Squonk

Did You Hear That? – Prompt:

Inserisci in una storia quante più onomatopee possibile.

“Allora, il tempo di chiamare un attimo mia mamma, e poi andiamo,” disse Lalore alzandosi dal divano del salotto con il telefono in mano, lasciando Andreas da solo davanti al telegiornale. Si incamminò verso la cucina, e il rumore delle sua pantofole si attutì via via.
Ciac ciac ciac…
“Hai sentito?” chiese Fumagalli ad Andreas.
“Che cosa? I passi di Lalore? Certo.”
“No, quella strana sensazione.”
Andreas alzò le spalle e Fumagalli si rassegnò:
“Sarà stata solo una mia impressione, allora.”
“Decisamente,” disse Andreas, poco prima di spegnere il televisore.
Zap!
“Adesso sì, vero? L’hai sentito anche tu?” disse Fumagalli.
Questa volta Andreas degnò il suo amico di più attenzione:
“Sì, c’è qualcosa di diverso dal solito, come… Come se per un istante mi fossi dissociato.”
Fumagalli passeggiò sul pavimento.
Tic tic tic…
“No, non può essere,” disse con orrore quando si fu fermato, “la Robi ci manda in narrazione per una frazione di secondo ogni volta che c’è un rumore!”
“Hai ragione: non può essere. Non può bloccarci così: sai quanti rumori ci sono?! Deve essere qualche altra cosa.”
“Forse ho un’idea, però mi devo concentrare: aspetta.”
Trrrrr…
“Hai ragione,” disse Andreas, “almeno, io mi sono fermato un microsecondo mentre formavi la ruota. Sono esterrefatto: che diavolo si è messa in testa la Robi, questa volta? Lei e il suo essere originale. A volte spero che qualcuno scriva un racconto su di lei.”
“Perché mai augurarle la fama e una trasposizione letteraria della sua personalità?”
“Perché così potrei avere la possibilità di incontrarla in questo universo e di dirle tutto quello che penso di lei.”
…Ciac ciac ciac
“Allora, Andri, Fumagalli: andiamo?”
Annuirono entrambi e la seguirono verso il pianerottolo.
“Preparati,” disse Andreas a Fumagalli, “tra poco ci sarà l’immancabile dlin-dlon del campanello…”
Driin!
Aspettarono che il signor Cavalleri aprisse loro la porta.
Clack!
Squeek…
“Signor Cavalleri!” esclamò Lalore.
Smack smack!
Andreas, invece, salutò il signor Cavalleri con una silenziosa stretta di mano.
“Buonasera ragazzi. Prego, da questa parte.”
Lentamente, al ritmo del signor Cavalleri, ancora ingessato per via della rottura dell’alluce, si recarono in cucina.
“Lalore, vorresti essere così gentile da prendere qualcosa? C’è dell’aranciata in frigo, e dei biscotti nella seconda anta del mobile, lì in basso.”
“Signor Cavalleri, non si disturbi, stiamo bene così.”
“Fatemi compagnia: io lo prendo volentieri un bicchiere di aranciata, e anche una merendina al cioccolato.”
Lalore sorrise e si alzò: prese quanto il signor Cavalleri le aveva chiesto, nonché tre bicchieri. Ne riempì uno immediatamente, e lo porse al padrone di casa.
Glu glu glu…
“Andri, tu ne vuoi?”
“Ehm… No, preferirei evitare di creare rumo… ehm, disturbo. Grazie.”
Lalore riempì perciò solo un secondo bicchiere di aranciata.
Glu glu…
Il signor Cavalleri scartò la merendina.
Gnam gnam gnam…
“Signor Cavalleri,” disse Fumagalli, quasi urlando, “non c’è Billa?”
“Sì, certo. È di là in soggiorno, sta sistemando le sue uova.”
“Che cosa intende?” chiese Andreas.
“Billa è una gallina, depone le uova e, ogni giorno le sistema in uno scatolone in soggiorno. Poi non so che cosa ci faccia: in fondo, è roba sua,” spiegò il signor Cavalleri, poi aggiunse, “vai pure da lei.”
“Grazie, con piacere. Andreas, mi accompagneresti?”
I due si allontanarono e Andreas, con tono malizioso, disse:
“Hai chiesto di lei! Allora Billa ti piace!”
“No, non è vero che mi piace.”
“Ma allora perché hai chiesto dove fosse?”
“Non ne potevo più di essere fermato a ogni sorso di aranciata, o a ogni morso. E poi, hai visto, a tavola c’erano i cantucci alle mandorle, e Lalore ne va matta.”
“Vero, e sono rumorosissimi da mangiare,” constatò Andreas con una piccola smorfia di terrore, “in questo caso, grazie per averci fatti scappare.”
“Spero solo che la Robi abbia pietà di noi e non ci faccia continuare a lungo con questa serie di interruzioni,” disse Fumagalli con una vocina triste.
Andarono nel soggiorno, ma di Billa non c’era nessuna traccia. C’era invece, in un angolo, uno scatolone di cartone. Andreas ci andò quasi correndo:
“Guarda: è il cartone di televisore col tubo catodico! Una cosa rarissima, oggi!”
Andreas si inginocchiò e mise le mani ai bordi della scatola, smuovendola.
“Piano,” gli disse Fumagalli, “o farai una frittata.”
“No, guarda,” lo rassicurò sollevando il coperchio della scatola, “è tutto…”
Gasp!
“Ma…” balbettò Andreas, “qui non c’è nulla.”
“Come niente?”
“Guarda: solo un po’ di acqua che ha bagnato il fondo. Eppure mi sembrava che lo scatolone fosse pieno al tatto. Vedi qui-”
Gasp!
Questa volta ad avere il respiro mozzato per la sorpresa fu Billa, che colse i due ospiti alle spalle. Arrivò da loro correndo e svolazzando, per fare prima:
“Il mio squonk!”
“Squonk?” disse Andreas a Fumagalli, “che rumore è squonk? E poi, perché lo dice, invece di farlo, questo rumore squonk?”
“Lo squonk! Phil!” continuò a blaterare Billa saltellando attorno allo scatolone, con il coperchio ancora aperto.
“Billa, calmati,” le disse Fumagalli, e reciprocò quanto lei aveva fatto con lui una volta: quasi le tirò via una penna da un’ala. Il trucco funzionò, e Fumagalli proseguì:
“Partiamo dall’inizio: che cosa vuol dire squonk? È un verso particolare di voi galline?”
“Vi spiegherò tutto, ma prima: chiudete lo scatolone e allontaniamoci. Ma mi raccomando: non voltatevi a guardarlo,” disse Billa. I due maschi fecero come aveva detto loro, vedendola così determinata e risoluta.
“Ci spieghi adesso che cosa succede?” chiese Andreas.
“In quella scatola ho Phil, uno squonk.”
“E uno squonk è…” cominciò Fumagalli, sperando che Billa completasse la frase.
“Lacrimacorpus dissolvens, un animale molto timido, che si scioglie in acqua quando qualcuno prova a vederlo. Magari, ora che non ci sente vicini a lui, si riassembla.”
“Mai sentito di un simile animale,” constatò Andreas scotendo la testa.
“Quindi il signor Cavalleri ha in realtà due animali domestici?”
“Sh! Non sa dello squonk. L’ho percepito in strada quando il signor Cavalleri era ricoverato. Mi ha fatto pena, povero cucciolo, lo sentivo piangere. Così gli ho chiesto di venire qui in segreto e gli ho fatto strada, sempre evitando di guardarlo. Si fida solo di me.”
“Quindi la storia delle uova è finta?” concluse Fumagalli.
“Non completamente: le mangia Phil.”
Andreas sorrise a Billa, e le diede una piccola carezza sul piumaggio, sempre più folto:
“Sei generosa a prenderti cura di lui.”
“Dopo quanto ho passato, e dopo la fortuna che ho avuto a venirne fuori, è il minimo. Per ora ci arrangiamo con quello scatolone, ma spero di trovare a breve termine una sistemazione migliore per lui.”
Fumagalli annuì in silenzio, fissando Billa molto intensamente.
…Ciac ciac ciac
“Andri, vogliamo andare a casa? Oh, Billa!” esclamò Lalore, “come stai?”
Parlottarono per qualche minuto, poi i tre si accomiatarono.
“Andri, che ne dici di un gateau di patate per cena?” disse Lalore appena furono rientrati.
“Dico che sarebbe stupendo.”
“Allora mi metto subito all’opera.”
Ciac ciac ciac…
“Vado a darle una mano,” disse Andreas a Fumagalli, “però prima c’è una cosa che vorrei chiederti.”
“Dimmi.”
“Devo prenderlo come un complimento il fatto che la ruota che hai aperto prima che andassimo dal signor Cavalleri sia stata migliore di quella che hai fatto per Linda?”
Trrrrr…