Natale con i suoi

Newtonian Truth – Prompt:

Scrivi una storia che si basi sulla seguente frase di Sir Isaac Newton: “La verità si ritrova sempre nella semplicità, e non nella complessità e confusione delle cose”.

25 dicembre: puntuale, come ogni anno, era arrivato il Natale. E anche i sintomi da raffreddamento: Lalore si era svegliata con un leggero mal di gola.
“Guarda che non siamo obbligati ad andare dai tuoi, se stai poco bene,” le aveva detto Andreas, cercando di risultare convincente, ma Lalore rifiutò l’offerta.
Dopo circa un’ora, solo Andreas fu effettivamente pronto per uscire, nonostante il suo scarso entusiasmo a partecipare al pranzo di Natale dai Piacentini, Simone e fidanzata inclusi: Lalore era ancora in bagno a sistemarsi, mentre Fumagalli aspettava gli ultimi secondi precedenti l’apertura della porta di casa, data la sua ben nota rapidità nel prepararsi.
“Cinquantaduesima settimana: ci pensi che questo avrebbe potuto essere il nostro ultimo prompt?” disse proprio Fumagalli, in salotto con Andreas.
“Considerato che sembra che la storia si svolgerà dai Piacentini, sono contento che non sia andata così. Avrei avuto un’ultima scena piuttosto amara, credo. O forse no perché, ripensandoci, tutte le volte che ho avuto a che fare con i Piacentini, alla fine mi sono sempre divertito,” constatò Andreas lisciandosi il maglione rosso.
“Secondo te ci sarà Babbo Natale?”
“Onestamente, mi basta che ci sia la domestica a cucinare.”
“Siete pronti?” chiese Lalore con voce un po’ fioca.
Era il momento: Fumagalli scosse le penne per ridistribuirle. Poi, carichi di pacchi e pacchetti, i tre si avviarono verso l’auto, dove Andreas guidò fino a Pizzighettone.
Appena la signora Piacentini aprì la porta di casa, Andreas poté intuire che la domestica aveva fatto un ottimo lavoro: dall’interno proveniva un odore piacevole e perfino poliedrico. Soffermandosi su di esso, sembrava infatti essere profumo di lasagne, ma anche di arrosto, e anche di patate al forno.
La tavola era riccamente decorata, come del resto la sala da pranzo: c’erano ovunque ghirlande, piccoli alberi di Natale, angioletti, stelline, piccoli presepi, e candele accese.
“Ma guarda,” disse la signora Piacentini rivolgendosi ad Andreas, “sembra che ti sia vestito come quegli gnomi sulla mensola del camino.”
Andreas guardò l’orologio a pendolo nella sala e sperò che, per quanto buone, le portate del pranzo preparato dalla domestica fossero poche.
Come però facilmente prevedibile, le sue speranze vennero disattese: tra tortini di zucca, insalata russa, affettati, formaggi, i tortellini in brodo, il subodorato trio di lasagne, arrosto, e patate, vitello tonnato e insalata, macedonia con gelato e panettone artigianale, caffè e ammazzacaffè, il pranzo si concluse solo verso la fine del pomeriggio.
“Forse Babbo Natale non c’è, ma dopo questo pranzo, potrei essere un suo degno sostituto,” bisbigliò Andreas a Fumagalli, mentre si massaggiava la pancia.
Restava soltanto una cosa da fare: lo scambio dei regali.
In effetti c’era poco da scambiare, perché praticamente tutti erano mail di buoni di acquisto per negozi o siti online. Solo tre erano oggetti tangibili: un pacco che Fumagalli aveva preparato per i Piacentini, e due confezionati da Lalore, per la madre e il padre.
La signora Piacentini prese in mano il pacco di Fumagalli e ne lisciò con il dito un graffio sulla carta colorata:
“Che peccato, si è un po’ sciupato durante il trasporto,” disse guardando Andreas.
In realtà il pacco non si era rovinato. Nei giorni precedenti Billa aveva aiutato Fumagalli a impacchettare i regali, data la sua ottima manualità (se di manualità si può parlare, visto che Billa non aveva le mani), ma a una ben precisa condizione: le carte da regalo dovevano essere riciclate. Se le procurò essa stessa, recuperandole in giro per Milano, con il risultato che i pacchetti erano un po’ spiegazzati, mal tagliati, e rigati.
Però, nonostante il graffio, il contenuto del pacco preparato per i Piacentini era intatto, e tutti lo ammirarono.
Era un ritratto di famiglia, con tutti loro, dipinto con la tecnica del puntinismo: avvicinandosi alla tela, si perdeva la visione dei soggetti e i dettagli che li delineavano sparivano dalla vista, rivelandosi essere solo un insieme di sconnesse macchie colorate.
“E questi,” disse Lalore passando i rimanenti regali alla madre e al padre, “li abbiamo presi per voi Andri e io.”
“Non avevo debbi sul fatto che foste stati tu e lui,” rispose la signora Piacentini prendendo il pacchetto che conteneva la stampa che le avevano acquistato.
La scartò e la guardò sorridendo:
“Hai avuto buon gusto, mi piace.”
“La donna ritratta ha qualcosa che ci ricorda un po’ la protagonista del tuo libro, e abbiamo pensato che potresti mettere questa stampa nel tuo studio.”
“A tal proposito,” disse la signora Piacentini, “voglio annunciarvi che ho deciso di scrivere il seguito delle avventure di Aryalys. Mi sono venute in mente delle nuove idee.”
A quelle parole Simone, che stava leggendo l’etichetta del liquore al pistacchio che il padre aveva appena ricevuto, lasciò quasi cadere la bottiglia, e divenne dello stesso colore del maglione di Andreas.
“Ho letto delle bozze di alcune scene,” aggiunse Fumagalli, “e posso garantirvi che sono strabilianti. Camilla ci sta veramente mettendo tutta l’abilità e l’impegno di cui è capace.”
Im-pigna… Imp… Impegno,” disse Andreas, ormai anche lui fulvo.
Poi, casualmente, incrociò lo sguardo di Lalore: era spento, e anche il suo colorito lo era.
“Stai bene?” le chiese sottovoce.
“Un po’ di debolezza. Sarà l’influenza.”
“Torniamo a casa, allora,” le disse senza pensare a nessun secondo fine.
Appena a casa, Lalore si mise sul divano del salotto, mentre Andreas si offrì di prepararle un brodo caldo e una camomilla.
“Ma perché non vai direttamente a letto?” le domandò Fumagalli.
“Ci andrò presto, ma prima dobbiamo scambiarci i nostri, di regali.”
Lo fecero appena Andreas tornò dalla cucina, e dopo che porse a Lalore una scodella di brodo fumante.
“Comincio io,” disse Fumagalli, “Andreas, potresti prendere quel pacchetto che ho nascosto dietro la tenda del balcone?”
Anche se Andreas e Lalore sapevano bene che tipo di oggetto avesse loro preparato Fumagalli, ne rimasero comunque stupiti: era un ritratto di coppia, piuttosto astratto dove però si potevano riconoscere i loro profili, che ardevano in una fiamma, calda e accogliente. Sul retro, una dedica nella arzigogolata calligrafia di Fumagalli:
Famiglia
“È bellissimo,” commentò Lalore con un filo di voce.
“E adesso tocca a noi,” disse Andreas, e andò a prendere da uno scaffale del salotto un pacchetto che era solo poco più grande di un normale libro.
Fumagalli lo scartò con il becco e poi urlò: era una tavoletta grafica da collegare al computer.
“Così puoi sperimentare una nuova tecnica,” disse Andreas, poi si alzò e prese un secondo pacchetto, simile al precedente, “e questo è il tuo.”
Lalore prese il pacchetto e lo scartò, ma a urlare fu Fumagalli: era una scatola di cioccolatini, nemmeno di marca.
“Grazie Andri,” rispose Lalore.
“Sei adorabile,” le disse Andreas, portandosi una mano nella tasca posteriore dei pantaloni. Ne estrasse un cartoncino bianco:
“È un buono per un corso di cucina professionale: puoi scegliere tu l’argomento e in quale fine settimana andare,” le spiegò.
A Lalore vennero quasi i lacrimoni:
“Io ti ho preso solo delle scarpe, perché le tue si stavano consumando.”
“E hai fatto benissimo.”
Dopo un istante di silenzio, Fumagalli disse:
“Che bello questo nostro primo Natale insieme, attorno al divano.”
“Già,” rispose Andreas, “se tutto dovesse finire così, ora, mi andrebbe benissimo.”
“Andri, che discorsi! Non-”
La zittì con un bacio.