Un colpo di telefono e uno di coda

Facing Obstacles – Prompt:

Scrivi una storia in cui ci sono ostacoli da affrontare.

Omeprazolo sapeva che nessuno lo avrebbe mai preso sul serio.
In un mondo invaso dalle più svariate e originali teorie del complotto, nessuno sembrava credergli quando diceva che era necessario fermare un certo europarlamentare, prima di un disastro epico, politico, economico, e chissà quale altro -ico. Quando poi aggiungeva che l’europarlamentare in questione era un gatto, i suoi interlocutori ridevano. Se aveva davanti donne, chiedevano di vederne una foto e si perdevano in un lungo ‘awww’, seguito da ‘che carino’.
Una volta Omeprazolo aveva perfino completato la storia dicendo che, in realtà, l’europarlamentare era una testa di legno, sosia del vero eletto. La persona con la quale stava parlando, a quel commento, aveva concluso:
“E allora? Vuoi fermare un europarlamentare innocente?”
Dopo quella volta, Omeprazolo aveva deciso di tacere sull’esistenza del gatto irlandese.
Ciò che però più lo faceva soffrire era il fatto che anche i suoi compagni di sventura non gli credevano, malgrado sapessero quanto Odoacre fosse potente e scaltro.
Nonostante questa condizione che lui percepiva come il destino di una cassandra, Omeprazolo sapeva che Odoacre andava fermato, come pure sapeva di non poterlo fare da solo. Come avrebbe potuto, se aveva perso contro di lui a Forza 4? Serviva per forza l’aiuto degli altri, pensava, e concluse che andavano convinti. Per questo, decise di procurarsi delle prove.
Risoluto, a una delle riunioni degli AAA dove i membri, anche se non gli davano retta, almeno avevano un’idea del pericolo che rappresentava Odoacre, Omeprazolo aveva abbordato un uomo che, come pegno, era stato condannato a pedinare un uomo e a controllare che questi si vestisse da Sherlock Holmes.
Dopo pochi incontri, Omeprazolo ne aveva carpito i segreti dello stalking discreto, dell’arte del pedinamento, e degli appostamenti.
Si era allenato ad avere il passo leggero, come quello del suo avversario, e si era comprato una barba finta da hipster e degli occhialoni squadrati e pesanti al punto da lasciargli due solchi rossi e profondi ai lati del naso.
Così conciato, aveva preso a bazzicare ogni sera nei pub e bar della zona NoLo, fermandosi solo quando riusciva a individuare Odoacre e le sue due guardie del corpo. Gli ci volle un po’, ma arrivò a intuire che c’era una relazione tra gli orari e i locali. Aveva perfino cominciato a prenderne nota, sperando di trovare l’esatta funzione matematica che li legava, ma senza successo. Per questo, continuava ad affidarsi al caso ogni sera, ma quando vedeva il gatto nel locale, non gli staccava più gli occhi di dosso.
Con discrezione.
Lo vide così abbordare uomini al bancone o ai tavoli, e sfoderare la sua terribile zampetta per il forbici-carta-sasso, o far tirare fuori ai suoi assistenti mazzi di carte, strutture per la battaglia navale o il Forza 4. Ogni volta Omeprazolo doveva sforzarsi di continuare a osservare la scena, per carpire qualche dettaglio, anche se avrebbe voluto scappare o urlare ai poveri ignari e ingenui clienti che quei giochi erano una trappola mortale.
Una sera, dopo aver visto un uomo stare a perdere rovinosamente a Indovina chi, decise di arrendersi, per risparmiarsi quegli spettacoli tristi e squallidi. Si alzò dal bancone ma, proprio in quel momento, notò una cosa: uno degli assistenti di Odoacre aveva tirato fuori da una tasca della giacca un telefono.
La cosa colpì Omeprazolo perché l’uomo non portò il telefono all’orecchio, bensì lo mise davanti al gatto, mentre l’altro assistente inseriva nelle orecchie della bestia due auricolari wireless. Odoacre toccò lo schermo del telefono con la sua zampetta delicata e sembrò parlottare. Infine, gli addetti gli tolsero telefono e auricolari e il tragico gioco riprese.
Fu così che Omeprazolo decise di continuare le sue uscite serali.
Tutte le volte che vedeva Odoacre indossare le cuffiette, cercava di avvicinarsi a lui, con il pollice sul tasto REC del proprio telefono.
Con discrezione.
Fu tutto inutile, perché i locali erano sempre troppo rumorosi anche solo per cogliere qualche parola, figurarsi registrare una conversazione.
Ciò portò Omeprazolo a considerare la via estrema: il furto.
Per fare ciò, cominciò ad alzarsi presto ogni mattina, cosa difficile visto che passava le serate fuori fino a tarda ora, e ad andare a correre. Poi, quando si sentì pronto, decise di tentare la sorte.
Una sera tenne d’occhio Odoacre e i suoi assistenti ancora più attentamente del solito, e fece in modo da avvicinarsi sempre più al trio.
Con discrezione.
Poi, appena l’assistente con il telefono prese il telefono dalla giacca, Omeprazolo usò la tecnica sfortunatamente imparata in metro dai ladri di smartphone: glielo tolse di mano e corse via verso l’uscita.
Sentiva il vociare confuso dietro di sé, perfino una mano tentare di tirarlo per la maglietta, ma per l’occasione si era vestito da runner, aderentissimo. Un hipster atletico.
Corse via, abbandonando barba e occhiali per terra. Quando dopo due chilometri restò senza fiato, si fermò e si guardò indietro: nessuno a seguirlo. Sorrise, guardando lo smartphone che reggeva in mano.
Tornò a casa e si sedette sul letto, sentendo l’adrenalina ancora in circolo e l’euforia per avere finalmente ottenuto qualcosa di concreto. Attivò il telefono di Odoacre e guardò la schermata che gli si presentò: serviva una sequenza di sblocco.
Poggiò il telefono sul comodino e si sdraiò a pensare: non poteva fermarsi a un passo dalla prova che avrebbe rivelato al mondo con chi aveva a che fare.
Gli ci vollero due giorni per arrivare a una soluzione. Appena l’ebbe andò nella rubrica del proprio telefono, e chiamò:
“Sei Citrato di Sodio 14?”
L’altro impiegò un po’ a rispondere.
“Sì.”
“Sono Omeprazolo. So che tu te la cavi bene con la tecnologia e avrei bisogno di un favore.”
“Certo. Che cosa ti serve?”
Omeprazolo valutò se dire tutta la verità o restare sul generico. Decise per la seconda:
“Mi si è bloccato il telefono e non riesco a entrarci. Non è urgente, ma ne avrei bisogno: mi puoi aiutare al prossimo incontro?”
Si trovarono così alla AAA, nel giorno della consueta riunione settimanale, mentre gli altri membri stavano chiacchierando in attesa dell’inizio.
“Ecco,” disse Omeprazolo.
Citrato di sodio 14 prese il telefono che l’altro gli aveva porto e se ne andò in un angolino, dove prese dalla borsa a tracolla un piccolo portatile. Smanettò per un quarto d’ora e poi ritornò da Omeprazolo:
“Fatto.”
Non esultò: la riunione stava per cominciare.
Ascoltò impaziente le parole di Idrossido di alluminio 5, in attesa che chiedesse se qualcuno avesse da aggiungere qualcosa.
“Io!” disse alzandosi.
Si diresse al leggio:
“Come sapete, quel gatto è stato eletto europarlamentare, e questa è una cosa pericolosissima. So bene che cosa pensate: che stia esagerando, che un gatto in politica è spacciato, ma vi posso garantire che non è così. Anzi, non solo garantire, ma provare.”
Prese il telefono di Odoacre dalla tasca e lo mostrò.
Nessuno fiatò: di telefoni se ne vedevano tanti, ovunque.
“È il telefono di O… Suo!” spiegò Omeprazolo.
Il pubblicò emise versi di stupore.
“Grazie a Citrato di sodio 14, possiamo entrare nel suo telefono: chat, mail, appunti personali, numeri in rubrica… finalmente potrò provarvi le intenzioni di quella bestia.”
Schiacciò il tasto di accensione e il telefono mostrò una schermata di installazione.
Qualcuno nel pubblico iniziò a mormorare e sbuffare.
“Ma che…” disse Omeprazolo.
Schiacciò Avanti e apparve brevemente una schermata nera con la scritta ASIR_SAT. Poi tornò quella per la procedura di installazione.
Non si accorse che Citrato di sodio 14 era ora accanto a lui.
“Credo che non si possa fare più nulla,” gli disse, “non sapevo che fosse il telefono di quella bestia e…”
“E…?”
A Citrato di sodio 14 vennero gli occhi lucidi.
“Quel gatto mi ha da molto sotto le sue grinfie e mi ha obbligato a installare su tutti i suoi device dei sistemi di autodistruzione che si attivano quando qualcuno tenta di manipolarli o forzarli, cosa che ho fatto poco fa. Perciò… Non c’è più nulla da fare.”
Idrossido di alluminio 5 arrivò sul palchetto, con l’atteggiamento di un presentatore che deve riprendere lo spettacolo dopo un momento di impasse:
“Grazie per il vostro contributo. Direi di rilassare gli animi con il consueto banchetto.”
“Ma…” disse Omeprazolo, “vi garantisco che… Ci saranno delle impronte digitali…”
“I gatti non hanno le dita!” urlò qualcuno dal pubblico.
“Ok, qualche pelo sotto la cover,” continuò Omeprazolo.
“E pure se fosse? Che cosa proverebbe?” rispose qualcuno.
“Non è un reato avere un telefono,” disse qualcun altro.
A quei commenti, Idrossido di alluminio 5 poggiò una mano sulla spalla di Omeprazolo e questi, con le labbra serrate sotto i baffetti, si allontanò.
Durante il rinfresco, Fumagalli e Andreas lo avvicinarono:
“Non prenderla così,” disse Fumagalli.
“Lo so. Lo so che tanto non conta nulla, qui in questo mondo. Che tanto è tutto inutile e che, alla fine, andrà come deve andare.”
“Non potevi dirlo meglio,” disse Andreas, “siamo qui a passare il tempo in attesa di morire. Anzi, nemmeno: lo facciamo passare agli altri in attesa delle loro morti.”
Fumagalli urlò e Omeprazolo li guardò:
“Ma voi… no, è assurdo.”
Tacque, poi riprese a parlare:
“Ma sì: tanto ormai qui tutti pensano che io sia matto. Vi chiedo: secondo voi questo mondo è reale?”
La risposta di Andreas venne secca:
“No.”
Omeprazolo sembrò prendere coraggio:
“E secondo voi siamo in una… diciamo… simulazione?”
Di nuovo, fu Andreas a rispondere:
“No, siamo in una storia su un blog. Che poi, se pensi che è fatto di linee di codice, non è poi così lontano dal concetto di simulazione alla Matrix.”
Fumagalli urlò:
“Ma perché devi sempre rivelarlo senza un minimo di indoratura?”
“A che servirebbe?”
Omeprazolo sorrise:
“Quindi siete personaggi anche voi? Pensavo fosse una mia paranoia.”
Parlarono delle loro condizioni letterarie, e delle proprie situazioni in ciò che loro credevano fossero i loro archi di evoluzione psicologica, poi Fumagalli disse:
“Ma se tu sai di essere un personaggio, perché hai preso tanto a cuore provare il complotto politico di Odoacre? Alla gente reale non importa nulla, figurarsi a quella che c’è in questo mondo. E poi non credi che, alla fine, la Robi farà ciò che vuole con la nostra storia?”
“Hai ragione, ma non voglio arrendermi. Sarà un mondo virtuale, il nostro, ma è il mio, e non lo voglio vedere governato da un gatto.”
“Ammirevole,” concluse Fumagalli, “la Robi ti ha basato sull’archetipo dell’eroe.”
Omeprazolo sorrise:
“E voi, su che quali archetipi letterari siete basati?”
Andreas e Fumagalli non risposero.