Bara a mezza pensione

Pick a Monster – Prompt:

Scrivi una storia che includa un mostro o un personaggio di un horror.

Andreas si svegliò: aveva sentito qualcosa. Cercò di acuire il proprio udito e, effettivamente, non solo sentì ancora dei rumori indistinti, ma ne individuò la direzione. Sembravano provenire dal salotto.
Guardò l’ora: le due di notte. Anche quando era dal signor Cavalleri, Fumagalli non rientrava mai così tardi, figurarsi alzarsi così presto.
Cautamente, per non far svegliare Lalore, Andreas sollevò il piumino, lasciò la camera da letto in punta di piedi, e andò in salotto. Non vide e sentì nessuno, se non un irregolare ticchettio. Si avvicinò al divano e vide Fumagalli intento a becchettare sul computer portatile, lasciato sul tavolino.
“Ma che ci fai sveglio a quest’ora?”
Fumagalli, vedendolo, urlò.
“Sh!” lo intimò Andreas mettendosi un dito davanti alla bocca, “sveglierai Lalore.”
“Scusa. Comunque: non lo vedi? Sono al computer. Tu, piuttosto, che ci fai alzato a quest’ora?” chiese Fumagalli prima di, letteralmente, chiudere il becco e rimettersi a ticchettare sulla tastiera.
“Ho sentito dei rumori provenire da qui e ho voluto controllare. Scusa Dino,” disse, “non sapevo che anche tu fossi già sveglio.”
Dino lampeggiò un po’ più rapidamente del solito, per ricambiare il saluto di Andreas, che riprese a rivolgersi a Fumagalli:
“Allora? Vuoi dirmi che succede? Che esigenze narrative ha la Robi, per interrompere la sequenza di serate passate in salotto?”
Fumagalli alzò la testa dalla tastiera:
“Siamo ancora in salotto. Comunque, ho una call.”
Non fece in tempo a ricominciare a battere il becco sui tasti che Andreas domandò:
“A quest’ora?”
“Con New York.”
Se avessero avuto i ruoli invertiti, sarebbe stato Andreas a urlare per lo stupore.
“Ma tu non conosci nessuno a New York!”
“Pensaci bene,” disse Fumagalli mentre aspettava che Skype si avviasse.
“Ci sono: Brian. Voglio dire, Brian, ora che è Michael, vive a New York.”
“Non è lui anche se, in realtà, ho provato a contattarlo. Ma non mi ha risposto.”
“Starà vivendo nella sua storia,” constatò Andreas.
“Sì, lo penso anche io. Allora, chi altro conosciamo a New York?”
Andreas scosse la testa.
“E se ti dicessi che è stata, almeno per un periodo, l’artefice delle nostre avventure?”
Jess Zafarris!”
“Sh! Sveglierai Lalore,” disse Fumagalli senza però mettersi un dito davanti alla bocca visto che, chiaramente, non aveva né dito e né, tecnicamente, una bocca.
Andreas abbassò di nuovo la voce.
“Perché le devi parlare?”
“Phil e gli altri della band hanno bisogno di una mano per la sistemazione a New York.”
“Ah, quando vanno?”
“A fine novembre.”
Andreas tacque, poi disse:
“Ma scusa, come hai fatto a contattarla? L’altra volta mica ti ha lasciato un recapito, no?”
“Non lo so, è un’inconsistenza della Robi, ci farà lei i conti anche se, chiaramente, non dovrebbe essere difficile trovare Jess su Instagram e scriverle.”
“Vedi che la mattina ragioni poco?” gli disse Andreas sedendosi sul divano, “anche in quel caso, avresti contatto la sua versione reale, non la sua versione fittizia. Ti pare che la vera Zafarris sia…”
Andreas sbiancò e si portò le mani al collo.
“La sua versione letteraria è una vampira! Vado a prendere dell’aglio e anche una sciarpa.”
“Vedi che anche tu ragioni poco la mattina? Mangia arance!
“E se ha cambiato dieta, tornando a una non vegana?” chiese Andreas stringendosi il collo.
“Ma è a New York, e noi siamo a Milano. Come farebbe a farci del male? Dallo schermo?”
“Ti vorrei ricordare che i vampiri hanno il potere della super velocità.”
“E che cosa fa, arriva alla gate del primo volo per Malpensa e si imbarca non vista da nessuno?”
“Mica le serve, può venire qua da sola, senza nessun mezzo di ausilio.”
“Me la vedo a farsi la traversata a nuoto dell’oceano con una muta. O farsela in volo da pipistrello, atterrando poi completamente nuda in Europa. Ti rendi conto?”
“Sarà uno sb-aglio, ma mi hai quasi convinto. Però una sciarpa me la metto lo stesso.”
Fumagalli trattenne un urlo:
“Ma perché, resti anche tu per la call?”
“La smetti di usare parole inglesi non necessarie? Passi per gate, ormai di uso comune, ma call?”
“Hai ragione. Allora?”
“Sai, non credo che la scena risulterebbe divertente, se restaste a parlare solo tu e lei. E poi penso di essere il POV della scena, quindi mi tocca,” disse Andreas alzandosi dal divano. Tornò dopo poco con una sciarpa attorno al collo, con i lembi che cadevano sulla maglia del pigiama. Si sedette esattamente dove era prima, giusto quando dal computer venne il trillo di una chiamata Skype.
“Visto? Non può essere una coincidenza: sono proprio il POV, e questo è il mio posto,” disse Andreas poggiandosi totalmente allo schienale del divano.
“Sh!” gli disse Fumagalli prima di accettare la chiamata.
Jess apparve sullo schermo, con la pelle poco definita per via della connessione, ma decisamente pallida, su uno sfondo ancora più bianco.
“Mi fa davvero piacere vedervi, e vi ringrazio anche: è per voi, se ora sto avendo un altro giorno… Be’, notte di vita da personaggio.”
“Ma figurati. Come stai?” chiese Fumagalli.
“Bene, credo. E anche la mia versione reale sta bene: a volte la vedo in giro, quando fa le ore piccole. A tal proposito, scusate se vi ho obbligati a un orario un po’ difficile ma, sapete, di giorno dormo.”
“Lavori di notte?” chiese Andreas.
“Sì, ho il turno notturno in un supermercato 24/7. È molto vantaggioso perché mi pagano più dei turni di giorno e ho anche sconti sulle arance. Ne trovo di ottime dalla Florida. Voi, come state?”
“Siamo arrivati quasi a fine anno,” rispose Andreas, “e dubitiamo di esserci ancora l’anno prossimo.”
“Oh, mi dispiace.”
“Non fa nulla,” disse Fumagalli, “è il ciclo naturale delle storie, tranne per quella famosa di Michael Ende. Ad ogni modo, ad alcuni nostri amici musicisti servirebbe il tuo aiuto.”
“Ditemi,” disse Jess sbucciando un’arancia.
“Devono partire tra circa un mese e mezzo per New York e avrebbero bisogno di una mano con il pernottamento. Hai qualche consiglio?” chiese Fumagalli.
“Allora, in base alla mia esperienza, posso solo consigliarvi degli hotel a capsule: ho vissuto lì all’inizio, appena arrivata.”
“Che cosa sono gli alberghi a capsule?” chiese Andreas.
“Alberghi dove si ottiene il minimo spazio necessario per un letto e un comodino. Pratico ed economico, per la media dei prezzi qui in città.”
“Forse anche un po’ claustrofobico,” commentò Andreas.
Jess sorrise:
“Mi dispiace, è ciò che conosco al momento, ma posso chiedere ai miei colleghi stasera.”
“Grazie, ci sarebbe d’aiuto,” rispose Fumagalli, poi aggiunse, “e quindi ora tu dove vivi?””Grazie, ci sarebbe d’aiuto,” rispose Fumagalli, poi aggiunse, “e quindi ora tu dove vivi?”
Jess masticò uno spicchio di arancia e rispose:
“Ho trovato una bara vuota in una cappella di un cimitero a Brooklyn.”
Fumagalli si trattenne dall’urlare: il bianco dello sfondo era in effetti costituito da una lastra di marmo, recante delle venature e incisioni confuse.
“Quindi vivi in una… bara-cca,” disse Andreas trattenendo una risata.
“Oh no,” rispose Jess, non comprendendo il senso dell’umorismo dell’altro, “è molto confortevole. La bara ha una coperta e un cuscino di raso, decisamente poso usati.”
“Hai s-bara-ccato il vecchio proprietario? Te ne sei s-bara-zzata? Sarà stato un bell’am-bara-dan.”
Di nuovo, Jess rispose seria:
“No, per carità: l’ho trovata già così. Forse era di qualche zombie.”
Furono Andreas e Fumagalli, ora, a non cogliere l’humor. Dopo tutto, pensarono, stavano parlando con una vampira, perciò tutto era possibile.
“Se non c’è altro, mi preparo per andare al lavoro. Vi farò sapere le migliori sistemazioni.”
“Scusa per la bara-onda,” la salutò Andreas.
Fumagalli chiuse la chiamata e Andreas si tolse la sciarpa, dicendo:
“Ti dicevo che avrei reso la telefonata più divertente.”
“Decisamente, e forse hai anche aggiunto più suspense alla conclusione di questa storia della Robi,” disse Fumagalli, “non mi stupirei se Jess trovasse un modo di venire qui, almeno per gettarti in un bara-tro di orrore, dopo le tue im-bara-zzanti battute. Buonanotte.”
Andreas rimise la sciarpa e tornò di corsa in camera da letto.