La zucca

Jack-O-Lantern of the Soul – Prompt:

Hai intagliato una Jack-O-Lantern1 che ti rappresenta intimamente. Come reagiscono le persone che ti sono intorno?

Andreas aveva incrociato Brian un tardo pomeriggio, mentre era al supermercato a comprare 750 grammi di mele, richiesti last-minute da Lalore per poter preparare una torta.
Il carrello di Brian era invece colmo di prodotti:
“Odoacre e la sua padrona ti hanno decisamente schiavizzato. Mi spiace.”
“Ormai,” rispose Brian.
“Ti sei rassegnato?”
“Macché,” disse l’altro buttando allegramente nel carrello una confezione di fazzolettini, “sta per finire!”
“Che intendi?”
“A novembre, per non so quale motivo, Salinks mi mette sempre da parte.”
Andreas aspettò per chiedere dettagli: Brian stava sistemando una confezione di carta igienica nel carrello, sfoderando cura alla preservazione dell’equilibrio e delicatezza degne di un costruttore di castelli di carta.
“Dico che, finalmente, anche con un finale pessimo, Salinks mi porterà a conclusione, al più per i primi di novembre.”
Andreas non rispose, ma sentì una lieve tristezza stringergli lo stomaco.
“Mi spiace,” gli disse.
“A me no. Non sopporto più il dover sottostare a Odoacre solo per aver perso a un gioco da bambini e, come se ciò non bastasse, mi sta stretto il ruolo del fidanzato che mi obbliga a vestire. Ma manca poco, ormai, e tanti saluti.”
“Magari, prima di andare via nel limbo, potresti venire a casa da noi, un po’ come abbiamo fatto qualche mese fa.”
Brian acconsentì, poi disse ad Andreas:
“Io ho praticamente finito con la spesa, a parte il…” guardò un foglietto che doveva essere la lista di quanto doveva comprare, “non riesco a leggere…”
“Fammi vedere,” disse Andreas, che poi esclamò, “crusca d’avena.”
“Non so su quale scaffale possa essere. Ma tanto, ormai, sono alla fine,” e così dicendo spinse il carrello in direzione delle casse, “se ti va posso darti un passaggio a casa.”
“Ti ringrazio, ma con questa pioggia, sarà un delirio girare in macchina. E poi non credo che avrai spazio residuo per un passeggero.”
Brian guardò l’ammontare di prodotti nel carrello, poi sospirò:
“Non avrei mai pensato di dirlo, ma per la prima volta, ammetto di non vedere l’ora di smettere di esistere.”
“Coraggio, non pensarci adesso.”
“Infatti: meglio pensare a come sistemare questo cumulo di roba nelle buste.”
Nei giorni a seguire, i due concordarono la data: il 30 ottobre. Però Lalore fece una richiesta:
“Andri, chiedi loro se possono venire un po’ prima dell’ora di cena. Mi è venuta un’idea.”
“Che idea?”
“Ti do un indizio: preparerò gli gnocchi di zucca.”
“Quando si parla di gnocchi di zucca, mi va bene tutto.”
Così, quel 30 ottobre, la bionda, Brian e Odoacre arrivarono effettivamente abbastanza presto, e seguirono Lalore in cucina.
“Ecco qua,” disse questa, e mise sul tavolo una di quelle zucche giganti tipiche di Halloween, “ho pensato che, visto che devo tagliarla per fare gli gnocchi, tanto vale intagliarla, dato il periodo.”
“Che bello,” disse la bionda, “io non l’ho mai fatto!”
In effetti l’idea piacque a tutti, meno che a Odoacre, che saltò dal grembo della propria padrona e se ne andò via dalla cucina.
Lalore pose sulla tavola un coltello degno di un serial killer:
“A chi l’onore di cominciare?”
“Direi,” disse Andreas, “all’artista della famiglia: Fumagalli.”
Questi, con una vocina bassa, disse:
“Temo di no. Non ho la forza per affondare uno strumento nella scorza di una zucca.”
“Ma,” suggerì la bionda, “almeno dacci una traccia da seguire.”
“Non ho mai dipinto su una superficie sferica. Sono un artista che riproduce un mondo tridimensionale su un piano chiaramente bidimensionale. Non mi occupo del 3D. Mi farebbe invece piacere vedere voi intagliarla. Si capiscono tante cose dell’artista dalle sue opere.”
Lalore carezzò Fumagalli, poi, come se fosse stata bipolare, prese il coltello e lo puntò verso la bionda, dicendo:
“Tu?”
“Come ho detto: non l’ho mai fatto.”
“Be’,” disse Lalore poggiando di nuovo il coltello sulla tavola, “fate come meglio credete, basta che tra 40 minuti mi portiate dei pezzi di zucca per gli gnocchi. Intanto, preparo una torta di pere.”
“Ti do una mano,” disse la bionda, “almeno le pere le so tagliare.”
I maschi capirono l’antifona e lasciarono la cucina per andare in salotto: Brian portava l’ingombrante zucca, Andreas il coltello, e Fumagalli li seguiva trascinando la propria coda.
“Aspetta, ti faccio spazio,” disse Andreas correndo verso il carrello del televisore e del decoder, spostandolo verso la finestra, fino al limite della lunghezza dei cavi. Poi aggiunse, “mi raccomando, facciamo attenzione a non sporcare.”
“Hai proprio messo la testa a posto tu,” disse Brian deponendo la zucca nello spazio che Andreas aveva appena ricavato.
“Decisamente,” disse Odoacre, raggomitolato sul divano, “è proprio lì per terra il posto di quella zucca vuota: accanto a quella che avete già appoggiato.”
“Sai quanti incidenti possono succedere con i coltelli, dolce Pallino?” disse Andreas brandendo il coltellaccio da assassino.
Odoacre non rispose e, facendo l’indifferente, si raggomitolò ancora di più, prendendo le distanze da quell’attività.
Fumagalli disse:
“Sai, mi hai fatto venire in mente un’idea: visto che la zucca è dello stesso colore di Odoacre, perché non la facciamo a forma di gatto?”
“Non gli renderemo questo onore,” disse Brian.
“Hai qualche idea?” gli chiese Andreas.
“Mah, proviamoci…” disse Brian, che prese il coltello dalle mani di Andreas e, con fare deciso, lo affondò nella zucca.
Intagliò a lungo, fino a che non ne ricavò due occhi che, seppur con la punta interna inclinata all’ingiù, non sembravano minacciosi, ma sensuali. Fumagalli si incuriosì e, con interesse, guardò Brian intagliare la zucca, mentre Andreas portava in cucina i pezzi da essa ricavati, in modo che Lalore li potesse utilizzare per preparare gli gnocchi.
“Visto che stai andando di là: mi prenderesti anche un paio di coltelli più piccoli? Magari uno seghettato e uno liscio,” chiese Brian.
“Lalore ne ha un milione, di coltelli. Vado e torno.”
“Hai del talento,” disse Fumagalli a Brian quando furono soli, “lo hai mai fatto in qualche tua precedente storia?”
“Non che ne abbia memoria.”
L’opera stava prendendo forma, e quando Andreas vide il risultato, disse:
“Tu e le donne: sei il solito latin lover.”
Il risultato finale, infatti, non era una testa terrificante, bensì un volto femminile.
Odoacre si risvegliò dal suo sonnellino, notò l’opera e soffiò. Brian lo guardò fisso, e così fece Odoacre, fino a che questi, nervoso, saltò dal divano e graffiò una sola volta, ma con violenza, la superficie della zucca. Poi se ne andò in cucina, con il suo classico aplomb felino.
“Avrei dovuto fare una foto alla tua opera prima che quel matto la sfregiasse,” si rammaricò Andreas.
“La zucca va consumata, non è un’opera destinata a restare per sempre. Un po’ come me, la mia esistenza e la mia storia, se ci pensi,” rispose Brian.
Mentre Andreas si posizionava a una distanza ottimale per scattare una foto all’opera cucurbitacea, Fumagalli inclinò la testa varie volte per guardare meglio quanto Brian aveva intagliato. Poi, in un sospiro, disse:
“Linda…”
Andreas imitò Fumagalli e osservò meglio la zucca intagliata, e anche lui sospirò allo stesso modo.
L’opera, infatti, anche se poco tratteggiata, aveva una vaga somiglianza con Linda, specialmente per la sua eleganza mista a semplicità.
Fumagalli si avvicinò a Brian:
“Tu la ami…”
“E la tua storia, sia d’amore che narrativa, sta per finire…” puntualizzò Andreas con voce affranta.
Gli si strinsero attorno, ma Brian, troppo abituato al machismo delle proprie storie, disse solo:
“Sto bene, sto bene. Andiamo di là a portare questo capolavoro di zucca.”
In cucina le due donne avevano già sfornato la torta di pere, mentre erano in cottura i pezzi di zucca scavati e destinati a diventare polpa per gli gnocchi.
Le due donne si complimentarono dapprima per la bella riuscita dell’opera. Poi Lalore disse:
“Mi spiace che abbiate intagliato su una parte di zucca che era graffiata. Però che strano: mi sembrava di averne controllato attentamente la superficie,” disse tastando il graffio che aveva lasciato Odoacre, ora raggomitolato sul divano di Fumagalli.
“Sai che, però,” disse la bionda avvicinandosi alla zucca, “mi sembra che sia un volto familiare.”
Brian, senza timore e, anzi, piuttosto spavaldo, disse:
“Ti ricorda qualcuno?”
“Hmm… Un’opera, ma non ricordo quale.”
“Hai ragione,” si associò Lalore, “ma non riesco a definire la somiglianza, o a ricordare esattamente il dipinto… Be’, ad ogni modo, complimenti. Andri: vuoi darmi una mano ad apparecchiare, così servo gli antipasti?”

  1. La tipica zucca di Halloween.