Una lettera in treno

The Hate Note – Prompt:

Sulla soglia di casa trovi una busta a te indirizzata. Al suo interno c’è una lettera di uno scrittore che proclama il suo profondo odio per te, e che evita di firmarsi.

Adoro viaggiare, specialmente in treno. Il paesaggio che cambia, il dolce rollio che mi culla sul sedile come fossi un bambino nella culla, osservare gli altri passeggeri e chiedermi dove stiano andando, perché e se abbiano tanti bagagli o pochi.
Certo, mi piace un po’ meno lo svegliarmi presto la mattina per mettermi in viaggio.
Oggi: sveglia che suona alle 6, sveglia effettiva alle 7:15, beverone proteico vegano al vago sapore di vaniglia, tazza di tè verde, ‘brava Robi ad aver anticipato la doccia a ieri sera’, ultime cose nello zainetto, ‘hai preso il biglietto di auguri?’ e via di casa, muovendo i primi goffi passi di corsa, con lo zaino sulle spalle e una borsa di libri a tracolla.
Noto però una busta bianca fuoriuscire dalla mia cassetta delle lettere1. Non dovrei perdere tempo a prenderla e dovrei invece lasciarla lì per il mio rientro di domenica, ma resto vittima di un automatismo e mi avvicino ad afferrarla, sfilandola dalla fessura.
La solita bolletta, penso, ma invece no, perché la busta non ha la stessa veste grafica. Ha invece il mio indirizzo scritto con una penna blu, in una grafia allungata e spigolosa. Non conosco nessuno che scriva così.
Vorrei aprirla, ma potrei perdere il treno, perciò la caccio nello zaino e riprendo la mezza corsa verso la metro, sperando di trovare poco tempo di attesa per la rossa e poi per la verde.
Anche viaggiare in metro mi piace, però non negli orari di punta. Un sabato mattina come questo, ad esempio, è perfetto. Poca gente in giro, potrei anche sedermi se lo volessi. E poi mi affascinano sempre i rumori delle linee della metro. Trovo che la rossa sia molto silenziosa, mentre la verde fa un rumore pulsante a ogni fermata, come quello che sentirebbe un feto nel ventre materno.
Anche la stazione è abbastanza deserta, e riesco ad andare spedita alla gate del binario 13.
Salgo sul treno e mi siedo al mio posto singolo, indecisa se lasciare che il rollio mi accompagni nel sonno, oppure aspettare il carrello con snack e giornali.
Vado per la seconda e mi ricordo solo allora della busta che ho trovato nella cassetta delle lettere.
La apro e, chissà perché, non sono sorpresa di vedere che contiene un foglio scritto a mano, con la stessa calligrafia usata per la busta. Lo apprezzo, perché oggi non solo non si ricevono più lettere personali di nessun tipo, ma nemmeno scritte a mano per più della decina di canoniche parole tipo auguri, Natale e anno, e relative combinazioni.
Scrivo subito senza preamboli. Ci conosciamo, ma non realmente. Ti basti sapere che sono uno scrittore.
Uno scrittore che mi scrive! Forse mi ha notata e vuole farmi i complimenti! E forse anche suggerire il mio nome alla sua casa editrice! Scorgo rapidamente la lettera, ma vedo che sul fondo manca la firma dell’autore.
Ti scrivo per farti sapere che, nonostante apprezzi in un certo senso il tuo stile vagamente ironico sul blog, disprezzo invece profondamente la tua persona. Che bisogno avevi di inserire nella tua storia i miei personaggi soltanto per denigrarli? Brian, come lo chiami tu, è semplicemente l’archetipo dell’eroe moderno alla ricerca della giustizia, così come lo è stata Linda, il suo complemento femminile. Tu invece li hai banalizzati, rendendoli due macchiette.
Ah, ecco chiarito chi è lo scrittore.
Obiettivamente, resto male nel leggere queste parole, perché sono realmente affezionata a Brian e alla sua versione femminile.
Ma poi, quello che non sopporto, è la sufficienza con la quale parli di me, come quando hai sparato a zero sulla storia nella quale il protagonista Peter veniva colpito con un mestolo dal cuoco filippino. Ma hai letto attentamente la storia? Sai perché usa un mestolo? E poi che cosa avresti contro una storia che ha per protagonista un giardiniere non più giovane? Per non parlare di tutti i commenti che inserisci nella storia sulla mia evoluzione letteraria. Non so tu, ma io ci tengo molto alla scrittura. Sono tre anni di seguito che partecipo al NaNoWriMo, scrivo storie per concorsi letterari nazionali e anche per alcune alle riviste. Ne ho perfino mandata una a una rivista online di Trenitalia.
“Signori, la prima lettera del codice biglietto,” dice il controllore appena entra nella carrozza. Pardon: train manager. Come se tradurre il nome di una professione o di una qualsiasi attività possa renderla più attraente. Pardon: cool.
Aspetto che l’uomo si avvicini, poi riguardo il foglio che mi ha scritto Salinks: embé? Anche io sto provando a sperimentare nuovi generi e a uscire dall’anonimato. Anche io ho mandato una mia storia a una rivista, per la precisione a un settimanale femminile che sembrava inizialmente interessato, e che poi è scomparso nell’oblio. Tutti gli aspiranti scrittori ci provano. Non capisco davvero perché Salinks mi dica queste cose.
Comunque, il fatto di trovarmi a viaggiare su Italo, rende abbastanza l’idea di contrapposizione tra me e lui, che invece sembrerebbe preferire Trenitalia. Se fossimo i protagonisti di una storia, ne verrebbe una bella immagine.
Ti odio per il modo in cui stai ridicolizzando me e i miei personaggi più cari. Se proprio hai bisogno di zimbelli, inventa dei personaggi tuoi!
Null’altro: la letterina si interrompe così, senza un saluto. La ripiego e abbasso il tavolino, ora che il carrello con gli snack è arrivato. Prendo il tè caldo, immancabilmente amaro per l’esagerato tempo di infusione, e le arachidi.
Forse Salinks ha in fondo ragione, perché non penso sia bello vedere i propri personaggi utilizzati per suscitare una possibile ilarità nei miei 4 lettori.
Però il modo in cui ha scritto quelle cose e quel suo ‘ti odio’. Ti odio si dice solo nei film e nei litigi tra innamorati.
Mi viene quasi voglia di pubblicare la sua lettera nel mio blog, anche se dovrei trovare un modo elegante per farlo. Mah, ho ancora oltre tre ore di viaggio. Mi sa che prima schiaccio un pisolino: la sveglia alle 6…

  1. Non sotto la porta: se così fosse, dovrei contattare la polizia per minacce e stalking.