Una fan stella… re

Shine – Prompt:

Sei sdraiato sull’erba1 e guardi una costellazione nota nel cielo. Improvvisamente noti una stella tra le altre, e sei sicuro che prima questa non ci fosse.

C’è un posto, un sito, che è la zona di confine tra ciò che è normale, come la polvere milanese che si ostina a posarsi senza sosta in casa o le sfighe devastanti in amore, e ciò che non lo è, come un tranquillo lunedì lavorativo o trovare il posto in metro alle 8 del mattino. E quel sottile confine tra luce e ombra, ombra e luce, ha un nome. Si chiama… comandi-da-prompt2.

Un gruppo di quattro animali domestici e non, si gode una tutto sommato mite serata, praticamente primaverile, sul balcone del padrone di tre di loro. Tra lo smog di Milano e l’odore di soffritto proveniente da qualche finestra lì vicino, si sente odore di amicizia e affetto fraterno. I quattro non sanno però che, molto presto, staranno per avere una bizzarra conversazione con un poco usuale interlocutore…

Fumagalli disse a Billa:
“Bella serata.”
“Vero, peccato che Phil non possa vederla,” rispose lei indicando lo scatolone di Phil. Il signor Cavalleri lo aveva infatti delicatamente spinto fin lì sul balcone per non farlo sentire escluso dal gruppetto, composto da Fumagalli, Billa e Ilgeco, che non aveva resistito all’allettante prospettiva di godersi una serata diversa dal solito.
“Sento l’aria,” disse Phil, “e mi ispira nuova musica.”
“Ottimo,” disse Ilgeco, “gli altri musicisti della band ne saranno felici.”
I tre stettero a scrutare il cielo, estremamente terso quella sera.
“Voi conoscete un po’ di costellazioni?” chiese Billa.
Ilgeco rispose:
“Io sì, visto che durante l’estate sto sempre fuori. Ecco, quella è l’Orsa Maggiore,” e così dicendo indicò con una zampetta un’area di cielo, e poi dopo un’altra, “e quello a forma di moka è Orione. E lì invece… no, aspetta, non mi trovo…”
Fumagalli e Billa lo guardarono muoversi in tondo, come un cane in cerca di una migliore posizione per dormire.
“Hmm…” disse infine Ilgeco guardando una porzione di cielo, “lì ci dovrebbe essere la costellazione dei pesci, ma mi sembra che ci sia una stella in più.”
“Non potrebbe essere un pianeta?” chiese Fumagalli.
“Non credo, non ne ha le caratteristiche, almeno a occhio nudo. È come se fosse una stella, ma…”
“Ma quindi niente musica stasera?”
Tutti si guardarono, tranne Phil che era nella scatola: una voce femminile aveva parlato.
“Niente, quindi? Stavo aspettando…” disse di nuovo la voce.
“Hai parlato tu, Billa?” chiese Fumagalli.
“No, non ho detto niente.”
I tre si guardarono intorno, ma non c’era nessuno lì oltre loro.
“Sono io che sto parlando.”
“Io chi?” chiese Phil bagnando leggermente la scatola. Aveva purtroppo ancora qualche problema di ansia sociale, e il sapere di stare con sconosciuti lo faceva sempre agitare.
“Io, la stella che prima non c’era. O, almeno, non in questo punto,” e così dicendo, la stella extra individuata da Ilgeco baluginò nella volta celeste.
Rimasero tutti in silenzio, poi Ilgeco disse:
“Non può essere qualcosa che abbiamo mangiato, perché abbiamo mangiato tutti cose diverse.”
“Sono vera,” ribadì la stella.
Il gruppetto cominciò ad accettare l’effettiva esistenza della voce, ma ancora con delle riserve.
“E guarda caso,” disse Fumagalli, “conosci l’italiano.”
“E come lo parli, tra l’altro? Come riesci, da lì nel cielo, a far arrivare la tua voce fino a noi?” rincarò la dose Ilgeco.
“Ma io infatti non uso onde sonore,” spiegò la stella, “io comunico direttamente con le vostre menti, e solo le vostre.”
“Non saprei: sei veramente una stella,” cominciò Billa, “oppure sei un inviato degli alieni, per capire come siamo per poi invaderci e… mangiarci?”
Billa aveva ancora dei pensieri legati alla sua devastante gioventù nell’industria alimentare.
“No, state tranquilli, sono una stella vera. È solo che da qualche tempo, verso quest’ora, sento venire da lì una musica soave, che ho scoperto essere dovuta a te, Phil. Ma stasera non l’ho sentita e mi sono preoccupata, così mi sono un po’ avvicinata per poter vedere meglio e, in caso, chiedere informazioni.”
Dalla scatola di Phil venne fuori un biglietto.
Billa non lo lesse nemmeno:
“Credo che la stella non possa leggere quanto hai scritto.”
Phil allora parlò, con voce strozzata:
“Grazie per l’interesse. E per i complimenti.”
Era ancora un po’ timido, lo squonk.
“Comunque mi piacete molto, tutti voi, ora che vi vedo. Mi piacerebbe esservi più vicina, anche se a una certa distanza: ho una certa massa, essendo una stella di classe A, e non vorrei perturbare troppo ciò che mi sta attorno.”
“Vero,” constatò Ilgeco, “è meglio mantenere le debite distanze. Non si sa mai: noi qua abbiamo già problemi di riscaldamento globale.”
Nessuno parlò più, richiamati da un vocio per la strada: Ilgeco e Billa, più agili di Phil rinchiuso in una scatola, e di Fumagalli con una coda con la quale era difficile fare manovra, si avvicinarono alla ringhiera. Molta gente era scesa in strada, con la testa innalzata al cielo, e cercava di scrutare qualcosa. Poi, apparentemente non trovandolo, chinava le testa verso i telefoni, che inclinava in varie direzioni. Poi di nuovo, ben reclinava la testa per guardare il cielo.
“Credo che ti abbiano vista tutti,” disse Ilgeco.
“Oh! Sto bene? Ditemi che non si vede tanto la macchia che ho qui a destra,” disse la stella. Evidentemente, anche le stelle soffrivano di complessi di accettazione, o forse di civetteria.
Anche il signor Cavalleri arrivò sul balcone:
“Ragazzi, avete per caso visto qualcosa di strano? Dicono nelle notizie straordinarie che una stella di classe F si sia inspiegabilmente avvicinata alla Terra. Aspettate, vado a vedere dove si dovrebbe trovare esattamente…”
Il signor Cavalleri rientrò in casa.
“Ha detto classe F?” disse la stella, “ma allora ho perso della massa. Sono dimagrita!”
“Be’, ti sei sicuramente mossa di qualche anno luce per arrivare qui,” constatò Ilgeco, “e il moto aiuta.”
“Ma ora che ci penso,” disse Fumagalli, “se ti sei avvicinata perché stasera Phil non ha cantato, vuol dire che ti sei mossa a velocità maggiore di quella della luce: è possibile?”
“Giusto!” approvò Ilgeco, “e poi, come ti arriva la voce di Phil? Un’onda meccanica non può propagarsi nel vuoto. E anche ammettendo che la voce di Phil abbia modulato qualche onda elettromagnetica, la distanza tra noi e te sarebbe tale che tu non possa sentire la voce di Phil prima di chissà quanti anni…”
“Vorrei farvi notare che siete quattro animali parlanti che parlano con una stella. Non parlatemi di possibile e impossibile.”
Fumagalli e Ilgeco non aggiunsero altro e la stella si congedò:
“Vi saluto adesso, e mi raccomando, Phil: sei un portento. Sei destinato a brillare.”
“Aspetta!” disse Billa.
“Che cosa?”
“Non ci permetti di esprimere un desiderio a testa?”
“Giusto,” disse Ilgeco, “non sarai cadente, ma ti sei mossa comunque, perciò ne avremmo diritto.”
“Be’, non sarò certo io a vietarvi di esprimere i vostri desideri, ma non posso fare nulla per voi. Le stelle cadenti non sono stelle che cadono o si muovono, ma tutt’altro fenomeno. Alla prossima!”
Poi i tre, perché Phil era sempre nello scatolone, guardarono la stella diminuire di intensità luminosa e sparire, probabilmente allontanandosi da loro per tornare nella propria posizione iniziale.
Rimasero a contemplare le altre stelle, in silenzio e, nel senso etimologico del termine, desideri.

Un gruppo di quattro animali domestici e non, ha interagito con una delle creature più remote e distanti dal pianeta Terra. Una conversazione intensa che, una volta terminata, li ha fatti sentire come essere passati repentinamente dalla stella alla stalla3. Un dialogo tra creature diverse praticamente impossibile nel mondo reale: cose del genere, infatti, succedono solo… su comandi-da-prompt.

  1. Per ragioni tecniche ho modificato la location della storia.
  2. Musica drammatica. E tutto in bianco in nero.
  3. Con tutto il rispetto per l’appartamento e il balcone del signor Cavalleri.