Un bicchiere tra amici

Truth or Dare – Prompt:

Un personaggio osa fare qualcosa o rivela un segreto.

Quando Andreas tornò a casa quella sera, trovò Lalore e Fumagalli in cucina, già pronti per mangiare.
“Eccoti,” disse lei poggiando il telefono sul tavolo e alzandosi per andare ai fornelli.
“Mi dispiace,” disse Andreas, “ma Manuel mi ha scritto solo stamattina, chiedendomi di vederci e… Non so, ho come avuto l’impressione che fosse importante.”
“Non devi giustificarti. E poi già la scorsa settimana, alla cena di fidanzamento del signor Cavalleri e di Bruna mi era sembrato un po’… sottotono, ecco. Deve esserci decisamente qualcosa,” rispose Lalore dandogli le spalle mentre, dai rumori che produceva, stava raccogliendo con un mestolo qualcosa da una pentola che lasciava fuoriuscire una spessa colonna di vapore.
“Tu, invece,” le parlò appena lei ebbe servito i piatti in tavola, “qualcosa di interessante?”
“Mah, quando sei arrivato stavo vedendo con Fumagalli l’account Instagram di Nonna Coppola. Ha già duemila followers.”
“Non posso ancora crederci,” disse Fumagalli alzando la testa dalla sua scodella, non fumante, di insalata mista, “ha più seguaci di me, che sono un artista, o di Billa, Bruna e le altre, che sono delle attiviste.”
Lalore prese il telefono e mostrò a un accigliato Andreas l’account della pavonessa. Era pieno di foto ammiccanti e dei dettagli del suo corpo: dalle zampe, passando per la punta delle ali, agli occhi, fino al ciuffo sulla testa.
“Pare che sia diventata anche sponsor per alcuni prodotti,” disse Lalore.
“Davvero?” chiese Andreas interrompendo gli sbuffi che emetteva sul cucchiaio, per raffreddare la crema di cui non era ancora riuscito a carpire il sapore.
“Sì: shampoo delicato, smalto per unghie, mascara… Perfino aromi per arrosto.”
Fumagalli urlò:
“Ancora non me ne capacito: per essere ancora più appetibile, sia a letto che fuori, ha scritto come didascalia, manco fosse uno Chanel N°5. Insomma, a parte che è chiaro che se lo indossa, indossa solo quello, visto che non ha vestiti ma… la frivolezza, il cattivo gusto di questa cosa.”
“Non so,” disse Andreas, “gli aromi per arrosto non sono poi cattivi. Non sono un esperto ma credo che abbiano… rosmarino? Salvia?”
Fumagalli urlò ancora, poi aggiunse:
“Faresti meglio a mangiare, visto che per le nove dobbiamo andare da Manuel.”
Alle nove e dieci, perché ciò che si rivelò essere una crema di broccoli e castagne non voleva saperne di scendere a una ragionevole temperatura, Andreas e Fumagalli suonarono al campanello di Manuel.
Fumagalli urlò: sembrava che l’uomo non mangiasse da giorni, e la pelle sembrava essersi assottigliata, facendolo parere più vecchio di 10 anni.
“Per la miseria,” disse Andreas appena furono entrati nell’appartamento, “vuoi della crema di broccoli e castagne? Guarda che ora ha la temperatura perfetta. Vado a prendertene un po’.”
“No, non ho fame. Non riesco proprio ad averne.”
“Che ti è successo?” chiese Fumagalli.
“Sedetevi, mentre io vi porto da bere.”
Quando Manuel tornò, aveva in una mano tre bicchieri impilati, mentre con l’altro braccio reggeva al petto tre o quattro bottiglie di alcolici.
“Non ci sarebbe dell’acqua? Noi due siamo poco resistenti all’alcool, figurarsi a questa roba,” disse Fumagalli.
“Credetemi, vi servirà,” disse Manuel riempiendo i bicchieri, “però non abbiate timore: partiamo da questo gin che ha solo 40% vol.”
Andreas prese il bicchiere che l’altro gli aveva offerto, poi attese che questi si fosse seduto sul divano, accanto a lui e Fumagalli, e iniziasse a parlare:
“Si tratta di Michael.”
Andreas ingollò un sorso del liquido trasparente dal bicchiere.
“Ci vediamo spesso,” continuò Manuel, “tutte le volte che le sue indagini lo fanno passare a Milano, vuoi per parlare con qualcuno informato sui fatti, vuoi per prendere un treno o un volo da qua.”
Tacque e bevve un sorso, quindi riprese:
“In quelle occasioni, non solo ci vediamo ma, visto che dovrebbe stare in albergo e suo cugino è a Bergamo, lo ospito qua.”
Fumagalli urlò.
“Bevi,” gli disse Andreas prima di poggiare le labbra al proprio bicchiere.
“Mi trovo bene con lui. Ci troviamo bene. Mi sembra di conoscerlo da molto più tempo, perché a volte ho come l’impressione di coglierne degli aspetti… non so come spiegarvelo.”
“Siete grandi amici, abbiamo capito,” disse Fumagalli.
“Sì, amici intimi.”
Andreas bevve, mentre Fumagalli disse:
“Non capisco dove sia il problema.”
Manuel vuotò il proprio bicchiere e se lo riempì, questa volta con qualcosa dal colore ambrato.
“Il problema è… È esploso tutto l’altro ieri, quando lui è passato a Milano per le indagini.”
“Non sapevamo nulla del suo passaggio a Milano,” disse Andreas stringendo il bicchiere, con una punta di stizza.
“Si è trattenuto solo per qualche ora, visto che doveva prendere un treno per Venezia. Ad ogni modo, mi ha mandato un messaggio per incontrarci in un ristorante giapponese vicino la stazione.”
Manuel guardò il bicchiere, a lungo, infine mandò giù due lunghi sorsi.
“Mi ha detto delle cose…”
Andreas bevve e, incapace di resistere all’attesa che l’altro gli stava imponendo con un prolungato silenzio, chiese di che tipo di cose avessero parlato.
“Roba amichevole, sulla vostra amicizia?” suggerì.
“Parzialmente. Ah, mi vergogno a raccontarvelo. Mi ha pregato di non parlarne con nessuno ma se non lo dico a qualcuno impazzisco. Perché, forse, a essere pazzo è proprio lui.”
“I sentimenti sono quello che sono,” disse Fumagalli, “possono essere folli, ma non rendono per questo pazzo chi li prova. Stai tranquillo: noi non giudichiamo né Michael, né tanto meno te.”
Andreas annuì e vuotò il bicchiere.
“Grazie,” disse Manuel, “ma quello che sto per dirvi va oltre ogni immaginazione. Michael mi ha detto di tenerlo per me non solo perché è una cosa delicata, ma perché potrebbe avere conseguenze terribili per qualcuno… nella mia condizione.”
“Che condizione avrai mai?” chiese Fumagalli, “sei un po’ stanco e probabilmente denutrito, ma non sei malato.”
Manuel scosse la testa e vuotò il bicchiere:
“Vi sarà tutto più chiaro appena vi avrò raccontato quanto mi ha detto Michael. Se così vogliamo chiamarlo, chiaro.”
“È in incognito?” chiese Andreas, “eppure ci aveva detto di chiamarsi Michael.”
Manuel non chiarì ancora e lasciò che la sua pausa prolungata inducesse gli altri a prestargli attenzione. Dopo essersi riempito il bicchiere, questa volta con un liquido verdastro, cominciò:
“Quel giorno, davanti a un piatto di natto, gli ho fatto presente che, per quanto la stima tra di noi mi sembri essere reciproca, ho come l’impressione che lui sia… sfuggente, che non è esattamente il comportamento che mi aspetterei da un amico con il quale ho questo grado di complicità. Sapete, so che è una cosa completamente diversa, ma di fatto mi tratta un po’ come Brianna, che così come è comparsa nella mia vita, è scomparsa nel nulla. Gli ho chiesto allora il perché di questo comportamento, se avesse dei problemi. All’inizio è stato vago, ma poi…”
“Poi?” lo incalzò Andreas, rigirando nervosamente il bicchiere tra le mani.
“Mi ha guardato a lungo, poi ha abbassato la testa e ha preso a giocare con il natto,” e, così dicendo, anche Manuel prese a giocherellare con il bicchiere, così come stava facendo Andreas, “tirava su i fagioli con le bacchette, producendo così dei filini, e poi li rimetteva giù. E via a ricominciare. A un certo punto ha posato le bacchette e mi ha detto che… Non ricordo esattamente le sue parole, ma…”
“Ti ama?” esclamò Fumagalli.
Manuel sorrise e, prima di parlare, diede un lungo sorso al bicchiere:
“Mi ha detto che questo mondo in cui viviamo è finzione. Anzi, che viviamo in due distinti mondi fittizi, creati da due autori.”
Fumagalli urlò.
“Capite? Siamo personaggi,” disse Manuel.
Fumagalli e Andreas si guardarono, gelati.
“E questo è il minimo,” riprese a parlare Manuel, “mi ha detto che lui, per un qualche motivo, si trova a passare in questo nostro mondo, ma in forme diverse. Che prima era Brian, poi è tornato come Filippo, anche se si faceva ancora chiamare Brian, poi come Brianna nel corpo di Linda, e ora è Michael. Ed è per questo che non può darmi certezze: perché non ne ha nemmeno lui, perché vive così, alla mercé dei capricci del suo autore. E, ha detto, allo stesso modo non posso offrirgliene nemmeno io.”
Manuel guardò i due amici pietrificati che aveva di fianco:
“Lo so, mi vergogno io stesso a dire questa cosa, forse perfino più di quanto mi sia sembrato provato Michael quando mi ha confessato questa cosa. Ma ho voluto osare dirvela perché… Non so, è… Certo, spiegherebbe perché mi sono sentito immediatamente connesso a lui, visto che era Brianna ma… ma non ha senso. Secondo voi è matto? Secondo voi sono io, il matto?”
“No,” disse Andreas.
Fumagalli lo guardò e scosse la testa ripetutamente, ma l’altro continuò a parlare:
“Brian non è matto: siamo tutti-”
“Ubriachi!” completò la frase Fumagalli.
“Scusa,” disse Andreas, “perché mentire? Ormai lo sa.”
Fumagalli urlò, poi fece una risatina:
“Che simpaticone che è Andreas! Sta ingigantendo una cosa che sicuramente è un malinteso. Sappiamo tutti che Michael non parla benissimo l’italiano, ha un forte accento, perciò può essere semplicemente una incomprensione. E tu,” si girò verso Andreas, ” stai sollevando un polverone per qualcosa che non è nulla. Vedi che non dovresti bere?”
“Perché fai così?” chiese Andreas con l’aria rilassata dovuta ai primi effetti dell’alcool, “perché dobbiamo mentire?”
“Perché c’è un ordine delle cose,” disse Fumagalli, “ci sono punti di vista e ci sono persone che non ce l’hanno. Non spetta a noi cambiare la natura dei person… delle persone. Manuel, sono sicuro che Michael tornerà e ti spiegherà. Probabilmente ha usato una metafora poco chiara.”
“Per favore!” esclamò Andreas, alzandosi di scatto, “nello scorso episodio ho avuto così tante figure retoriche che non voglio più sentirne parlare, dovessi campare in questo blog per altri mille anni.”
“Quello che hai appena detto è un adynaton, italianizzato adìnato. E…,” si affrettò ad aggiungere guardando Manuel, “un commento sconclusionato dettato dall’alcool. Forza.”
Manuel rimase sul divano:
“Se siete miei amici, come dice di esserlo Michael, voglio che mi diciate la verità.”
“Te l’ha già detta lui. Brian,” disse Andreas cadendo sul divano, ormai più che brillo.
Manuel si voltò verso Fumagalli. I due si guardarono in silenzio, poi il pavone parlò:
“Non bere più: devi essere lucido per affrontare questa situazione. Hai della camomilla? Credo che tu ne avrai bisogno. E Andreas di sicuro.”