Denuncia a carico di (quasi) ignoti

School Daze – Prompt:

Tuo figlio torna a casa con una nota da firmare, ma tu non sei arrabbiato. Perché?1

Per dirla con un eufemismo, la pioggia sembrava apprezzare Milano al punto da aver deciso di passare nella città il secondo fine settimana di fila.
Fu così che, costretti in casa, Lalore, Andreas e Fumagalli erano in salotto, a discutere su quale serie televisiva avrebbero potuto vedere una volta terminato Il trono di spade.
“Bene,” disse infine Lalore alzandosi dal divano, “penso che andrò in cucina a preparare la cena.”
Non appena Lalore ebbe lasciato il salotto, il campanello di casa suonò.
“Andri!”
“Sì, vado io!”
Andreas veniva sempre colto da un fulminante attacco d’ansia tutte le volte che vedeva Manuel in divisa sulla soglia di casa.
Manuel dovette notare lo sbigottimento dell’amico, perché, indicando con un vago gesto del braccio la propria figura, disse:
“Ho finito ora il turno.”
Andreas lo fece accomodare in salotto, dove Fumagalli gli chiese immediatamente:
“Hai una faccia, stai bene?”
“In effetti, no,” rispose Manuel seduto sull’orlo del divano. Non aggiunse altro, e Fumagalli cercò di incoraggiarlo:
“Vuoi forse parlarne?”
“Non vorrei, perché è un argomento delicato. Eppure devo, perché sono di fronte a un dilemma morale.”
Manuel prese un foglio dalla tasca della giacca e lo passò ad Andreas, visto che Fumagalli non aveva le mani per prenderlo.
Andreas scorse il documento.
“Sembra una denuncia…” disse, poi ripensò istintivamente a come aveva condotto la raccolta differenziata nell’ultimo periodo.
“Sì: una banda di ignoti ha lanciato uova marce sulle vetrine di una decina di negozi di cosmetica.”
In quel momento arrivò Lalore, che salutò Manuel e aggiunse un invito a cena:
“Questa sera, pasta con ragù di lenticchie e sedano rapa impanato.”
Manuel non rispose subito, poi balbettò:
“Sedano rapa… No, ho… ho… Non posso proprio.”
Poi Lalore notò il foglio tra le mani di Andreas: glielo prese e, corrucciata, guardò Manuel, il quale ripeté la spiegazione che aveva dato poco prima ad Andreas e Fumagalli.
“E perché mostri questa denuncia proprio a noi?” chiese infine Lalore.
“Perché ci sono state delle descrizioni di alcuni componenti della banda di ignoti, e penso di sapere chi possano essere due di loro.”
Andreas alzò le mani:
“A scanso di equivoci: forse qualche volta ho gettato i gusci delle uova nel bidone sbagliato, ma mai sulle vetrine. Figurarsi ora che non ne compriamo nemmeno,” disse lanciando uno sguardo a Lalore, che ricambiò sorridendo.
“È chiaro che voi non avete nulla a che fare con questa storia. Il punto è che non so se rivelare ai colleghi la loro identità e così da farli perseguire oppure no, perché conosco personalmente questi ignoti, come li conoscete anche voi. Per questo sono venuto qui: per un parere.”
Manuel fece una pausa, poi riprese a parlare, ma lentamente, come se gli costasse fatica:
“Dalla descrizione degli ignoti, che tecnicamente dovrei definire ignote, una è una gallina, dal piumaggio ben folto…”
Fumagalli urlò.
“…mentre l’altra è stata descritta come una donna esile, dallo stile alla Audrey Hepburn, e dai capelli corvini. E ho paura di conoscere una donna che rispecchi esattamente questa descrizione.”
Fece una pausa, sospirò, e disse:
“Brianna.”
Fumagalli urlò di nuovo.
Manuel calò la testa:
“Chiaramente, sono due persone… be’, due femmine del tutto rispettabili, senza precedenti penali o condotte criminali.”
Fumagalli trattenne un urlo: ricordava benissimo che Billa, poco più di un anno prima, aveva nascosto erba nel quartiere.
“D’altra parte,” continuò Manuel, “io sono un uomo della legge, ho dei doveri non solo morali, ma anche professionali. La mia coscienza…”
“Posso capire come ti senti,” intervenne Lalore, “ma perché non provi a parlare con loro?”
“Poco fa ho provato a contattare Brianna, ma deve essere come sempre in qualche suo viaggio, perché è completamente irreperibile.”
“Lo immagino,” disse Andreas.
“Prova con Billa, allora,” suggerì Lalore.
Ancora, Fumagalli si dovette trattenere dall’urlare.
“Ci ho pensato, ma sai che dispiacere darei al signor Cavalleri? Poveraccio, da quando vive con la sua nuova famiglia di animali, è così contento. Non vorrei turbare il loro ménage familiare.”
“Andiamoci ora, tutti insieme,” disse Lalore consegnando la denuncia a Manuel, “però aspettate un attimo: devo spegnere il gas delle lenticchie.”
“Ma siete vegani?” chiese Manuel ad Andreas quando furono alla porta ad aspettare che Lalore li raggiungesse, mentre Fumagalli si sistemava le penne per uscire.
“Non è male come può sembrare.”
Il signor Cavalleri sembrò essere molto contento di vedere i quattro davanti la porta di casa.
Li fece accomodare in cucina, dove c’erano sui fornelli due piccoli tegami di acciaio annerito, e un intenso odore di broccoli.
“Ci rendiamo conto dell’orario un po’ inopportuno,” disse Lalore, “ma non staremo molto.”
Poi guardò Manuel, il quale disse:
“C’è Billa?”
“Sì, è di là con una sua amica.”
Manuel venne come percorso da un brivido alla parola ‘amica’.
“Volete che ve la chiami?” continuò il signor Cavalleri.
“Le chiami entrambe,” rispose Manuel.
Ma chi entrò in cucina con Billa e il signor Cavalleri non fu Brianna, come apparentemente sospettava Manuel, ma Bruna. Lalore, Andreas e Fumagalli la salutarono.
“Che cosa succede?” chiese Billa.
Manuel prese di nuovo il foglio dalla giacca, lo poggiò sul tavolo, e spiegò per la terza volta la storia della denuncia. Poi disse:
“Ho motivo di sospettare che la gallina sia tu, e la giovane Brianna.”
“Corretto,” disse Bruna, “mentre la donna che faceva le boccacce sono io.”
“Ma…” cominciò Manuel, “ma perché?”
“Perché siamo un gruppo di femministe,” disse Bruna, “anzi, se aspetti ti vado a prendere uno dei nostri nuovi sticker, così ci fai pubblicità.”
“E perché,” aggiunse Billa mentre l’altra era andata via, “ora che le giornate sono più lunghe, produco più uova e Phil non le mangia tutte. Visto che, da gallina libera, ho il diritto di fare ciò che voglio con le mie uova, a maggior ragione posso usare quelle marce come meglio credo.”
Tutti annuirono, perché quel ragionamento non faceva una piega.
“E Brianna? Che cosa c’entra?”
Rispose Bruna, mentre regalava agli ospiti degli adesivi dalla forma ovarica:
“Brianna si è imbattuta nella nostra associazione vedendo uno di questi adesivi attaccato a un semaforo. Ha saputo di che cosa ci occupiamo e ha deciso di farne parte. Ci diceva che è stanca di tirarsi le sopracciglia e di farsi sempre la ceretta per soddisfare il suo ruolo di donna con la gonna.”
Lalore, Andreas e Fumagalli furono i soli ad annuire, anche se per ragioni diverse.
“Quindi avete preso di mira i negozi di cosmetica perché volete che le donne non curino il proprio aspetto esteriore?” chiese Manuel.
“Perché come una femmina decida di esprimere o no la propria femminilità, è banalmente solo affar suo. Non è giusto che i negozi di cosmetica mostrino come una dovrebbe essere,” disse Billa.
Questa volta ad annuire furono solo Manuel e Lalore. Fumagalli, invece, sembrava rapito da quelle parole.
“Avete visto come è coraggiosa Billa?” disse il signor Cavalleri, poi aggiunse, “chiaramente anche le sue amiche.”
Fumagalli notò il sorriso che Bruna lanciò al signor Cavalleri e che questi ricambiò.
“Vero,” disse Lalore, “e penso che la vostra causa sia giusta.”
Poi questa si voltò verso Manuel.
Fumagalli lo guardò, preoccupato.
“Va bene,” disse invece Manuel, letteralmente ritirando la denuncia, “non dirò nulla. Ma fate attenzione, va bene? Potreste passare dei guai.”
Billa e Bruna lo ringraziarono.
Poi, proprio mentre i quattro stavano togliendo il disturbo, si sentì un sax suonare.
“È Phil,” spiegò il signor Cavalleri, “in questi giorni si esercita anche prima di cena perché ha un concerto con il suo gruppo a Gessate.”
I quattro, rapiti dalla voce melodiosa dello squonk, si fermarono per altri 10 minuti.

  1. Non essendoci figli in questa storia, il prompt è stato riadattato.