Il/a proposito di Phil

Hindered Resolutions – Prompt:

Hai scelto dei buoni propositi per il nuovo anno, e conti di riuscire a portarli tutti a termine per la prima metà dell’anno. Ma ogni volta che ne fronteggi uno, qualcosa va storto. Come affronti la cosa?1

In tre mesi, Phil aveva fatto enormi progressi. Certo, la sua bassa autostima non gli aveva ancora permesso di mostrarsi agli altri fuori dalla scatola, ma continuava a scrivere messaggi sui foglietti di carta, mail a Fumagalli, e a pronunciare 4 o 5 parole ogni giorno, quando interpellato su questioni effettivamente importanti. Si impegnava molto, e tutti erano fieri di lui, specialmente Billa.
Poi, dopo Natale, Phil udì parlare dal vociare del televisore in soggiorno dei cosiddetti ‘buoni propositi per l’anno nuovo’. Si informò meglio sul proprio smartphone, e gli sembrarono essere una cosa sensata. Ovviamente, il suo problema di autostima non gli permise di proseguire immediatamente in quella direzione, e contattò via mail la propria terapista per una conferma. La risposta, molto lunga e articolata, sembrava essere positiva, così Phil formulò il proprio proposito per l’anno nuovo: parlare di più.
Poi, un po’ per paura, un po’ per attenersi al fatto che il proposito fosse per il 2019, e non per la fine del 2018, attese la notte 31.
Il signor Cavalleri era in poltrona a vedere l’immancabile annuale concerto televisivo, circondato da una Billa sonnacchiosa (le ore piccole proprio non le si confacevano) e da Ilgeco. Phil, con ansia, ascoltò il fatidico conto alla rovescia e si preparò a dire ‘buon anno’, ma non poté aprire bocca. Sentì solo gli altri scambiarsi gli auguri. Cercò di prendere coraggio, ma gli sembrò che, una volta passati cinque minuti, fosse inopportuno fare ancora gli auguri, perciò scrisse uno dei suoi soliti foglietti con un augurio e lo fece uscire dalla scatola senza dare troppo nell’occhio. Poi, con delusione, decise di lasciar perdere l’obiettivo.
Il foglietto venne notato da Billa la mattina dopo.
“Auguri anche a te,” gli disse, poi mosse la testa rapidamente, pensosa, e aggiunse, “la tua calligrafia è più nervosa del solito. È successo qualcosa?”
Phil le rispose con un foglietto:
no. appunto
“Dimmi.”
‘proposito 2019: parlare di più’
Billa sussultò sul posto:
“Ma è un proposito meraviglioso, sono fiera di te! E poi è anche una decisione saggia dal punto di vista ambientale: anche se scrivi su carta riciclata, che verrà poi comunque riciclata, si risparmierebbero delle risorse. Bravo!”
grazie
“E quando cominci?”
Dalla scatola non venne nessun foglietto, come pure nessuna voce.
“Phil?” lo incoraggiò Billa.
“Stasera,” rispose Phil nella sua calda voce da sax tenore.
Ma la sera il mutismo di Phil fu esattamente il solito. Inoltre, l’ansia e il nervosismo, fecero sì che la scatola si bagnasse anche un po’.
Fu Ilgeco ad accorgersene, quando si bagnò le zampette passando nei pressi di Phil. Chiamò subito Billa la quale, da brava mamma chioccia, accorse immediatamente.
“Phil! Calmati, va tutto bene,” gli disse subito.
fallimento. non parlo
Ilgeco lesse il foglietto e chiese spiegazioni.
“Ma non sta andando bene per un solo motivo: l’approccio è sbagliato,” disse dopo che Billa gli ebbe spiegato il proposito di Phil.
?
“Vedi,” continuò il piccolo rettile, “il tuo proposito è ottimo, ma ti mancano due cose per poterlo portare avanti. La prima, è che lo devi specificare meglio. Parlare di più: quanto? Quando? Come?”
“Vai avanti,” disse Billa, curiosa.
“La seconda è che devi condividere il tuo proposito. Chiaramente, devi farlo con le persone a te più care, così non ti giudicheranno e non ti sentirai giudicato, ma è fondamentale coinvolgere gli altri.”
“Grazie per i consigli, però, Phil, stasera ti sei già tanto emozionato. Ci penserai domani.”
Così, il giorno seguente, Phil si concentrò sul suo obiettivo e sulla sua specificità. Ragionò per tutto il pomeriggio e, verso le 17, scrisse così su un foglietto quanto aveva immaginato di raggiungere, usando perfino le lettere maiuscole:
Entro sei mesi voglio arrivare a parlare 5 minuti dopo le ore 20, utilizzando un linguaggio che preveda anche l’uso di articoli, pronomi e avverbi (messaggi inclusi).
Poi, seguendo il consiglio di Ilgeco, decise di condividere il proprio proposito con l’unico componente della casa che non ne era a conoscenza: il signor Cavalleri. Per iscritto, visto che non era ancora l’ora prestabilita, chiese a Billa di mostrare il foglietto del proposito al signor Cavalleri. Questi sorrise e si mostrò subito entusiasta dell’idea.
Arrivò così la sera: il signor Cavalleri si era accomodato nella poltrona del soggiorno e aveva messo a volume basso uno dei dischi che Lalore gli aveva regalato, mentre Billa e Ilgeco era accanto alla scatola. L’atmosfera era familiare e rilassata, ma Phil si sentì sotto pressione, e non riuscì a emettere un suono se non dopo le 21:
“Buonasera,” disse, non essendo proprio un grande oratore.
In tutta risposta, il signor Cavalleri, in poltrona, russò un po’ più forte, e si sistemò meglio. Restò solo il suono del disco, in quel momento in una delle parti musicali.
ho sbagliato?
“No, hai parlato benissimo,” lo rincuorò Billa, “non è colpa tua.”
“Più forte,” lo incoraggiò invece Ilgeco, “riprova.”
“Buonasera!”
Questa volta il signor Cavalleri si svegliò: si guardò intorno, e poi si rimise a sonnecchiare, cullato dalla musica.
“Sei stato davvero notevole,” disse Ilgeco, “ma ti suggerisco di scegliere qualcun altro con cui condividere il tuo proposito.”
Così, il mattino dopo, ancor più agguerrito, Phil scrisse una mail a Fumagalli:
ore 21:00: vieni.
La sera Fumagalli arrivò perfino in anticipo, con le penne ben sistemate. Fu Billa ad aprirgli la porta.
“Buonasera,” la salutò, “ho ricevuto una mail di Phil.”
“Non avevo dubbi che avrebbe scelto te,” rispose la gallina mentre gli faceva strada.
“Per fare che cosa?”
“Te lo deve spiegare lui. È più giusto così. Phil,” disse appena furono vicini alla scatola in soggiorno, “è arrivato Fumagalli. Vuoi dirgli qualcosa?”
“Buonasera.”
“Buonasera a te. Mi fa molto piacere sentirti.”
Ci fu una lunga pausa: Phil non era davvero pratico con i convenevoli e le rotture di ghiaccio. Disse:
“Io…” altra pausa, come se l’uso del pronome gli avesse prosciugato tutte le forze, “parlerò… di più. Leggi.”
Con una zampa, Billa fece strusciare sul pavimento il foglio con il proposito di Phil, e Fumagalli lo lesse:
“È un’ottima cosa. Sono fiero di te. E di che cosa vuoi che parliamo?”
?
“Hai un argomento di cui vuoi parlare? Del freddo in arrivo, o dei chili messi su in queste feste…?”
non so.
Poi il pavimento iniziò a bagnarsi, e Billa accorse:
“Va bene così: per stasera hai usato già molte parole di seguito. Stai tranquillo. E poi si è fatto tardi.”
Fu così che Fumagalli venne accompagnato da Billa alla porta. Cercò di fare tesoro di quei minuti da solo con lei:
“E tu, come stai?”
“Bene, perché?”
“Così. Anzi, mi sembra che tu sia in ottima forma: il tuo piumaggio è folto e lucido.”
“Grazie: merito della dieta varia che mi permette il signor Cavalleri. Ma credo che anche Lalore e Andreas ti trattino bene, a giudicare dalle tue penne. Buonanotte,” lo congedò.
Fumagalli tornò a casa tutto contento, e ringraziò in cuor suo Phil per averlo scelto e contattato.
Il giorno dopo Phil rifletté su che cosa fosse andato storto la sera prima e capì che, effettivamente, non bastava avere la voglia di parlare, ma anche avere qualcosa da dire.
Passò tutto il giorno sul proprio smartphone fino a che, la sera, con il suo pubblico animale lì riunito, lasciò passare un foglietto:
poesia haiku.
“E che cos’è?” chiese Billa.
“È un genere di poesia originaria del Giappone. Si tratta di componimenti molto brevi,” disse Fumagalli, fiero di quelle parole quasi quanto della sua coda.
“Tipo la poesia ermetica?” chiese Billa.
“Ancora di più.”
“Le scrivi tu?” chiese Ilgeco meravigliato.
rivista La nuova Sakura. Download.
“Quindi ci vuoi leggere qualche verso?”
“Sì,” disse Phil.
“Ti ascoltiamo,” disse Billa, anche se dal noi era chiaro che il signor Cavalleri fosse escluso, come sempre sonnacchioso e cullato dai suoni del giradischi.
quale leggo?
“La prima che trovi,” disse subito Ilgeco.
quelle di Rintaro Nambeci?
“Ma sì, certo.”
Ci fu una pausa, la stessa che un bravo attore avrebbe fatto per impostare la voce:
“Ogni notte abbraccio forte il tuo cuscino. Freddo.”
“Bravo!” esclamò Billa, “continua.”
Ci fu una breve pausa, poi Phil enunciò:
“Ti aspetto, come sempre, nella notte ventosa. Tram.”
“Ancora una, forza,” lo incoraggiò Ilgeco.
“Felicità. La botte piena e la moglie bella e ubriaca.”
Fu un tripudio: Billa sbatteva le ali e Fumagalli urlava. Ilgeco, molto più discreto, si arrampicò soltanto sulla scatola di Phil per batterci sopra con le zampette, a mo’ di applauso.
Phil andò a dormire felice e il giorno dopo non vide l’ora che fossero le 21, per poter leggere qualche altra cosa.
Era così euforico, che quando il signor Cavalleri accese il giradischi con uno degli LP e si andò a sedere in poltrona, non resistette e canticchiò la parte strumentale della musica che faceva da intermezzo alle poesie.
“Ma…” disse il signor Cavalleri, “sei tu, Phil?”
“Scusa,” disse questi.
“Ma no, anzi. Sei molto intonato e hai una bellissima voce.”
Fu così che quella sera, Phil improvvisò sulle canzoni del disco, e il suo pubblico, signor Cavalleri incluso e sveglio, ne ascoltò la musicale voce con profonda ammirazione.

  1. Per motivi di letterari (o presunti tali), il proposito è uno solo, e la linea temporale è di poche sere, visto che la storia è relativa a una sola settimana.