaramente: non poteva essere stato Salinks o un altro autore,” rimarcò Andreas.
“No: è il modo che ha scelto la Robi per dirci che scriverà di noi per un altro anno!”
Andreas rifletté:
“Sarebbe la prima cosa che le approvo.”
“Sai come si dice: a Natale sono tutti più buoni.”
“E sai che questo sogno vuol dire anche un’altra cosa?”
“Che cosa?” chiese Fumagalli curioso.
“Che sei cotto di Billa,” lo canzonò Andreas.
Fumagalli scosse le penne.