La sera del ballo a Gessate

Awkard Prom Date – Prompt:

Il tuo appuntamento al ballo di fine anno1 non è andato come previsto. Perché?

La coincidenza era degna di un romanzetto da 5 euro in edicola, o di uno di quelli sempre in offerta 3×2 in libreria: i Jazz musical box2 si sarebbero esibiti a Gessate quel venerdì sera, proprio quando Brian sarebbe stato in zona.
Come sempre in quelle sue occasioni di narrazione, Brian aveva chiamato Andreas per avvisarlo della sua visita:
“Vorrei proprio vedervi, anche perché Salinks sta finendo la mia storia. Ormai ho capito chi c’è dietro il complotto, perciò penso che, dopo la scena di alta tensione, ce ne sarà solo una piccola che descriverà l’epilogo del mio rapporto con Johannes. Spero finisca bene.”
Andreas non rispose: dopo tanti mesi passati nel corpo di una donna, il ‘bene’ pronunciato da Brian poteva anche significare un classico lieto fine.
Così, quella sera, Lalore, Andreas e Fumagalli furono al locale.
L’ambiente era piuttosto grande, segno che i Jazz musical box stavano avendo sempre più successo. Il palco era spazioso e davanti a esso c’erano perfino una decina di metri quadri per qualche temerario ballerino. Palco e spazio, comunque, erano al momento deserti, e gli strumenti pronti per l’esibizione (sassofono chiaramente escluso) sembravano tristi e abbandonati.
Phil e gli altri erano infatti a un tavolo, a mangiare qualcosa prima dell’esibizione.
I tre li salutarono ma Phil, poggiato sul tavolo nella sua scatola di scena, non poté vedere e dovette chiedere fossero.
Infine, i tre si sedettero a un tavolo e aspettarono l’arrivo di Brian. Di lì a poco Fumagalli urlò:
“Voi sapevate che sarebbe venuto?” chiese rivolto a Lalore e Andreas.
“No,” disse Lalore guardando Manuel che li raggiungeva sorridendo, “ma dopo quella volta al parco Indro Montanelli, penso che ci siano buone probabilità per una bella storia fra di loro.”
Fumagalli urlò, esprimendo di fatto anche lo sbigottimento muto di Andreas.
Come sempre, invece, Brian si fece attendere. Quella sera era vestito splendidamente: aveva un tubino più corto del normale, e i suoi capelli neri riflettevano la luce del locale.
Non fece in tempo a salutare tutti, che si dovette portare una mano alla bocca per sbadigliare.
“Stanca?” le chiese Manuel.
“Un po’: il viaggio, e questi maledetti antistaminici che devo prendere. So che sembra strano da dire, ma non vedo l’ora che sia finita.”
“Perché strano da dire? È normale volere che il periodo del polline finisca.”
Brian sorrise e non spiegò ciò che effettivamente voleva implicare ma che solo Andreas e Fumagalli potevano capire.
Arrivò il momento delle ordinazioni. Fumagalli fu il più rapido:
“Un’insalata scondita.”
Poi il cameriere dovette soffermarsi a lungo al tavolo, a spiegare a Lalore gli ingredienti di ogni piatto, al fine di trovarne uno che potesse essere vegano ad esclusione dell’insalata scondita o, eventualmente, condita.
Brian disse che stava ancora pensando, così toccò agli uomini:
“Quello che ha preso lei,” disse Andreas indicando Lalore.
“Per me,” iniziò Manuel, “una porzione di patatine, due toast con bresaola e… ma sì, un sandwich arcobaleno. E una birra media, per cominciare.”
“Due,” disse semplicemente Brian, beccandosi lo sguardo ammirato di Manuel e i complimenti di Lalore:
“Non so davvero come tu faccia a mangiare tutto ciò e a restare un figurino.”
Le ordinazioni arrivarono e, di nuovo con una coincidenza degna di un romanzetto e, perciò, indegna di credibilità, Lalore si alzò per andare a lavarsi le mani, mentre Manuel, cavaliere, era andato al bancone a richiedere della maionese per le patatine di Brian.
“Come ti senti, ora che sei a fine storia?” chiese immediatamente Fumagalli.
“Tutto sommato bene,” rispose Brian sbadigliando, risparmiandosi la mano davanti la bocca, “sono solo vagamente preoccupato per la prossima storia. Insomma, Salinks mi ha messo in un corpo femminile, perciò chissà che cosa potrà inventarsi la prossima volta. Potrebbe perfino farmi essere un coniglio parlante. Con tutto il rispetto per gli animali,” aggiunse rivolto a Fumagalli.
“Non puoi saperlo,” gli rispose questi, “però almeno hai vissuto in prima persona l’esperienza di Tiresia.”
“Chi è Tiresia? Qualche altro personaggio femminile di Salinks?” chiese Andreas.
Fumagalli urlò, e ciò concluse la conversazione tra i personaggi consapevoli, perché l’inconsapevole Manuel tornò con un barattolo di maionese.
Iniziarono a mangiare appena Lalore li raggiunse, e la conversazione partì subito con argomenti pesanti. Il primo fu l’etica:
“So che cosa hai fatto con le femministe di Billa,” disse Manuel a Brian.
“Sì,” rispose questi mentre masticava un boccone di toast, “come forma di protesta.”
“Quello era chiaro,” constatò Manuel guardandolo ammirato mentre l’altro si toglieva un po’ di maionese dalle labbra con il dorso della mano.
“A me no, fino a qualche mese fa. Non era una questione che mi stava a cuore, perché non ci badavo nemmeno. Comunque Billa mi ha detto che hai mantenuto il riserbo sulle nostre identità: ti ringrazio.”
Manuel gongolò.
Il secondo argomento impegnato fu la politica:
“Tu quindi non riesci a fermarti a Milano abbastanza per andare a votare,” disse Lalore rivolta a Brian.
“No. E poi ho seguito poco la campagna: non saprei su chi mettere la croce.”
“Io credo che voterò il nuovo partito.”
Fumagalli urlò, mentre Andreas dovette chiedere delucidazioni.
“Ma sì, Andri, quello del volantino, il Grossomodo a credito. Tanto per cambiare, e poi penso sia comunque un partito a difesa degli animali.”
“Di sicuro, di uno in particolare,” commentò Brian.
Il silenzio che suscitò l’argomento venne riempito dalla musica che i Jazz musical box iniziarono a suonare. Di lì a poco, qualche coraggioso di buon umore si azzardò a muovere passi scoordinati sullo spiazzo antistante il palco.
Manuel suggerì di imitarli.
“Bella idea! Dai Andri, perché non proviamo? Non lo facciamo mai. A te non spiace, Fumagalli?”
“Certo che no: andate pure. Vi guarderò da qua.”
Manuel, galante, tese la mano a Brian. Questi la guardò a lungo, poi si pulì la propria sul tubino e la accettò.
Arrivarono in pista quando la band stava suonando un lento, e fu chiaro che la coppia composta da Manuel e Brian aveva dei problemi: i loro passi si interrompevano in continuazione, sempre accompagnati da ‘ahi’.
“Scusa,” diceva Brian ogni volta, “non sono abituato a farmi condurre. Abituata.”
Fortunatamente il lento terminò e, con esso, l’agonia degli alluci della sfortunata coppia. La canzone successiva era invece uno swing ben ritmato.
Andreas e Lalore saltellavano cercando di tenere il tempo, ridendo di gusto.
Manuel e Brian, invece, non si divertirono a lungo: a metà canzone Brian, non abituato a saltellare sui tacchi in quanto il proprio personaggio non richiedeva tale abilità acrobatica, cadde rovinosamente, tirandosi giù Manuel in un’ambigua posizione. In realtà nemmeno tanto ambigua: era quella del missionario.
Se ci fosse stato più tempo, Manuel si sarebbe soffermato più a lungo sul contatto con il corpo che respirava sotto di lui, ma la reazione di Brian fu repentina: con uno scatto si divincolò e assestò un pugno sull’occhio destro di Manuel. Questi, meravigliato, si inginocchiò e Brian, tirandosi su, chiese scusa:
“Non so che cosa mi sia preso. Una reazione istintiva in risposta alla sensazione di essere attaccato… Cioè… voglio dire… Sono… una donna sola, e mi devo difendere… Chiaramente so che è stato un incidente, ma l’istinto…”
“Va tutto bene,” rispose Manuel, “però, cavolo, che bel destro che hai. Colpisci come un uomo.”
Brian si paralizzò e guardò l’altro, dal volto sorridente e sofferente allo stesso tempo. Gli sfiorò la guancia sinistra e disse:
“Vado a prenderti del ghiaccio.”
Si ritrovarono così tutti al tavolo, in apprensione per Manuel che si reggeva un asciugamano ripieno di cubetti di ghiaccio sull’orbita colpita. Ma era chiara a tutti l’inutilità di quel gesto: l’occhio sarebbe diventato nero.
“Davvero, scusa,” disse Brian appoggiando il braccio attorno alle spalle di Manuel, in modo apparentemente cameratesco e senza malizia alcuna. Fu Manuel, in quel momento, a restare paralizzato.
Infine, l’esibizione dei Jazz musical box terminò e, così, il gruppo decise di tornare a casa, non prima di aver fatto i complimenti alla band.
“Non vi conoscevo, ma siete grandi,” disse Brian.
“Grazie. Grazie mille davvero,” disse Phil, molto loquace dopo aver usato la propria voce per buona parte della sera.
“Vuoi un passaggio per casa?” gli chiese Andreas.
“Non se ne parla,” disse Gian, “Phil resta con noi a festeggiare un po’ l’ottima riuscita della serata.”
“Infatti. Se continuiamo così, arriveremo al Blue Note,” disse Pier.
Il gruppo, quello non musicale, uscì quindi fuori dal locale.
“Brianna, ti accompagno a casa,” disse Manuel con l’orbita arrossata.
“No, voglio fare due passi, tanto la fermata della metro è qua vicino. Perciò, vi saluto.”
Brian guardò i propri amici sorridendo, poi si avvicinò a ognuno di loro per i classici abbracci e bacetti.
Quando però venne il turno di Manuel, qualcosa andò effettivamente non come previsto: l’uomo o, meglio, quello che lo era anche fisicamente, inclinò istintivamente la testa e colse un bacio dalle labbra di Brian.
L’evento lasciò di stucco quest’ultimo, nonché Andreas e Fumagalli, che non la smetteva più di urlare.
Solo Manuel e Lalore accolsero il bacio con un soddisfatto sorriso.

  1. Di nuovo: siccome non ho personaggi in età da ballo scolastico, il prompt è stato adattato.
  2. Il nome della band è The jazz musical box, ma dire “i The jazz musical box” è ridondante.