Egg hunt

The Hatching – Prompt:

Durante l’annuale caccia all’uovo, il tuo bambino trova un uovo più grande della sua testa. Non solo è grande, ma anche caldo, e non sembra assomigliare a nessun altro uovo di volatile.

Era l’inizio del sabato pomeriggio prima di Pasqua e Andreas era sul divano, pronto per uscire. Lalore era invece ancora in camera da letto a cercare di capire come vestirsi per affrontare il capriccioso clima primaverile. Fumagalli, come sempre, aveva deciso di lasciare la sua preparazione per l’ultimo minuto o, meglio, per l’ultima manciata di secondi.
“Ti rendi conto che questo è il terzo sabato consecutivo che abbiamo una storia? Mi sa che a questa Cassie piace il fine settimana,” constatò Andreas.
“Non credo che sia lei a proporre prompt che capitino tutti di sabato. Penso che lei si focalizzi sul tipo di situazione da trattare nella storia,” rispose Fumagalli.
“Allora è la Robi che si è fissata con il sabato. Secondo te perché?”
“Probabilmente perché negli altri giorni tu e Lalore siete impegnati.”
“Forse ti sfugge il fatto che siamo personaggi. Il lavoro non è un vero impedimento. Ciò che faccio io o che fa Lalore non è reale.”
“Vero, ma di fatto è un ostacolo se l’avventura che la Robi ha in mente deve coinvolgere tutti noi in un’attività che si svolge di giorno.”
Andreas sospirò e disse:
“Vorrei tanto avere un fine settimana libero.”
“Mi spiace dirtelo, ma non succederà: quando sei attivo, sei in una storia, e la storia di una persona che si rilassa è noiosa, quindi non narrativamente interessante.”
“Giusto. Però almeno una delle vecchie serate sul divano…”
Udirono i passi di Lalore avvicinarsi e Fumagalli, compreso che si stava per lasciare l’appartamento, si preparò.
Quel pomeriggio i tre avrebbero partecipato a una attività all’aperto, una delle prime che la città offriva in occasione della (più o meno) bella stagione: una caccia alle uova o, come era stata chiamata dagli organizzatori, egg hunt.
La sera precedente Lalore aveva spiegato agli altri due qualcosa su quell’evento poco italiano, aggiungendo che quella era una egg hunt un po’ particolare:
“È stata finanziata dai più importanti musei di Milano ed è speciale, perché le uova sono decorate con piccole rappresentazioni di dipinti famosi. Trovo che sia una bellissima iniziativa, e penso che dobbiamo partecipare per dimostrarlo.”
Così i tre, quel sabato pomeriggio, presero la metro e scesero a Duomo, tappezzata di manifesti per la nuova stagione de Il trono di spade.
Andreas e Lalore li guardarono rilassati, senza il terrore di avere possibili spoiler riguardo episodi non visti.
Era infatti accaduto che i due si erano resi conto di non potersi mettere per tempo al pari con le precedenti stagioni e così, una sera, Fumagalli fece loro un riassunto, raccontando brevemente quali personaggi fossero morti e l’ultimo assetto di alleanze.
I tre uscirono dalla metro e andarono al punto di ritrovo, che era proprio in piazza del Duomo, esattamente dove qualche settimana prima c’era stato il flashmob artistico.
Gli organizzatori della egg hunt diedero loro un foglio con le regole del gioco, la mappa che delimitava il perimetro di caccia, e li dotarono di braccialetti di riconoscimento (che a Fumagalli adattarono a mo’ di collare, dandogli un’aria molto sofisticata) e di una bustina di tela per la raccolta delle uova. Poi attesero che si facessero le 2 per partire con la caccia.
I tre cominciarono a perlustrare la zona, con Fumagalli che, data la sua statura di bambino, era agevolato a controllare negli anfratti e in tutti i posti per i quali un adulto avrebbe dovuto chinarsi o inginocchiarsi.
Fu così che, in poco più di un quarto d’ora, avevano raccolto una decina di uova. Come aveva già anticipato Lalore, erano decorate con delle immagini dei più famosi dipinti che albergavano a Milano, come Il quarto stato, Lo sposalizio della vergine, o Il bacio. In effetti, data la superficie curva del supporto, le decorazioni stampate sui gusci offrivano delle riproduzioni poco proporzionate e, come se non bastasse, di scarsa qualità, sbavate e solo poco più che monocromatiche.
Poi, a un certo punto, Fumagalli urlò.
“Che succede?” chiese Lalore.
Fumagalli indicò l’uovo che aveva trovato: era un uovo, grande come quello di un’anatra1, ma più sferico e senza le mal impresse riproduzioni artistiche che avevano le altre.
Lalore si avvicinò e lo prese in mano:
“Strano: è caldo, come se fosse vivo!”
Andreas le fece segno di passargli l’uovo, ma i due mancarono di coordinazione e lo lasciarono cadere.
Fumagalli e Lalore urlarono: prima per lo spavento nel vederlo cadere, e poi per quanto accadde dopo che questo si fu frantumato al suolo. Era pieno di un liquido rosso, come se fosse stato sangue, e aveva lasciato una macchia al suolo.
Rimasero tutti e tre senza parole, poi Fumagalli chiese a Lalore:
“Sai se nella egg hunt sono previsti Easter egg?”
“No…” disse Lalore mentre controllava di non essersi sporcata con degli schizzi.
“Secondo me,” disse Andreas, “è la trovata di un essere mostruoso. Una vera bestia.”
Fumagalli intuì a chi si stesse riferendo Andreas mentre Lalore, ignara, rimase generica e commentò con un semplice:
“Sicuramente un bontempone.”
Ancora un po’ turbati, ripresero a camminare, poi Fumagalli urlò di nuovo.
Questa volta ad averlo turbato fu la visione di Billa, ma non solo: a suscitare la sua sorpresa fu il fatto di non vederla da sola, bensì accompagnata da tre donne sulla settantina.
La chiamò da lontano e poi, accompagnato da Andreas e Lalore, la raggiunse.
“Ti dona molto quel collare,” gli disse subito Billa. Se non fosse stato ricoperto di penne, lo si sarebbe visto arrossire.
“Che ci fai qui?” le chiese in rimando, “partecipi anche tu alla egg hunt con le tue amiche?”
“Più o meno.”
Fumagalli osservò Billa con curiosità, poi passò in rassegna le settantenni che le stavano attorno. Ottimo osservatore, notò che una di queste aveva una borsa di tela a tracolla. E che questa aveva sul fondo una macchia scura che gocciolava al suolo. Osservò la piccola pozza per terra e la vide rossa, insanguinata.
“Signora, per quanto strano le possa sembrare,” le disse, “credo che la sua borsa stia sanguinando.”
“Oh no!” esclamò questa, “se ne deve essere rotta una!”
La donna poggiò la borsa per terra, e i tre ne videro il contenuto: uova, esattamente uguali a quello sanguinolento che avevano trovato poco prima.
“Billa!” esclamò Lalore, “tu e le tue amiche state facendo degli scherzi alla gente! Non me lo aspettavo da te. E, con tutto il rispetto, nemmeno da signore mature come voi. Questa è un’occasione per le famiglie e per l’avvicinamento all’arte-”
“Non è uno scherzo,” la interruppe Billa, “è per una buona causa.”
Lalore tacque e attese che le venisse fornita una spiegazione.
“Prima di tutto,” disse Billa, “vi voglio presentare le mie amiche e compagne di battaglia: siamo un gruppo di femministe, nel senso puro del termine. Vogliamo che la gente si renda conto dello sfruttamento di genere, dalle donne alle mucche, passando per le api e le galline.”
“Ma, anche” disse la donna con la borsa insanguinata, che stava delicatamente estraendo tutte le uova dalla borsa, “dello sfruttamento in genere, di persone e animali.”
“Siamo un gruppo piuttosto recente,” continuò Billa, “abbiamo cominciato la nostra attività circa un mesetto fa, cercando di creare consapevolezza con un’opera d’arte sul consumo spinto e la mancanza di valori di questa società. Un’opera che voleva rappresentare quanto spreco e, indirettamente, quanto sfruttamento umano e ambientale ci siano al mondo.”
“Che opera?” chiesero all’unisono Fumagalli e Lalore.
“Era un’installazione: un cesto riempito con della spazzatura. Chiaramente, visto che non siamo particolarmente popolari, abbiamo deciso di far sì che la paternità dell’opera venisse attribuita a un misterioso autore, sperando che questi non protestasse.”
Fumagalli urlò, mentre Andreas aveva gli occhi sbarrati.
“Ma questo è quasi illegale!” esclamò Lalore.
“No, non è successo nulla,” volle tranquillizzarli la donna con la borsa, che stava usando un fazzoletto imbevuto per pulire la macchia che si era creata sul tessuto, “forse perché l’artista ha visto che la nostra installazione era in linea con la sua opera prima.”
“E quindi, questa cosa delle uova piene di liquido che cosa dovrebbe rappresentare?” chiese Fumagalli.
“L’orrore che si nasconde dietro le uova,” spiegò una delle altre donne, con lunghi capelli bianchi, “anzi, dentro le uova.”
Lalore annuì rapita da quel concetto e Billa lo dovette notare, perché disse:
“So che sembriamo un gruppo di vecchie galline e, perciò, anche stupide, ma non lo siamo. Ada è stata imprenditrice, Sonia,” disse indicando la donna che aveva appena parlato, “scriveva sceneggiature e opere di teatro, mentre Bruna è professoressa in pensione del dipartimento di chimica. È lei che ha creato le uova: ha lavorato ai loro stampi e alla ricetta per avere dei gusci molto realistici. E poi, oltre alla vernice lavabile, ha riempito le uova di una sostanza che una volta attivata rende il liquido caldo per un paio di ore.”
“Cioè per il tempo della egg hunt,” sottolineò Bruna.
“E siete solo voi a far parte di questa associazione?” chiese Andreas.
“A Milano sì,” disse Billa, “ma c’è un gruppo gemello a New York che in questo momento, fuso orario a parte, si sta dedicando alla consapevolezza sul consumo di carne di agnello.”
“New York!” esclamò Andreas, “quella di questa città sembra essere un’ossessione2!”
“No,” disse Bruna mentre rimetteva delicatamente le uova nella borsa, “una mia ex collega lavorava alla Columbia e anche lei la pensa come noi, perciò ha creato un secondo nucleo radunando altre donne. Bene: credo che per noi sia ora di andare e sistemare le ultime uova, prima che la egg hunt termini.”
Le femmine salutarono i tre, e si confusero nella strada tra altri gruppi di persone.
“Continuiamo la caccia?” chiese Andreas.
Lalore non rispose così lui le chiese se stesse bene.
“Certo. Pensavo solo che forse Billa e le altre abbiano ragione. Lo sfruttamento in genere… forse potremmo almeno provare a essere vegani.”
Andreas urlò.

 

  1. Non essendoci un bambino in questa storia, ne fa le veci Fumagalli che, però, ha una testa piuttosto piccola.
  2. No, non sono io ad avere un’ossessione per questa città statunitense, e lo posso provare con questo piccolo Easter egg o, più propriamente, Easter lamb