Messa in scena di un crimine

Letters From Summer Camp – Prompt:

Scrivi una storia in cui il personaggio è qualcuno che si trova in un campo estivo, scenario di una commedia horror, e che scrive una lettera su quanto succede1.

Mail tradotta dal francese:
Caro Pierre,
come stai?
Ho saputo che tu e Armand verrete presto in Italia insieme al vostro amico belga (scusa, non ne ricordo il nome). Sono davvero contenta, e credo non avrò mai abbastanza parole per ringraziarvi per l’opportunità che avete dato alla mia amica. Il suo cuore aveva preso a indurirsi, dopo una forte delusione d’amore dell’anno scorso. Ad ogni modo, mi farebbe piacere avervi tutti ospiti a cena. Conosco già la tua opinione sul cibo vegano, ma dammi la possibilità di farti ricredere 😀
Comunque, qui a Milano stiamo tutti bene, e tutto procede come al solito.
Andreas è sempre molto dolce con me, mi fa sentire amata e protetta. Sono molto felice, e per nulla pentita di essere tornata con lui. Fumagalli, invece, è impegnato ad aiutare la nostra vicina di casa Billa con dei poster di propaganda. E, restando in tema di storie d’amore, sono più che certa che sia innamorato di Billa. Non me ne parla, ma un po’ lo capisco, perché l’anno scorso ha avuto due forti delusioni, e forse si vergogna un po’.
Il resto è davvero sempre lo stesso, non ci sono novità.
L’unica cosa degna di nota è quanto sta avvenendo in questi giorni al Palazzo Reale.
Una piccola produzione ha deciso di usare gli ambienti interni del museo come luogo delle riprese di un film thriller, dal titolo L’enigma di una giornata, legato a una mostra su de Chirico allestita in questo periodo. Niente nomi famosi, credo sia piuttosto un B-movie, con il solito serial killer che lascia indizi all’investigatore sotto forma di indovinelli.
Hanno preso me e un altro paio di colleghe come comparse! Te lo dicevo, no: niente nomi famosi 🙂
Appaio in un paio di scene, senza dire nessuna battuta. Niente di che, in effetti, ma è qualcosa di decisamente diverso dal solito.
È stato comunque interessante vedere come funziona la realizzazione di un film: i carrelli per le camere, i truccatori, il regista, le indicazioni agli attori…
Non so se sia dappertutto così, ma a volte gli attori provano senza le camere, penso per esercitarsi e provare i gesti, in modo da sembrare naturali. Mi è piaciuto molto osservarli anche perché, seppur si tratti di un film a basso budget, a volte mi sembrava che fosse tutto reale. Come l’altro ieri, quando hanno inscenato il ritrovamento del cadavere sgozzato di una donna. Tra l’altro, proprio in quell’occasione, mi è successa anche una bella coincidenza.
Ero insieme a delle colleghe dietro il nastro della polizia (finta, chiaro) a vedere i poliziotti (finti) esaminare la scena del crimine (finta). Era tutto così verosimile, anche il cadavere scomposto sulla scalinata interna del museo. Un realismo impressionante, sembrava davvero che quello fosse il corpo morto di una donna.
E lì, mentre i poliziotti facevano i propri rilievi (o, meglio, mentre gli attori che impersonavano i poliziotti facevano finta di fare dei rilievi), ho notato che tra noi che osservavamo la scena (della scena del crimine), c’era una persona che conoscevo!
Un uomo che Andreas e io abbiamo incontrato quest’estate, al raduno per i serial.
Mi sono avvicinata per salutarlo e lui ha ricambiato con piacere.
“Come mai sei qui a Milano?” gli ho domandato.
“Per questo. Ti avevo detto quanto mi affascinavano i musei. Non sapevo che tu lavorassi qui, altrimenti ti avrei chiesto di agevolarmi il compito. Nei limiti del possibile, chiaro. Comunque,” ha continuato, “non è eccitante? Non mi era mai capitato di vedere come funziona così da vicino. Il nastro, la polizia, i rilievi iniziali, la scena del crimine…”
“Vero, è la prima volta anche per me,” ho risposto, anche se non era più vero, perché era ormai da giorni che la troupe era al museo.
“Emozionante vedere l’opera prendere vita. Prima il concetto mentale, poi la preparazione, l’esecuzione, e poi…”
Era davvero contento, gli occhi gli brillavano. Un vero appassionato del crimine, non c’è che dire.
Mi ha poi chiesto di Andreas e se avessimo fatto qualche bella impresa, parole sue. Ho detto di no: sai bene anche tu quanto le nostre vite qui a Milano siano ordinarie, al limite del noioso.
“Chissà,” ha detto, “magari questo vi può essere di ispirazione.”
Onestamente non so se Andreas sia tipo da scuola di teatro, ma poi dove lo troviamo il tempo? La sera siamo così stanchi.
Poi, dopo poco, l’uomo mi ha salutata, dicendo che era rimasto anche troppo e che doveva proprio andar via.
Non ho avuto nemmeno modo di chiedergli il nome: peccato, perché mi sembra un uomo molto simpatico, socievole, e poi fa sempre piacere parlare con qualcuno che prova una così forte passione per qualcosa.
E niente…
Ti abbraccio, e non dimenticarti di farmi sapere quando arrivate esattamente a Milano!

  1. Non essendo stagione di campi estivi, il prompt è stato leggermente adattato.