Livello d’italiano: ottimo

Creating the Character – Prompt:

Crea un nuovo personaggio: descrivilo e usalo in una scena.

Lo svegliò un addetto di volo, per chiedergli se volesse la colazione.
Michael accompagnò il movimento di assenso del capo con un grugnito. Si sistemò meglio sul sedile e si tolse di dosso la coperta con i colori e il logo della compagnia aerea.
Consumò dei gommosi pancake dolciastri pensando che, a quell’ora, dovevano stare sicuramente sorvolando l’Europa. Alle 10, mentre la sua New York sarebbe stata ancora ancora addormentata, lui sarebbe atterrato a Malpensa. Alle 10, la sua missione sarebbe cominciata.
Ringraziò l’addetto che portò via il contenitore della colazione e poi, con gli occhi cisposi, poggiò un plico di fogli sul tavolino. Iniziò a rileggere gli appunti del caso, dalla prima pagina.
Un mese e mezzo prima, un uomo distinto, con un abito di fattura medio alta, era venuto nella sua agenzia, la International Investigation Agency, sulla quarantaduesima strada. Il suo socio, Carlos, lo aveva fatto accomodare direttamente alla sua scrivania: l’uomo aveva infatti bisogno di qualcuno che parlasse italiano. Quando Michael gli si presentò, l’uomo sembrò contento di sentire che il suo cognome fosse italiano, Mariscalco.
“Italo-americano?” gli aveva chiesto senza accento particolare.
“Sì,” aveva risposto lui. Ed era vero: il suo bisnonno era arrivato a Brooklyn a inizio ‘900, portandosi dietro suo nonno ancora in fasce. Quando il piccolo crebbe, sposò un’altra italiana immigrata ed ebbe due figli. Il secondo era suo padre. Era stato così che Michael aveva imparato l’italiano: stando con loro quando i suoi genitori erano al lavoro.
L’uomo distinto, che disse di essere un manager per una ditta di software, aveva brevemente spiegato il suo problema: sua sorella era partita per un viaggio in Italia, a Roma. Sarebbe dovuta restare tre settimane, ma dopo 5 settimane non era ancora tornata. Non un messaggio, non una telefonata: era scomparsa nel nulla. L’uomo aveva deciso di rivolgersi a un’agenzia con qualcuno che fosse in grado, in caso, di potersi recare in Italia per le ricerche. L’uomo tenne a precisare che avrebbe provveduto non solo alle spese, ma anche a qualche piccolo extra per il disturbo.
Mentre l’aereo aveva preso a scendere di quota, Michael sfogliò le pagine con i risultati delle sue ricerche, poi si fermò l’ultima pagina, dove aveva segnato un punto interrogativo e poi una freccia che puntava verso la parola Italia.
Dopo un delicato atterraggio, Michael uscì dall’Airbus e si sentì emozionato: era il primo della famiglia a essere ritornato in Italia, dopo il viaggio del suo bisnonno dalla Sicilia. Respirò a pieni polmoni l’aria di casa: sapeva di gasolio.
Andò dritto in bagno a sistemarsi, mentre immaginava gli addetti svuotare il ventre del velivolo dai grossi bagagli, tipici dei voli intercontinentali.
Davanti allo specchio, a lavarsi i denti, notò che non era sfatto come uno che aveva affrontato un lungo viaggio, in aria secca e pressurizzata. Forse le piccole borse rivelavano i suoi 43 anni, ma le rughette attorno agli occhi verdi lo rendevano interessante, per non dire attraente. Si pettinò i capelli e si passò le mani sul petto, a lisciare la camicia.
Si guardò un’ultima volta, cercando di riconoscere in sé i tratti italici del nonno, ma riconobbe solo l’espressione guardinga ereditata da sua madre, altro mix di sangue europeo, ma del centro nord.
Dopo aver recuperato il bagaglio controllò che il telefono fosse diventato operativo, dopo l’aggancio alla nuova rete.
Andò immediatamente sulla chat con Camillo Mariscalco: c’era un messaggio speditogli solo 5 minuti prima, nel quale l’uomo gli diceva, in italiano, che lo stava aspettando fuori dall’aeroporto.
Non lo aveva mai visto prima, ma lo riconobbe subito: Camillo aveva ancora i tratti dei Mariscalco, in particolare la fronte compatta e le sopracciglia corte ma folte.
Michael trovò strano stingergli la mano e si sarebbe fermato più a lungo ad assaporare quel momento di riunione familiare, ma l’altro lo incalzò:
“Andiamo, ho lasciato la macchina in sosta vietata.”
Una volta nell’abitacolo, Camillo iniziò a parlare, prima chiedendogli del viaggio: il cibo durante il volo, i collegamenti aeroportuali, e gli aeroporti stessi. Michael ascoltava con entusiasmo le sue domande e rispondeva contento, sentendosi fiero di intendere benissimo una conversazione con un vero italiano.
Guardò meglio Camillo: più che i tratti dei Mariscalco, l’uomo conservava praticamente intatti i lineamenti dello zio Luigi, cugino di suo nonno, che aveva visto una volta in foto, quando i rapporti in famiglia, pur con la lentezza della posta ordinaria, erano ancora saldi. Era stato grazie a quegli scambi di lettere se Michael sapeva che lo zio Luigi era stato l’ultimo della famiglia Mariscalco a vivere in Sicilia: suo figlio, cioè il padre di Camillo, aveva lasciato l’isola per il nord Italia, per cercare lavoro e dare una migliore possibilità ai figli. Non sapeva se ci fosse riuscito: Camillo, per come aveva capito dalle conversazioni su Whatsapp, doveva essere un particolare insegnate di geometria, visto che era geometra.
Micahel guardò Camillo giocare con il cambio dell’auto: era la prima volta che era in una macchina di quel tipo.
“Mi dici di nuovo perché siamo cugini?” gli chiese Camillo dopo essere uscito dalla zona dell’aeroporto di Malpensa.
“Perché i nostri bisnonni Calogero e Santo erano fratelli.”
“Quindi… I nostri nonni paterni erano cugini, i nostri padri cugini di secondo grado e noi di terzo. Un altro po’ e non saremmo stati nemmeno più parenti.”
Michael non rispose al commento finale del cugino: non gli sembrò il caso chiedergli come la loro discendenza fosse legata alla loro capacità di poter diventare genitori1. Almeno, che parlasse per sé, in caso: lui se la cavava ancora bene con le donne.
“Non sono mai stato a New York,” riprese Camillo, “me la immagino sempre un po’ come Little Italy, con le persone che gridano ‘paisà’.”
Michael rifletté su l’immagine che Camillo aveva descritto: praticamente la New York dei flashback de Il padrino parte II, quella di suo nonno. Ma la città era cambiata profondamente: dopo essere passata per quella di In cerca di Mr Goodbar dell’epoca di suo padre, si era passati a quella de L’avvocato del diavolo, nella sua giovinezza. E ora, la città aveva ancora mutato faccia, diventando quella di Limitless.
“Mi dicevi che sei detective-”
“Detective? Anche in italiano si dice detective?” chiese Michael.
“Sì. Molte parole sono state importate dall’inglese: smartphone, gossip…”
Michael si sentì ancora più confidente nella sua seconda lingua e sorrise.
“Che tipo di caso hai, sempre se puoi dirmi qualcosa?” riprese Camillo.
“Devo cercare la sorella scomparsa di un… Come si dice manager?”
Camillo rise:
“Manager.”
Anche Michael rise, poi continuò:
“La donna, che si chiama Karen, è stata vista l’ultima volta al JFK, quando il mio cliente, il manager, è andato a salutarla. Era in partenza per Roma, dove avrebbe dovuto incontrare degli amici che aveva conosciuto durante una sua precedente vacazione.”
“Vacanza,” lo corresse Camillo.
“Ah,” esclamò Michael con un gesto di stizza palesemente scherzoso, “quasi giusto. È veramente impressionante come queste due lingue siano simili.”
Camillo annuì durante un sorpasso. Conclusa la manovra, domandò:
“Ma se Karen è andata a Roma, allora perché sei atterrato a Milano?”
Michael sorrise: la domanda era più che lecita. Evidentemente i Mariscalco avevano la stoffa degli investigatori.
“Perché ho fatto delle ricerche e ho sentito dei rumori2.”
“Rumori? Da dove?”
“Da un amico di Karen che abita a Torino.”
“E li hai sentiti lo stesso, nonostante tu fossi a New York?”
“Sì. Su Whatsapp.”
“Ah, ok: li hai sentiti in un messaggio vocale.”
“No, in un messaggio scritto.”
Camillo staccò gli occhi dalla strada per guardarlo. Sembrava confuso.
Riprese a parlare solo dopo un minuto:
“Quindi andrai a Torino per le indagini?”
“Sì, domani mattina.”
“In treno?”
“No, in macchina, per essere più indipendente.”
“Interessante. La tua patente americana è valida qui?
“All’autonoleggio mi hanno detto che hanno macchine con il cambio automatico, perciò non credo ci siano problemi con la patente3. A parte il fatto che è una tecnologia non più nuova, ma penso che il prezzo della patente sia in qualche modo incluso nel costo della macchina e, quindi, in quello dell’affitto.”
“La patente nel costo del noleggio? Mai sentito. Non è rischioso?”
“No, penso sia molto semplice, quasi triviale4.”
Camillo sembrò aggrapparsi al volante.
“Torino, dicevi…” disse quando il silenzio sembrò protrarsi a lungo.
“Sì. Ho letto cose molto interessanti sulla città e anche sul tizio con cui Karen si accompagnava, stando ai rumori che ho sentito.”
Camillo aprì la bocca per dire qualcosa, poi scosse la testa e Michael continuò:
“Sono sicuro che sarà un caso molto esilarante 5.”
“Perché? Quel tizio è un comico?”
“No, perché sembra aver avuto un passato nel giro del riciclaggio dei soldi provenienti dal traffico di materiali tossici.”
“Ma… Ma è terrificante!”
“Terrificante6, dici… Onestamente pensavo che quello dell’italiano un po’ delinquente fosse uno stereotipo.”
“Lo è. Non siamo tutti dei criminali come quel tizio. Io, per esempio, sono una persona normale.”
“Quindi prima pretendevi7?”
“Che cosa pretendevo?”
“Di essere affascinato dalla storia criminale del tizio.”
“Per carità: odio la delinquenza, anche nelle forme più blande-”
“Blande? Come…” volle chiedere conferma Michael, ma Camillo lo precedette:
“Blande… Leggere,” gli spiegò, poi riprese il discorso, “io odio la delinquenza perfino quando è morbida8, come il non pagare il biglietto sui mezzi pubblici.”
Ora fu Michael a guardarlo confuso.
Era uno strano cugino. Poi si ricordò di aver letto che i bergamaschi parlano con un accento e un dialetto forti e si disse che, forse, Camillo non parlava un italiano buono come il suo.

  1. Parents = genitori.
  2. Rumour = pettegolezzo.
  3. Patent = brevetto.
  4. Trivial = banale.
  5. Exhilarating = coinvolgente.
  6. Terrific = formidabile.
  7. To pretend = fingere.
  8. Morbid = morboso.