Il ritorno di Brian… anzi no… na

Reminiscence – Prompt:

Scegli un evento della tua infanzia che ha lasciato un segno nella tua vita, e scrivi una storia che ne parli.

Il Natale era ormai prossimo, praticamente di lì a una settimana. Così, dopo la corsa ai regali, era arrivato il momento di lamentarsi del freddo (dimenticando che, di fatto, si era semplicemente in inverno, non a Pasqua) e del cielo che minacciava nevicate, regolarmente non previste da nessun sito del meteo, e anche il momento di riempire le serate di scambi di auguri con amici, colleghi e conoscenti. E, per la prima volta nel caso di Andreas e Lalore, con i vicini di pianerottolo.
L’idea era stata di Lalore, che aveva infatti proposto prima ad Andreas e poi, dopo la sua risposta affermativa, a Manuel e al signor Cavalleri, di organizzare una piccola cena per gli auguri di Natale.
In realtà, nel caso del signor Cavalleri, Lalore aveva ovviamente esteso l’invito anche ai suoi coinquilini animali. Billa aveva accettato, riservandosi il diritto di rientrare nel proprio appartamento non troppo tardi. Ilgeco aveva invece rifiutato. Un po’ perché, acclimatato alla temperatura accogliente dell’appartamento del signor Cavalleri, pensava di prendere un colpo di freddo nel passaggio sul pianerottolo non riscaldato, e un po’ perché in fondo era un animale solitario. Phil, invece, con grande gioia del signor Cavalleri, aveva rifiutato con un ‘no’, detto a voce e non scritto sui foglietti. Il signor Cavalleri se ne compiacque, perché il fatto che gli avesse parlato, indicava che ormai i due avevano un rapporto.
Ad ogni modo, la proposta era stata accettata con entusiasmo dai due uomini: il signor Cavalleri, dal punto di vista umano praticamente solo, apprezzava l’essere trattato come una persona e, pertanto, di avere una vita sociale, mentre Manuel era entusiasta dell’invito perché sapeva che Lalore era una cuoca formidabile.
Così, quel sabato sera, i preparativi procedevano in cucina, con Lalore che tagliava una verza per una pasta e fagioli, e Andreas che cercava di aiutare la compagna.
“Andri, vorresti controllare se Fumagalli sta bene? È da tre ore che lavora in salotto. Tieni, portagli una foglia di verza, così reintegra i sali minerali,” disse prendendone una dal tagliere.
Andreas non obiettò ed entrò in salotto: il pavimento era cosparso di foglietti di cartoncino, all’apparenza tutti bianchi. In realtà, avvicinandosi, si vedeva che erano tutti disegnati con ogni sorta di simbolo natalizio: dai fiocchi di neve a piccole slitte trainate da renne.
“Da parte di Lalore,” disse Andreas avvicinandosi a Fumagalli e porgendogli la foglia di verza.
“Grazie, avevo proprio bisogno di una pausa.”
“Come procede per la consegna?”
Infatti, quanto successo il giorno di Sant’Ambrogio aveva avuto un seguito. Fumagalli aveva deciso di fare la stessa cosa lì in zona, e cioè su viale Monza (d’altra parte, volendo essere autonomo e avendo il problema del guinzaglio in metro, non c’era altro posto dove potesse andare), per poter racimolare qualche soldo extra per i regali di Natale. La sua arte, come prevedibile, non era passata inosservata e, anzi, i passanti non solo gli avevano fatto delle offerte, ma gli avevano fatto delle ordinazioni di biglietti. Aveva così raccolto un numero di ordini a tre cifre, con consegna lunedì.
“Tutto sommato bene. Direi di poter perfino finire per domani mattina,” rispose Fumagalli, poi prese a beccare la foglia di verza. Si interruppe quasi subito, però, perché avevano suonato al campanello.
“Non è un po’ presto?” chiese Fumagalli scotendo le penne come faceva tutte le volte che si doveva preparare per uscire.
“Che c’è, ti stai facendo bello per qualcuno?” lo stuzzicò Andreas.
“Sei sempre il solito. Non è per Billa, è solo per sentirmi a posto.”
“Ma io non ho nominato Billa,” urlò Andreas dal corridoio per andare all’ingresso, “tu hai la coda di paglia.”
“Di penne!” urlò Fumagalli.
Se avesse potuto, anche Andreas avrebbe urlato, perché alla porta non c’era né il signor Cavalleri con Billa, né Manuel.
E nemmeno Brian: c’era Linda, con un elegante cappotto che non copriva il bordo della gonna nera che indossava, e un trolley verde.
Andreas deglutì, perché se Linda era lì, era per un solo motivo: Salinks stava scrivendo una nuova storia, e Linda ne era la protagonista.
“Linda… Da dove arrivi?
“Ho finito la mia prima scena ambientata in aeroporto, dopo un terribile volo da Parigi. È stato orribile. Ti spiace farmi entrare? Ho bisogno di un ambiente familiare.”
“Sì, certo. Entra.”
“Andreas!” gli disse prendendolo per un braccio, “ma non mi riconosci?”
“Ma sì che ti riconosco, Linda. Salinks ti ha mantenuta praticamente intat-“
“No!”
Andreas la guardò spaventato e si chiese perché Salinks si accanisse con lei, prima rendendola confusa dopo un periodo di coma, e ora isterica. Poi capì che Salinks non si era effettivamente accanito su di lei:
“Tu vedi Linda,” gli disse, “ma io sono Brian.”
Andreas urlò, e ciò richiamò l’attenzione di Lalore, che corse dalla cucina con il coltellaccio da serial killer che stava usando per sminuzzare la verza e che Brian, un mese e mezzo prima, aveva usato per intagliare una variazione di ciò che ora era diventata la sua faccia.
“Linda!” esclamò Lalore, poi guardò il trolley, “sei tornata?”
“Sono rientrato qualche ora fa da Parigi,” poi il suo tono di voce si fece molto stridulo, “non sai che bella città. E poi sono stato… stata in un ristorante libanese a mangiare del fattoush buonissimo1.”
“Fattoush?” chiese Fumagalli, anche lui richiamato dall’urlo di Andreas, ma che aveva impiegato più tempo per arrivare.
Brian spiegò la composizione di quel tipo di insalata e Lalore commentò:
“Magari la possiamo preparare insieme, qualche volta.”
Brian non disse nulla.
“Linda, tutto bene? Forse un colpo di freddo? Prego, accomodati in salotto, sul divano, mentre io ti preparo una camomilla.”
“E una per me,” disse Andreas.
Appena in salotto, Andreas spiegò a Fumagalli chi aveva davanti. Ovviamente ne seguì qualche secondo di urla.
“E chi sei narrativamente, ora?” chiese Andreas.
“Luana, una ricercatrice precaria che è appassionata di storia antica. Credo che Salinks abbia deciso di scrivere qualcosa a metà tra 007 di Fleming e Tomb Raider, con protagonista femminile.”
“Non sarai Lara Croft,” disse Fumagalli, “ma devo dire che il corpo che hai è molto carino, e hai uno stile molto elegante. Oserei dire sensuale, ma non volgare.”
“Sì: devo ammettere che Salinks è un uomo che ha buon gusto, in fatto di donne. Però non potete immaginare il mio shock appena entrato in narrazione. Mi sento… derubato, non so se mi capite.”
Andreas e Fumagalli annuirono.
“E poi,” proseguì Brian, “nonostante Salinks abbia già scritto una co-protagonista femminile, proprio nella precedente storia, non è in grado di caratterizzare bene una donna. Linda, ad esempio, era molto indipendente e silenziosa, un lupo solitario. E credo che, per compensare questa sua carenza di studio del personaggio femminile, mi abbia messo nella psiche delle cose, che a volte mi fanno parlare come una donnina. Vorrei avesse mantenuto la caratterizzazione di Linda, e non la mia…”
“E perché? Almeno ci sei,” disse Andreas.
“Non ti rendi conto: ci sarà sicuramente una sottotrama amorosa, o un bacio, o peggio…” Brian chinò la testa.
“Brian… Ehm… Linda… Ehm…” si confuse Andreas, e Fumagalli constatò:
“Brian, dobbiamo per forza chiamarti Linda, immagino che tu lo capisca.”
Brian si portò le mani nei capelli, spettinandoli inconsapevolmente. Sospirò e disse:
“Non sono pronto a lasciare la mia identità. Almeno il nome! Vi prego, per un minimo di continuità chiamatemi… Brianna.”
“Brianna?” chiese Lalore, appena entrata in quel momento con una vassoio contenente una teiera e due tazze.
“È… il mio primo nome,” disse Brian, “e vorrei cominciare a farmi chiamare con quello.”
“Suona bene. Intanto prendi,” disse Lalore porgendogli una tazza, “ma ti senti veramente bene? Mi sembri… strana. Aspetta che vado a prenderti del miele. Dicono che sia molto indicato per i malesseri di questa stagione.”
Suonò il campanello.
“Andri, ti prego, vai tu!” urlò Lalore, ormai in direzione della cucina.
Di nuovo, Fumagalli scosse discretamente le penne per risistemarle, ma invano: alla porta c’era Manuel, vestito meglio del solito, e con un panettone artigianale in mano.
“Ma quanti fogli qui,” disse appena Andreas lo fece entrare in salotto, “Linda! Come stai?”
Brian alzò le spalle, e non corresse il nome con il quale lo aveva chiamato.
“Sai niente di Brian?”
“Sta passando un brutto periodo, dopo un forte trauma emotivo,” gli rispose Brian.
Lalore arrivò in quel momento con un barattolo di miele.
“Buonasera Manuel,” disse, poi guardò Brian, con i tacchi e le calze nere, e sorrise.
“Scusa Andri, potresti venire con me in cucina? Vorrei che mi dessi una mano con una cosa. E anche tu, Fumagalli, vieni così ti lavo il becco sporco di carboncino.”
“Ma,” protestò questi, “è ancora presto.”
“Tu vieni lo stesso,” rispose Lalore accennandogli un occhiolino. Poi sorrise a Manuel e Brian. Quest’ultimo deglutì, e si portò le mani sulle cosce, facendo in modo che la gonna lo coprisse quanto più possibile.

  1. Questo è l’evento dell’infanzia che ho scelto. Forse non epico, ma posso garantire che, a praticamente 25 anni di distanza, ricordo ancora quell’insalata libanese mangiata a Parigi, e non ne ho mai più mangiata una così buona.