L’avventura di Holmes e del pavone

Elementary – Prompt:

Qualcuno bussa alla porta. La apri e trovi un uomo vestito come Sherlock Holmes. Ti dice che è un detective, e che sei un sospetto nella scomparsa di una persona che si chiama John Watson. Che cosa succede dopo?

Dopo l’ansia iniziale legata all’installazione del decoder, Andreas si era del tutto tranquillizzato. Ogni cosa sembrava funzionare normalmente: le immagini erano buone, il menù non aveva le lettere sfocate, l’apparecchio non si surriscaldava dopo le ore di duro lavoro nel fine settimana… Insomma, Andreas si ricordava che Odoacre aveva messo il suo zampino nella sua attività preferita soltanto quando l’occhio incappava nella scritta Asir Sat sul telecomando.
Quel venerdì sera, Andreas stava guardando la puntata finale di un programma televisivo.
Fumagalli, invece, guardava il gadget che era uscito nel pacco: un soprammobile di legno a forma di gatto. Gli occhi, le orecchie, le zampe e la coda erano di legno scuro, come il mogano, mentre il resto era chiaro come il compensato.
“Tu credi che ci sia un trucco, in questo soprammobile?” chiese Fumagalli, senza ottenere l’attenzione di Andreas, così continuò, “voglio dire, una telecamera, o una piccola macchina fotografica che vede che cosa facciamo. Uno come Odoacre potrebbe farlo. Ma mi senti?”
Lasciò perdere e fece per andare in cucina, dove Lalore stava lavando i piatti. Ma, in quel momento, suonò il campanello.
Andreas udì l’urlo di Lalore che lo pregava di andare ad aprire, e sbuffò rumorosamente prima di alzarsi.
Alla porta trovò un uomo molto più che elegante: era vestito come Sherlock Holmes, nella sua iconografia classica. Berretto in stile deerstalker, impermeabile a scacchi, pipa curva a sassofono.
“Brian, sei tu?” chiese Andreas.
“Come dice prego?” gli rispose l’uomo, con un lieve accento straniero, “anzi, permetta di presentarmi: mi chiamo Holmes, e sono un investigatore privato.”
Andreas sorrise a Fumagalli, che nel frattempo lo aveva raggiunto, e gli strinse l’occhio.
“Signor Holmes, non stia lì sulla porta. Prego, si accomodi.”
“Che diavolo hai in mente? Perché lo hai fatto entrare?” disse Fumagalli a bassa voce mentre Holmes si toglieva cappello e impermeabile, e rivelava di indossare un completo a giacca fuori moda di oltre un secolo.
“Fa l’investigatore, come Brian!”
“E allora?”
“Non ti ricordi che Salinks è un autore ripetitivo? Gli ha cambiato forma, accento, ma è lui: Brian! Ti avevo detto in metro che l’avremmo rivisto.”
“A parte che quella era la mia linea di dialogo, perché tu avevi la battuta successiva, con le fermate della metro-1
“Va bene, ok. Comunque adesso lo facciamo stare un po’ con noi, e vedrai che gli torneremo in mente.”
“Senti, Salinks sarà pure poco bravo a caratterizzare i personaggi, ma non è un idiota: che diavolo ce lo ha messo a fare un londinese di tardo Ottocento nella Milano contemporanea? Non siamo al 221b di Baker Street, e mi pare che a Milano non ci sia nemmeno una via che si avvicini vagamente alla sua traduzione.”
Andreas scosse la testa e fece strada a Holmes, per farlo sedere in salotto.
“Scusi il disordine, signor Holmes, ma il mio amico Fumagalli è un artista,” disse Andreas mostrando le due tele in salotto, cioè quella di Mirtilla e quella della bionda, come sempre ben coperta da un lenzuolo. Poi mise in muto il televisore, lasciando che le immagini del programma scorressero.
“Perché è qui?” chiese secco Fumagalli.
“Sono venuto qui perché la mia cliente, la signora Morstan, mi ha segnalato la scomparsa di suo marito, nonché mio ex coinquilino, il dottor John Watson. E-”
“Ma questa moglie… Come è?”
“In che senso?”
“Alta o bassa, mora o bionda…” poi Andreas proseguì con un eloquente gesto sinuoso all’altezza del petto.
Fumagalli gridò, e Holmes rimase interdetto:
“Mah… Non saprei… Una bella donna, sì. Però stavo dicendo che dalle mie indagini risulta che lei sia implicato nella sua scomparsa.”
“La moglie le ha detto così? Ma allora, anche se io non la conosco, lei mi conosce! E chi potrebbe essere… Una bella donna, ha detto…” Andreas si rilassò sulla poltrona a pensare.
“Sì, ma ho anche detto che lei è sospettato di essere in un qualche modo legato alla scomparsa del dottor Watson. Mi ha capito?”
Fumagalli qui intervenne:
“Si rilassi, signor Holmes. Siamo tutti gentiluomini, e possiamo sicuramente trovare una spiegazione. Andreas, non credi che dovremmo offrire qualcosa da bere al nostro caro ospite?”
Andreas trovò che quella fu una buona idea, e si allontanò. Appena furono soli, Fumagalli disse:
“Allora, signor Holmes, dal suo accento mi sembra di capire che lei non è di qui.”
“No, sono inglese. Mi trovo qui solo di passaggio per il caso.”
“E le piace Milano? Immagino sia molto diversa dalla Londra che conosce lei.”
Holmes annuì, reggendo la pipa fra le mani e mordicchiando il bocchino.
“E come giudica la metro? Forse non è paragonabile a quella londinese attuale, ma considerato che lei è abituato a carrozze, è una grande novità, no?”
“Vero, è qualcosa di totalmente nuovo, ma anche il trasporto a cavallo non è male.”
Questa volta fu Fumagalli ad annuire.
Andreas rientrò con un vassoio sul quale c’erano solo due bicchieri di acqua: chiaramente Lalore era ancora impegnata nel sistemare la cucina, se l’accoglienza era ridotta a ciò.
“Bella casa,” disse Holmes guardandosi intorno nel salotto, “e anche bel televisore. Lei guarda molto la TV?”
“Il giusto,” disse Andreas.
“E vedo che ha un decoder. Sembra… un combo della Asir Sat.”
“Sì.”
“E si trova bene? Come ha conosciuto questa marca?”
“La prego, signor Holmes, torniamo al punto,” si intromise Fumagalli, secco.
“Ah, giusto,” riprese Holmes, “allora, in che rapporti è con il dottor Watson?”
“Ma… Ma io non conosco nessun signor Watson.”
“Io, invece,” disse Fumagalli, “pur non conoscendolo, credo di poter con certezza dire che la sua scomparsa possa essere legata a un certo uomo, anche lui inglese, di nome Mycroft.”
“Come dice? Microsoft?”
A questo punto, Fumagalli prese a camminare per il salotto:
“Sa, io credo proprio che qua non si tratti di un caso di scomparsa, ma di nessun caso. Lei non è stato contattato da nessuna signora Morstan, come credo che lei non sia nemmeno inglese.”
Dopo quelle parole si fermò davanti alla tela di Mirtilla, con le lunghe penne dorsali rivolte agli altri due, e si girò di scatto verso Holmes, brandendo un pennello nel becco:
“E-eeee!” disse maldestramente con l’oggetto in bocca che, alla fine, cadde.
“Che cosa hai detto?” chiese Andreas.
“Scusate, volevo essere teatrale e puntare il pennello contro quest’uomo così falso che non posso nemmeno definire uno Sholmes, perché Herlock Sholmes è effettivamente un personaggio, al pari di Sherlock Holmes. Dicevo: lei mente! Ho raccolto indizi e le dico che lei non è nessun Holmes, ma pure che non è nemmeno un suo fan. Lei sta solo recitando una pessima commedia.”
“Ma… Ma lei come si permette?” disse Holmes, senza però più nessun accento inglese, ma piuttosto vimercatese.
“Prima di tutto, è solo nelle illustrazioni che si fa riferimento a questo tipo di abbigliamento e pipa per Sherlock Holmes, ma non nei romanzi. Inoltre, la metro di Londra è stata inaugurata nel 1863, cioè ben prima dell’avvio delle vicende narrate da sir Conan Doyle tramite il punto di vista del dottor Watson. E la sua reazione quando ho nominato Mycroft è stata rivelatrice: questo è il nome del fratello di Holmes. Insomma, lei non solo non è chi ci vuol far credere di essere, ma non si è nemmeno documentato! E infine: ma chi è che gira con un impermeabile quando ci sono 22 gradi?”
L’uomo buttò la pipa per terra, poi bevve il bicchiere d’acqua che Andreas gli aveva portato:
“Scusate. Posso spiegare, anche se vi sembrerà assurdo. L’altra sera ero in un bar qua in zona e, stupidamente, ho accettato di giocare a forbici-carta-sasso con un gatto. Giocava sempre carta all’inizio, con la sua zampetta delicata. E poi, quando ero sicuro di vincere e avevo alzato la posta, lui ha arricciato la sua zampa in un pugno che ha vinto sulle mie forbici!”
Holmes, o ciò che gli assomigliava, quasi pianse mentre raccontava. Andreas gli si avvicinò:
“Ti capisco, è successo anche a me, però a scopa.”
“E perché Odoacre ti ha mandato qui da noi?” domandò Fumagalli, usando anche lui il tu: se non altro, Odoacre era in grado di creare una rete di vittime molto solidali fra loro.
“Non sono venuto solo da voi. Mi ha dato una lista di indirizzi delle persone che in questo quartiere hanno comprato dei decoder Asir Sat, per valutare se questi fossero in funzione, nonché la soddisfazione dei clienti.”
“E perché vestito così?” incalzò Fumagalli.
“Perché è un sadico!”
“Non hai troppo da lamentarti,” disse Andreas con tono consolatorio, “tu puoi tornare a casa e toglierti questo costume. A me ha fatto fare un tatuaggio!”
Il finto Holmes passò un braccio attorno ad Andreas. Poi, quando si furono staccati, gli disse:
“Non voglio rubarti altro tempo, oltretutto ne ho poco anche io: posso concludere l’indagine?”
“Sì: non conosco il dottor Watson,” enunciò Andreas.
“Ovvio, però parlavo dell’indagine sulla base clienti.”
Quando Lalore arrivò in salotto, vide Andreas che parlava del decoder a uno sconosciuto vestito in abiti vittoriani.
Fece marcia indietro e tornò in cucina a prepararsi una camomilla.

  1. La data di pubblicazione di Sfumature di giallo sulla rossa (dove avviene lo scambio di battute di cui parla Fumagalli) è il 24 maggio, mentre la storia in corso ha per data quella di creazione del prompt, cioè il 22 maggio. Perciò, nella lista degli articoli del mese di maggio, la storia attualmente in corso appare prima di quella a cui si fa riferimento, anche se è stata ovviamente scritta qualche giorno dopo.