La storia in-Jess-ata

The Variants of Vampires – Prompt:

Pensa ad un vampiro alternativo che non vive di sangue, ma di altro. Scrivi una storia che usi questo personaggio.

Era la domenica più corta dell’anno: l’entrata in vigore dell’ora legale si era mangiata ben 60 minuti di quella giornata, sottraendoli prepotentemente alla sua mattinata.
Ciò aveva avuto serie ripercussioni nell’appartamento: in salotto, dopo cena, tutti e tre gli abitanti erano fiacchi e assonnati.
Nemmeno un episodio de Il trono di spade, messo su nel vano tentativo di mettersi al pari prima dell’uscita della nuova e ultima stagione, ormai prossima, era riuscito a rinvigorire l’attività neuronale dei tre.
Lalore, che aveva guardato l’episodio rannicchiata accanto ad Andreas, sbadigliò appena apparvero i titoli di coda e disse:
“Penso che andrò a letto, non mi reggo in piedi.”
Andreas la baciò e le disse che l’avrebbe raggiunta presto. Poi, appena se ne fu andata, si rivolse a Fumagalli:
“Allora?”
“Ti dico sinceramente che non credo che sia stato un buon episodio. In effetti, secondo me, molti episodi sono stati un po’ dilatati. O diluiti, non so quale termine renda meglio-”
“Non Il trono di spade,” lo interruppe Andreas, “ma il prompt settimanale. Deve arrivare un vampiro: tu non sei curioso di sapere come la Robi lo inserirà nella storia? E poi, quando arriverà?”
“Considerato che in questo momento siamo coscienti, sarà tra poco. Penso che il campanello di casa suonerà tra… non so, probabilmente un centinaio di parole al massimo, così da avere un’evoluzione e una conclusione della storia ben sviluppate. Chiaramente, se la Robi si gioca bene le sue carte.”
In quel momento, qualcuno bussò alla porta.
“Che ti avevo detto?” disse Fumagalli inclinando la testa con orgoglio.
“Hai parlato di campanello, non di bussare,” disse Andreas mentre si alzava dal divano. Andò alla porta, ma prima di aprirla avvolse il collo in una sciarpa che prese dall’attaccapanni.
Fumagalli, che lo aveva raggiunto, lo notò:
“Perché? Secondo il prompt non è un vampiro che succhia il sangue.”
“Non si sa mai. Dopo un anno con la Robi preferisco prendere precauzioni,” rispose l’altro prima di aprire la porta.
Andreas non era esperto di vampiri, e la donna bionda che gli si trovava davanti non aveva nulla a che vedere con la tradizionale immagine di Dracula che conosceva. Al più, poteva assomigliare a qualche personaggio di Buffy, per restare in tema vampiresco.
“Sei Andreas?” chiese la donna con uno spiccato accento straniero.
“Sì. E tu sei…?”
“Sono Jess, Jess Zafarris.”
Fumagalli urlò:
“Sei l’autrice dei prompt!”
Andreas guardò Fumagalli, poi di nuovo Jess:
“Davvero sei tu?” si fermò per sforzarsi di inghiottire, poi riprese, “sei tu che hai volontariamente e anche involontariamente fatto accadere la nostra storia?”
Jess annuì, sorridendo: tra i suoi denti, bianchissimi e dritti, si notava che i canini erano perfettamente normali.
Andreas la invitò ad accomodarsi.
“No, non posso,” disse lei.
“Ma ti abbiamo invitato: puoi entrare,” disse Fumagalli, pavone di cultura abbastanza vasta, da saperne anche di regole e convenzioni vampiresche.
“Certo, e vi ringrazio,” rispose Jess, “ma ho giù il taxi che mi aspetta per riportarmi in aeroporto. E poi non vorrei che la vostra protagonista femminile si facesse delle strane idee, vedendomi con voi.”
Andreas e Fumagalli approvarono la sua linea di pensiero, e rimasero lì sulla soglia.
“Così diventerai un personaggio della nostra storia?” chiese Andreas giocherellando con i lembi della propria sciarpa.
“Non credo proprio: sto per partire per New York. Per questo, non solo non farò parte della vostra storia, ma non la influenzerò nemmeno, perché da ora in avanti i prompt verranno creati dalla mia collega Cassie Lipp.”
“E lo farà per sempre?” chiese Fumagalli.
“Non so se sarà così per sempre, o se prima o poi tornerò a scrivere i prompt per il Writer’s Digest. Cioè, probabilmente la vera Jess lo saprà, ma io sono la sua versione letteraria, perciò ne so quanto la vostra autrice. Al più, se siete curiosi, potreste cercare la vera Jess sui suoi canali social per capirne di più.”
“E tu non sei curiosa?” le chiese Andreas.
“No: sono un personaggio che sarà attivo per il tempo di una scena. Mi godo il momento di vita.”
“Vero,” disse Fumagalli, “ma non ti viene nemmeno voglia di sapere se per caso l’intera storia di New York sia vera?”
“Potrebbe esserlo, come potrebbe non esserlo ed essere invece solo il caso che la vostra autrice stia leggendo qualcosa legato a New York1. Ma, come ho già detto, è irrilevante per me. Oh!”
Jess si appoggiò allo stipite della porta, con gli occhi chiusi, e si portò l’altra mano alla testa.
“Tutto bene?” chiese Fumagalli.
“Nulla, ho la pressione un po’ bassa per un calo di zuccheri,” spiegò Jess.
Andreas controllò di avere il collo ben coperto dalla sciarpa, poi disse:
“Immagino tu sappia anche di essere una vampira. Una vampira alternativa, intendo. Cioè, non bevi sangue. No?”
“Niente sangue, tranquillo. Avete per caso un’arancia rossa?”
Andreas fece mente locale:
“No,” disse infine, “ma abbiamo le prime fragole dell’anno.”
Jess scosse la testa:
“Mi serve un’arancia rossa: è questo il mio sostentamento alternativo.”
Andreas e Fumagalli la fissarono e Jess continuò, con il suo italiano abbellito dall’accento americano:
“In effetti in inglese rende di più, visto che si chiamano blood oranges.”
Jess calò di nuovo la testa, reggendosi la fronte con una mano.
“Forse abbiamo un succo di frutta all’arancia rossa. Andrebbe bene?” disse concitatamente Fumagalli.
“Sì,” disse Jess, “va bene anche del succo, anche da concentrato o con contenuto di frutta al 50%.”
Andreas corse in cucina e tornò poco dopo con in mano una confezione da tre brik:
“Ecco, ecco,” disse strappando il cartoncino per liberare uno dei brik per darlo alla vampira. Jess iniziò a bere e tracannò il contenuto in pochi secondi, tirando su rumorosamente fino all’ultima goccia.
In silenzio, Andreas le porse un secondo brik, che lei accettò e bevve avidamente.
“Grazie,” disse infine, “ora però devo andare. Mi ha fatto piacere conoscervi, siete bravi personaggi. Vorrei poter fare qualcosa per voi, ma sono un personaggio anche io e comunque, anche se potessi, per un tempo non determinato non sarà la mia vera versione a influenzare le vostre avventure. Buona fortuna!”
Jess scese le scale e Andreas e Fumagalli ne videro la chioma bionda ondeggiare e allontanarsi.
Andreas chiuse la porta e si avviò in cucina a buttare i brik di succo d’arancia vuoti e a posare quello pieno.
Mentre era lì, avvertì una presenza alle spalle:
“Ah!” urlò portandosi le mani al collo.
“Andri! Scusa, non volevo spaventarti. Che succede?” disse Lalore in pigiama.
“Nulla… Volevo solo bere qualcosa prima di andare a letto. Vuoi un po’ di succo?”
Lalore guardò il brik e scosse la testa.
“Piuttosto, perché hai la sciarpa?”
Di nuovo, Andreas si portò le mani al collo:
“Per proteggermi da eventuali vam… mal di gola, voglio dire. Non si sa mai.”
Poi prese a srotolare la sciarpa, cominciando a sentire il freddo del sudore che si raffreddava all’aria.
Lalore poggiò le mani su quella pelle umida, quasi a proteggerla dallo sbalzo di temperatura, e lo baciò. Poi gli sorrise e si diresse in camera da letto:
“Ti aspetto.”

  1. Sì, “Trilogia di New York” ma, citando quanto c’è sulla pagina dei prompt del Writer’s Digest, Jess Zafarris “set sail to new adventures in New York City”.