Parole arcane… e ar-gatto

Thesaurus Abuse – Prompt:

Usa un dizionario dei sinonimi e dei contrari, e trova cinque sinonimi inusuali di parole di uso comune.  Inoltre, fai in modo che un personaggio utilizzi una delle parole in modo scorretto.

Lalore aveva deciso di organizzare una serata tra donne. Almeno, così la presentò alle sue colleghe, ma il vero intento era molto più encomiabile: voleva semplicemente che la bionda stesse in compagnia.
“Andri, penso che stia passando un periodo orribile. Sempre in casa, a guardare commedie brillanti nelle quali un lui incontra una lei e a fine film si mettono insieme. Non le fa bene rifugiarsi in un romanticismo distorto,” spiegò Lalore ad Andreas.
Questi le diede ragione, anche se gli spiaceva regalare a Odoacre una serata senza filmetti. Disse invece:
“Non è un problema se allora Fumagalli, Manuel e io andiamo a cena fuori?”
Lalore gli rispose con un bacio.
Fu così che, in una di quelle sere che ormai sapevano di inverno, i tre maschi si trovarono al consueto pub. Andreas, in effetti, tentò fino all’ultimo di evitare che si andasse a mangiare proprio lì, visto che era un luogo nel quale Odoacre bazzicava, e quella sera sarebbe stato libero, ma Manuel insisté:
“Adoro gli hamburger che fanno.”
Si trovarono relativamente presto al locale e, infatti, c’era ancora poca gente. Ordinarono subito, poi Manuel chiese:
“Ma, Brian? È da un po’ che non lo vedo.”
“E non lo vedremo per un altro pezzo,” rispose Andreas.
“È via per lavoro,” precisò Fumagalli.
Manuel annuì, poi cambiò discorso:
“Stasera mi sento particolarmente famelico: spero ci servano tosto.”
“Ma non hai chiesto un hamburger?” rispose Andreas
Le ordinazioni arrivarono subito e, con gran voracità, i due uomini terminarono i rispettivi hamburger, mentre Fumagalli indugiò un po’ sull’insalata.
“Ah,” sospirò Manuel portandosi le mani sullo stomaco, “mi sento proprio satollo.”
“Scusa?” chiese Andreas.
“Ho detto che mi sento satollo,” ripeté Manuel.
Andreas annuì: era esattamente quanto aveva udito poco prima. Bisbigliò a Fumagalli:
“Vuol dire che dobbiamo chiamare un medico?”
“No, vuole dire che probabilmente non ordinerete l’extra porzione di patatine fritte.”
“Bene,” disse Andreas a Manuel, “la tua novella mi allieta.”
Andreas aggrottò la fronte e ripeté a bassa voce ‘novella… allieta’.
“Tutto bene?” chiese Manuel, “forse un rovello ti angustia?”
Fumagalli urlò.
“No, tutto irreprensibilmente bene,” rispose Andreas, poi rimase a bocca aperta e boccheggiò.
Manuel sorrise, poi si alzò:
“Scusate, la birra sta dando i suoi esiti e ho l’urgenza di mingere.”
Andreas guardò Fumagalli e alzò le spalle, confuso, poi disse:
“Qualunque cosa sia andato a fare non importa adesso: che cosa sta succedendo? Perché convieni anche tu con me che stiamo incontrovertibilmente adoperando un lessico a dir poco balzano.”
“Forse qualcosa nel cibo,” suggerì Fumagalli, e guardò dubbioso la propria insalata.
“Ma chi potrebbe mai… No, non mi dire: quel gattaccio! Scommetto che c’è il suo zampino. Vado a scovare quella fiera da borsetta.”
Andreas si alzò, in cerca di Odoacre. In effetti lo trovò, e gli andò subito incontro, oltrepassando i due scagnozzi con i quali si accompagnava sempre nei pub:
“Tu! Che diavolo hai fatto addizionare alle nostre pietanze?”
“Tra gentiluomini ci si saluta, prima di tutto,” gli rispose Odoacre.
“E tu non sei né gentile, né uomo. Allora? Vorresti delucidare per cortesia?”
“Non capisco,” rispose il gatto muovendo la coda.
“Non ti avvedi di come sto parlando? Sembro un vocabolario del secolo decimonono!”
“Senti, non so che cosa tu stia farneticando, ma ti garantisco che non ho nulla a che vedere con questa storia. Non ho nessuna voglia di perdere tempo con voi in questa mia prima uscita. Anzi, se permetti, devo regolare una questione molto importante: lasciami stare.”
A un cenno del capo di Odoacre, i due uomini spinsero via Andreas, che tornò così da Fumagalli. Gli spiegò quanto gli aveva detto il gatto e il pavone commentò:
“Odoacre sarà anche un gatto sottilmente diabolico, ma se avesse effettivamente drogato i nostri piatti, non avrebbe mentito.”
“Concordo. Ma allora, se non è stato lui,” disse Andreas, “che cosa sta facendo la Robi?”
“Sarà il prompt.”
“Nessuno mai darebbe si arrischierebbe a dare un prompt che obblighi i lettori a stare accanto a un vocabolario.”
“E se…” azzardò Fumagalli, “e se la Robi si fosse innamorata?”
“La Robi si innamora e parla a vanvera? Sta messa bene.”
“Non saprei, però pensaci: se si fosse innamorata di uno che legge le sue storie e volesse mostrarsi intellettuale?”
“Questo potrebbe decisamente essere plausibile… assumendo che sia single…”
“Una che scrive di un pavone parlante e un gatto imprenditore? Come potrebbe non essere single?”
Andreas rimase in silenzio, poi, tutto a un tratto, rise:
“Se fosse vero… se fosse vero… Banana!”
“Che ti prende?”
“Trattore,” esclamò Andreas alzandosi in piedi e saltellando sul posto.
“Andreas!” lo richiamò Fumagalli, “che stai facendo?”
“Il citrullo, così se è vero quanto hai detto, appena il tizio leggerà questa scena stupida, sbietterà. Si chiama vendetta.”
“Per una volta devo dirti che hai avuto una splendida idea,” si affrettò a dire Fumagalli prima che Manuel si riaccomodasse.
“Allora, Manuel” cominciò Andreas, trattenendo a stento le risa, “hai statohai stato…”
Andreas non riuscì a concludere la frase: scoppiò a ridere davanti a un corrucciato Manuel, e di fianco a un Fumagalli così eccitato, da urlare a più non posso.
“Andreas, va tutto bene?”
“Certo, anzi: di più. Sto così bene, da voler libare una grappa! Cameriere: un’acquavite.”
Andreas rifletté per un istante sul verbo che aveva adoperato, poi rise di nuovo.
“Ma tu in genere non bevi alcolici,” constatò Manuel, “mi hai raccontato che lo sopporti male, e che ti fa fare cose stupide.”
“Ma sì,” rispose Andreas, “una volta ogni tanto…”
Andreas bevve tutto d’un fiato il bicchierino che il cameriere gli aveva portato, poi si alzò:
“Venite, andiamo a cercare il nostro amico felino per un genuino sollazzo.”
Fumagalli capì le intenzioni dell’amico, e lo ammirò per il suo volersi sacrificare solo per il gusto di vendicarsi. Manuel, invece, si accodò piuttosto confuso.
Odoacre però era irraggiungibile: a coprire la zona del bancone dove tipicamente si faceva servire il latte, c’era una folla impressionante di uomini. Nel vociare, si sentivano frasi come:
“Ma a quanto sono?”
“Non ho capito…”
“Certo che lei è proprio una bella gallinella.”
“Macché, è una pollastra di prima categoria.”
A quei commenti, il vecchio Andreas, quello che era stato lasciato da Lalore, si sarebbe fatto immediatamente strada per vedere a chi quei complimenti fossero rivolti. Invece, l’Andreas che era riuscito a riconquistare Lalore, si avvicinò solo spinto dalla curiosità, perché era chiaro che stava per succedere qualcosa di grosso. I tre si fecero strada e videro qualcosa di surreale: Odoacre, sullo sgabello, stava giocando al suo mortale forbici-carta-sasso contro una gallina, anch’essa su uno sgabello.
Fumagalli urlò: era Billa.
“No! Andreas, dobbiamo fermarla, prima che faccia qualcosa di stupido,” disse.
Andreas fece per muoversi verso la gallina, ma i due scagnozzi intercettarono il movimento e si pararono davanti ai tre, facendoli retrocedere di un paio di passi.
“Che sta succedendo?” chiese Manuel a uno che stava lì intorno.
“La gallina è in vantaggio, ma ora c’è l’ultima mano, dove si giocheranno il tutto per tutto.”
Fumagalli urlò ripetutamente:
“La sta ingannando! La sta ingannando! Billa, ti sta ingannando!”
“Vai, Fumagalli, presto,” gli disse Andreas, “solo tu hai la taglia giusta per sfondare la folla e avvertirla del periglio!”
Fumagalli si fece strada, ma quando arrivò davanti fece solo in tempo a vedere che l’ultima mano (letteralmente) era appena iniziata.
Come nei film, vide la scena al rallentatore: Odoacre, quasi a fine corsa dell’estensione della zampetta, stava cominciando a mettere in atto il proprio trucco, arricciando le sue falangi.
Billa, invece, mosse la testa rapidamente un paio di volte, come a guardare meglio la mossa dell’avversario, e il suo terzo dito della zampa, fino a quel momento ripiegato, si stese prima che Odoacre potesse completare la propria mossa.
Tutti guardarono in silenzio il risultato finale: sasso per Odoacre, carta per Billa.
“A quanto pare, ho vinto,” disse Billa.
Odoacre non rispose subito, e guardò la propria zampetta per qualche istante, poi disse:
“Sei stata una degna avversaria, ti stimo. Che cosa vuoi?”
“Niente, è solo un gioco,” rispose Billa arruffando le penne, come a voler scaricare la tensione del gioco.
“Gente come te è rara: mi piaci. Ti posso almeno offrire qualcosa?” le chiese Odoacre.
“Ti ringrazio, ma per me si è fatto tardi: in generale, non faccio le ore piccole,” disse Billa svolazzando giù dallo sgabello.
Nessuno si azzardò a fare battute sull’orario, e la folla si aprì per farla passare, in silenzioso rispetto.
Anche Fumagalli la guardò, completamente catturato da quell’esserino con il piumaggio ormai completamente ricresciuto e lucido.
“Be’,” disse Andreas avvicinandosi a Fumagalli, ora che la folla stava disperdendosi, “direi che è stata una situazione esacerbante.”
“Esacerbante? Che intendi?” chiese Manuel.
“Exacerbare, fuori e acerbo, e acerbo è legato ad acre. Vuol dire che Odoacre è stato fatto fuori.”
“E questo sarebbe latino o… la grappa?”
“Chiediamo all’intellettuale: Fumagalli…? Fumagalli…?”
Andreas e Manuel richiamarono l’attenzione del loro amico solo dopo vari tentativi.