Ricette di casa e di terre lontane

Well, That Was Embarrassing! – Prompt:

Un personaggio vive un momento di profondo imbarazzo.

Era la vigilia di Sant’Ambrogio. Un venerdì. La tavola era impeccabilmente apparecchiata per 4 persone, più il solito elegante divano di Fumagalli. Ai fornelli, invece, l’attività era frenetica: Lalore vi si affaccendava, con i capelli avvolti a dei salsicciotti di plastica colorati: apriva e chiudeva coperchi, frigo, forno e lavello, usava e posava mestoli e cucchiai.
“Saranno qui tra mezz’ora, forse anche prima,” disse guardando l’orologio del forno. Osservò lo stato dei tegami e delle pentole, quindi aggiunse:
“Andri, devo andare a prepararmi. Potresti ripulire il piano di lavoro? E magari anche il lavandino?”
“Vai pure, ci penso io,” le disse.
“E gira ogni tanto-”
“La pentola rossa,” completò la frase Andreas.
Lalore sorrise, diede un ultimo sguardo alla cucina, poi se ne andò per ritornare dopo un quarto d’ora, completamente cambiata: i capelli le scendevano in dolci boccoli, il volto era sobriamente ma elegantemente truccato, e indossava una camicia e dei pantaloni palazzo, dai quali fuoriuscivano solo le punte triangolari di un paio di décolleté che lasciavano intuire un tacco vertiginoso.
“Stai benissimo,” le disse Fumagalli.
Andreas annuì, osservandola dirigersi ai fornelli per controllare quanto stava finendo di cucinare.
“Non è che ho preparato troppo? Non vorrei che risultasse essere una cena complicata.”
“No, non lo è,” le disse Andreas.
Lalore tacque, pensierosa, per qualche secondo.
“Non è che è troppo poco?” riprese infine, “forse le ricette che ho scelto sono un po’ misere. Ah, non avrei dovuto scegliere la pasta come primo…”
“È il giusto. Andrà benissimo,” sentenziò Fumagalli, già seduto sul divano, in attesa di prepararsi alla serata.
“Scusate, non è di certo la prima cena che preparo per degli ospiti ma,” disse Lalore sedendosi su una delle sedie, “sento una grande responsabilità. Devo risultare convincente e… Ho paura di deludere le ragazze… E se succedesse? Insomma-”
“Ascolta,” la interruppe Andreas inginocchiandosi davanti a lei, carezzandole la mano, “so benissimo quanto sei brava in cucina e questa sera non sarai da meno. E se le ragazze ti hanno coinvolta in questa cosa, è perché sanno che puoi farcela.”
Lalore sorrise e baciò la mano di Andreas, lasciandogli una leggera impronta rossa.
“Sto bene almeno? Non saranno eccessivi questi tacchi?”
“Sei un amore,” le disse Fumagalli.
“Confermo,” aggiunse Andreas, baciandole la mano.
Lalore annuì:
“Saranno qui a momenti.”
Andreas cercò di mostrarsi entusiasta ma, quando il campanello suonò e Lalore gli chiese di andare ad aprire mentre lei toglieva dal forno gli antipasti e Fumagalli scoteva le penne per prepararsi, smise di sorridere. Sapeva che quella era una serata importante per Lalore, ma avrebbe pagato affinché uno dei due ospiti non si presentasse.
“Buonasera,” disse a denti stretti appena ebbe aperto la porta e l’aria fredda del pianerottolo gli investì il volto, insieme alla vista della signora Piacentini.
“Ah giusto. Andreas,” disse questa, poi si voltò verso l’uomo che la accompagnava, “ti dicevo che mia figlia ha tanti pregi, ma è del resto umana come tutti, e qualche difetto ce l’ha anche lei.”
L’uomo abbozzò un sorriso che spense prontamente quando incrociò lo sguardo di Andreas.
“Marco Consorti,” si presentò parlando con una vocina da ventenne. Avvicinandosi per stringergli la mano, Andreas ne vide un volto contraddittorio: due solchi ai lati della bocca, rughette e occhiaie attorno agli occhi, ma anche brufoli infiammati e adolescenziali disseminati su tutta la superficie facciale.
Una volta in cucina, Consorti si presentò nuovamente e la signora Piacentini aggiunse, rivolta a Lalore e Fumagalli:
“Come vi dicevo, Marco è colui che mi ha assistita nel lavoro di pubblicazione e, ora, sta valutando questa nostra idea editoriale.”
Lalore sorrise, rigida, poi fece un lungo respiro e disse:
“Allora cominciamo!” e si voltò a prendere un vassoio di involtini di verza che servì nei piatti.
“L’idea è semplice ma, proprio per questo, efficace,” disse la signora Piacentini a Consorti, tra il rumore delle forchette e dei coltelli, “un libro di ricette pratiche e veloci, ma di sicuro effetto. Tipo questo… Che cos’è?”
“Involtini di verza ripieni di funghi e lenticchie. Al profumo di aneto,” disse Lalore.
“Ecco, come questi semplici involtini,” ripeté la signora Piacentini a Consorti, “che però, come vedi, fanno la loro bella figura. Ricette rapide, ingredienti semplici, ma di effetto garantito.”
“Questo mi è chiaro,” disse Consorti tagliando un secondo involtino, “ma non capisco come questo si abbini alla trilogia del Barbaro.”
“C’entra perché troveremo per le ricette dei nomi legati alla geografia del mondo di Aryalys. Questi, ad esempio, potrebbero essere gli involtini della Foresta del Lupo Grigio, o quelli della Valle dell’Est. E potrebbero esserci, che so,” disse la signora Piacentini guardando Lalore, “la zuppa della Contea di Phos, o una padellata della Baia di Cron.”
Consorti bevve un sorso di vino e disse:
“Mi sembra di capire che il tuo contributo, Camilla, sia legato a una marketizzazione dei nomi delle ricette.”
“Quello sarebbe il minimo,” ribatté la signora Piacentini, “come tu sai, sono la pioniera dell’erotico culinario: correderei le ricette di qualche scena creata apposta per questo volume. Non scene determinanti alla trilogia, ma piccanti al punto da risultare interessanti. A tal proposito…”
Lasciò la frase a metà e si girò per mettere le mani nella borsa che aveva appesa allo schienale della sedia. Ne estrasse un telefono, e prese a scorrere con il dito sul suo schermo:
“Un attimo… ma dove… avevo scritto una bozza di esempio per darti un’idea delle scene. Un piccolo teaser, come si dice oggi. Una scena tra Taerral e lo stalliere del palazzo del Conte, che lo fanno su-”
“Mamma!” esclamò Lalore, “ti… ti va un altro involtino?”
“No, grazie,” rispose la donna senza alzare gli occhi dal telefono.
“Un altro po’ di vino? Hai fatto caso che è lo stesso che ho usato per sfumare il soffritto di funghi? Marco, tu lo hai notato?”
Consorti si guardò intorno, come a cercare il bicchiere:
“Sì…”
“Allora, mamma?”
La signora Piacentini lasciò perdere il telefono e assaggiò il vino.
Consorti parlò:
“L’idea mi sembra interessante. La vedrei adatta per le donne moderne, con poco tempo a disposizione, a cui piace la letteratura rosa erotica storica fantasy. E poi…”
Lalore sorrise sentendo le parole di Consorti, ma il suo sorriso si apriva di più quando incrociava lo sguardo di Fumagalli e Andreas, diventando complice.
Quando tutti ebbero finito con l’antipasto, Andreas e Lalore tirarono via i piatti per lavarli. Fu in questo momento di breve isolamento che Andreas ripensò a quanto gli aveva detto Lalore, quando aveva illustrato a lui e Fumagalli la proposta editoriale che aveva avanzato lei stessa alla madre:
“Chiaramente, non è una mia idea. Non sono una persona creativa: è stata invece un’idea delle ragazze. O, meglio, di Bruna: le ricette che proporrò saranno tutte vegane. Ma, e qui viene il bello, la cosa non verrà esplicitamente scritta da nessuna parte, in modo da non relegarsi a una nicchia di lettori, ma a una fetta più grande. Un modo un po’ subdolo per cercare di portare più cibo plant-based a tavola, ma in sordina.”
Andreas aveva sorriso a quelle parole, e sorrise di nuovo guardando il lavello, perché l’idea di sapere qualcosa di cui invece la signora Piacentini era all’oscuro lo affascinava e soddisfaceva.
“Finisci tu di asciugare?” gli chiese Lalore scolando l’ultimo piatto risciacquato, “così intanto servo la pasta.”
“Certo.”
Lalore si chinò ad aprire il portello del forno e ne tirò via una teglia di trofie condite da pezzi di cavolo nero, noci e cipolla. Andreas si voltò per guardarla dirigersi a tavola. La vide muovere qualche passo, in precario equilibrio sui tacchi, drappeggiati da pantaloni forse un po’ troppo lunghi e larghi. Infine, la vide cadere rovinosamente, rovesciandosi addosso la teglia di pasta.
Accorse subito verso di lei, tra le urla di Fumagalli:
“Stai bene? Ti sei scottata?”
“No, no, sono solo inciampata e… che disastro…”
Lalore si voltò verso la madre e Consorti, poi guardò la camicia e i pantaloni unti e macchiati di verde scuro, e il pavimento, cosparso di trofie e olio, dove la teglia stava mezza vuota.
Andreas si inginocchiò accanto a lei: era rossa in volto, con due lacrime che erano appena sgorgate dagli occhi.
“Ho rovinato tutto…” disse, mentre abbassava la testa, come a nascondersi.
“L’importante è che stai bene, tutto il resto non conta,” le disse Andreas carezzandole i capelli, percorrendo con le dita le loro circonvoluzioni.
Si guardarono entrambi negli occhi e sorrisero. Ad Andreas parve un tempo infinito, e sarebbe rimasto lì ancora a lungo. Disse:
“Lalore, vorresti…”
Fece una pausa:
“Perché non…”
“Hai ragione,” disse Lalore, poi gli si avvicinò e lo baciò sulle labbra:
“Non devo arrendermi.”
Si alzò, asciugandosi con il dorso della mano le lacrime e si rivolse agli ospiti:
“Preparo qualcosa al volo,” disse cercando di mantenere il controllo sulla propria voce, “così vedrete che le ricette sono facili e veloci. Solo un attimo di pazienza.”
Andreas si voltò e si rese conto che quel momento che aveva avuto con Lalore era stato sotto gli occhi di tutti. Li guardò: prima quelli di Consorti, calati su un telefono, poi quelli della signora Piacentini, sprezzanti come sempre, infine quelli di Fumagalli, pieni di tenerezza e pena. Era lo sguardo che vedeva ogni giorno nelle persone che si aggiravano al canile, nei corridoi sui quali davano le gabbie con i cani.
Non riuscì a sostenere lo sguardo dell’amico e gli venne d’istinto distogliere il proprio, tornando a quelli della signora Piacentini, in quel momento più facili da guardare.
Poi abbassò le palpebre e andò in bagno a prendere il secchio e lo straccio per pulire.