Dino, dimmi di sì. O di no

Heat Wave – Prompt:

Fa caldo, sempre più caldo, e le cose iniziano a diventare strane. Scrivi una scena sulle stranezze che accadono in queste circostanze.

Più che di ondata, quella che Milano stava affrontando era un’alta marea di caldo. Profondamente accalorata, con il cervello così deidratato da sembrare un’uvetta gigante, la gente cominciava a perdere colpi.
Ad esempio, Lalore passava il tempo al computer, a pianificare le vacanze in luoghi freschi. Ma più il caldo persisteva a Milano, e più pensava a mete via via più fredde: partita inizialmente con l’idea di una vacanza in Valle d’Aosta, si era lasciata prendere la mano con l’aumento di latitudine, arrivando a considerare il sud della Norvegia, carezzando però la pagina di Wikipedia dell’Islanda.
Manuel, invece, era scomparso dal palazzo: mangiava sempre fuori, in locali con l’aria condizionata, e aveva perfino preso a girare a vuoto nei negozi di Corso Buenos Aires. Il solo nome della strada gli dava refrigerio.
Ma non solo gli umani sembravano aver perso colpi.
Fumagalli, ad esempio, lavorava al poster che aveva promesso a Billa e alle componenti del suo gruppo. Gruppo che ora aveva anche un nome, creato dalla sceneggiatrice Sonia: dopo gli Anonymous, aveva pensato a battezzare il gruppo come Senza titolo. Infine, giudicandolo banale, optò per un più simpatico Nuova cartella. Il gruppo approvò all’unanimità, perché era un nome molto femminile.
Ad ogni modo, Fumagalli aveva pensato di sfruttare il caldo per la sua opera, e decise di utilizzare una pittura termocromatica per sperimentare un po’. Quando lo disse a Billa, a casa del signor Cavalleri, Bruna si offrì subito di svilupparne qualcuno nel suo laboratorio casalingo.
Fumagalli accettò, riflettendo poi solo in seguito sul fatto che Bruna fosse molto spesso a casa del signor Cavalleri. Evidentemente, si disse, era molto amica di Billa.
Ma il caldo sembrò aver avuto effetto anche su qualcos’altro. Almeno all’apparenza.
Un sabato pomeriggio infatti, stravaccato sul divano mentre Lalore era in cucina a parlare con la madre, Andreas indicò il decoder con il telecomando.
“Questo coso,” disse a Fumagalli che dipingeva lì nel salotto, “è da un po’ che lampeggia in modo strano quando è in standby.”
“A me sembra di no,” constatò Fumagalli dopo aver poggiato il pennello.
“Perché ora è acceso e ha la luce fissa verde.”
“Sarà il caldo,” concluse Fumagalli, chinandosi a raccogliere il pennello.
A quelle parole, però, accadde qualcosa: il decoder si sintonizzò autonomamente su un altro canale. Il banner con la programmazione informava che il film in onda in quel momento era Good morning, Vietnam.
“Hai visto?” disse Andreas a Fumagalli, brandendo il telecomando, “ora cambia canale da solo. Roba da matti.”
Andreas si risintonizzò sul canale desiderato, ma il decoder lo cambiò di nuovo. Questa volta il banner diceva che il film era A casa tutti bene.
Fumagalli, che aveva visto il comportamento bizzarro dell’apparecchio, disse:
“Forse è uno di quegli Easter egg, per il concorso della Asir sat.”
“Mi sa che hai ragione. Però non ho nessuna intenzione di partecipare a quel gioco. È una questione di principio. Forse, a questo punto, converrebbe buttarlo via e prenderne un altro, chiaramente non Asir sat.”
Le immagini del televisore cambiarono immediatamente: ora il decoder si era sintonizzato su un canale che trasmetteva il film Non lasciarmi.
Andreas emise un verso:
“Come fa uno a rilassarsi un po’? Chiedevo solo una mezz’oretta di TV.”
Fumagalli non rispose alla lamentela e rimase in silenzio per qualche secondo. Si avvicinò quindi al decoder e disse:
“Mi fai provare una cosa?”
“Certo ma… Da quando sei un tecnico?”
“Non lo sono: sono solo un artista, ma con pretese da detective.”
Poi guardò l’apparecchio apparentemente difettoso:
“Decoder: se mi senti, spegniti.”
Andreas iniziò a ridacchiare, ma si fermò quando vide lo schermo del televisore restare senza segnale e la luce del decoder diventare rossa, lampeggiante nella modalità anomala che aveva notato da qualche tempo.
“E ora,” disse Fumagalli, “se mi senti ancora, smetti di lampeggiare.”
La luce del led rosso del decoder divenne fissa.
Nessuno fiatò per una trentina di secondi, poi Andreas si alzò in piedi, trionfante.
“Fumagalli sei un genio! Il decoder è dotato di comando vocale! Questo telecomando non mi serve più!” esclamò scotendolo nell’aria.
Fumagalli lo ignorò e si rivolse ancora al decoder:
“Ti sai anche accendere da solo?”
La luce rossa cominciò a lampeggiare per un paio di secondi, poi ridivenne verde. Il televisore però non mostrò nessun canale, ma la pagina delle impostazioni dell’apparecchio, nella sezione della creazione della lista di canali preferiti.
“Stai… È così strano che mi vergogno a chiederlo… Stia cercando di comunicar con noi?” chiese Fumagalli.
Nella riga in alto, dove l’utente avrebbe dovuto scrivere il nome della lista in procinto di creare in quella pagina, apparvero due lettere: SI.
“Sei… sei un decoder impossessato da uno spirito?” chiese Andreas rannicchiandosi sul divano.
La pagina delle impostazioni sparì e il decoder si sintonizzò su un canale di cultura che, in quel momento, trasmetteva l’opera teatrale Sei personaggi in cerca di autore.
Fumagalli e Andreas si guardarono meravigliati, e la domanda risolutiva la fece il pavone:
“Sei un personaggio?”
Al nuovo cambio di canale, il banner diceva: The Truman show.
“Anche noi siamo personaggi. O, meglio, tutti lo siamo, ma Fumagalli e io sappiamo di esserlo,” disse Andreas, poi rivolto a Fumagalli, “non ti sembra una cosa molto alla Black Mirror?”
Il decoder non disse nulla: non conosceva la programmazione di Netflix, visto che non aveva la connessione a internet.
“Sai anche chi è la nostra autrice?”
Il decoder cambiò frequenza, portandosi su un canale per bambini che trasmetteva Curioso come George.
“Si chiama la Robi. Purtroppo per noi non è né famosa, né talentuosa,” spiegò Fumagalli.
“Ecco, questo è interessante,” si intromise Andreas, “perché se tu hai preso coscienza di te stesso come personaggio, vuol dire che la Robi ti ha usato come POV. Ora, con tutto il rispetto, ma converrai anche tu che usare un decoder come punto di vista per una storia è alquanto strano. Capisci di che razza di autrice stiamo parlando?”
Il decoder si spostò sulla commedia Nessuno è perfetto.
“Ti serve un nome,” disse Fumagalli, “o ne hai già uno?”
Il decoder replicò con il film Incognito.
“Vuoi pensarci tu, o vuoi che te ne trovi uno io? Sono abbastanza bravo in questo.”
Il decoder, questa volta, rispose tornando alla pagina del menù della lista dei preferiti, e digitò: DINO.
Andreas e Fumagalli si guardarono e chiesero:
“Dino? Sei sicuro?”
Il decoder scrisse SI.
Appena i due diedero segno di assenso, Dino tornò all’ultimo canale.
“Un’ultima cosa,” disse Fumagalli, “quando sei in standby comunichi in Morse?”
Dino cambiò canale: il film di quel momento era Enigma.
“Non siamo personaggi molto sofisticati, non conosciamo nulla di crittografia,” ammise Fumagalli, “però va bene, e Morse sia: ci prenderemo una tabellina per la conversione. Comunque, Andreas, bisognerà trovare il modo di convincere Lalore a non staccare Dino dall’alimentazione, altrimenti non potrà comunicare.”
“Non preoccuparti,” rispose Andreas, “basterà farglielo conoscere e capirà. Però, Dino, attento: Lalore non sa di essere un personaggio, quindi acqua in bocca.”
Dino passò su un canale che trasmetteva Il silenzio degli innocenti.
“Bene,” disse Andreas, “adesso però… posso guardare la TV giusto una mezz’oretta?”
Dino passò su un canale che trasmetteva Come tu mi vuoi, poi si lasciò sintonizzare dal telecomando.