Finalmente… Billa!

Unfairy Tales – Prompt:

Scrivi una scena che contenga una fiaba dalla dinamica rovesciata1, o qualcosa che va contro ciò che il lettore si aspetta.

Lalore era tornata una domenica, poco prima dell’ora di pranzo. Dopo i saluti, gli abbracci e le carezze, Andreas suggerì di andare a mangiare fuori, ma Lalore rifiutò:
“Ho proprio voglia di sentirmi a casa, nella nostra cucina.”
Andreas acconsentì, e decise di rendersi utile: mentre lei risistemava le sue cose nell’armadio e nel bagno, lui era ai fornelli per una semplice pasta con il sugo. Pronto, ovviamente. Ma Lalore non ci badò molto, e mangiò, incapace di non sorridere:
“Che bello qui,” diceva, guardando Andreas e Fumagalli. E poi ancora Andreas.
Dopo qualche giorno, la rinnovata coppia decise di fare una piccola vacanza, visto che la stagione lo permetteva ancora o, almeno, non lo proibiva del tutto.
“Mi fa piacere che vogliate prendervi qualche giorno tutto per voi,” disse Fumagalli quando Lalore glielo comunicò, durante una cena.
“Sicuro che non ti dia fastidio? Guarda che-”
Fumagalli la interruppe subito:
“Non se ne parla nemmeno: avete bisogno ora più che mai di un po’ di tempo per voi. E io voglio che tra voi funzioni.”
Restava solo da capire una cosa: mentre la coppietta avrebbe avuto una settimana per cementare la rinnovata unione, probabilmente sorvolando su una abbondante dose di buoni propositi, chi si sarebbe preso cura di Fumagalli?
Lalore suggerì la sua amica:
“Ha già Pallino, quindi è brava con gli animali. E poi, già conosci sia lei, che lui, come pure Brian. Penso possa essere una sistemazione ottima.”
Fumagalli urlò e Andreas intervenne:
“No, meglio di no.”
“Perché?”
“Perché…”
L’intervento di Andreas terminò lì, e ad aiutarlo fu Fumagalli:
“Perché Odo… Pallino potrebbe rifarsi le unghie sulle mie tele.”
Dopo aver vagliato perfino l’opzione di una pensione, fu Andreas ad avere l’idea migliore di tutte, basata su un’osservazione che gli aveva fatto Manuel qualche tempo prima:
“Davvero, ti dico: il signor Cavalleri potrebbe essere contento di avere un animale da compagnia, per qualche giorno.”
Lalore ci pensò e chiese a Fumagalli che cosa pensasse di quella proposta:
“È una brava persona, mi piace. E poi, in caso di problemi, vi manderei una mail, se mi permettete di tenere il portatile. E potrei facilmente portare qualche tela da lui, spazio permettendo, o venire qua a dipingere, se gli lasciaste le chiavi.”
“E sia, allora. Domani stesso gli chiederemo se è d’accordo e capiremo come organizzarci.”
Così, l’indomani, subito dopo il ritorno dal lavoro di Andreas, e appena prima la cena che Lalore aveva preparato (peraltro, qualcosa povero di carboidrati, perché Andreas le sembrava lievemente ingrassato), si recarono tutti e tre dal signor Cavalleri.
“Mi fa molto piacere vedervi insieme,” commentò immediatamente l’uomo, poi li invitò ad accomodarsi nella sua cucina, dove si affrettò a prendere dal frigo acqua gassata, succhi di frutta con marchio del supermercato, nonché un pacco di merendine dalla credenza.
“Senta,” cominciò Lalore, “siamo venuti qui per chiederle un favore.”
“Con piacere: a quest’età è raro servire a qualcosa.”
Lalore spiegò della vacanza che aveva in progetto con Andreas.
“Fate benissimo.”
“Grazie. A questo proposito, vorremmo chiederle se può occuparsi di Fumagalli. Sarebbe per una settimana, ovviamente a nostre spese,” concluse Lalore.
“Ma certo, che può stare da noi.”
“Noi?” chiese Andreas.
“Sì: me e la mia nuova coinquilina.”
Fumagalli urlò.
“Lei ha… Ha qualcuno?” insisté Andreas, enfatizzando la domanda muovendo per aria la merendina mezza mangiata.
“Sì. Qualche giorno fa sono andato a buttare la spazzatura nel cortile interno e, vicino al bidone dell’umido, c’era una gallina che stava tentando di stracciare la plastica di un sacchetto. Era messa male, e mi ha fatto pena. Così l’ho presa con me.”
“Devo stare una settimana con una gallina?” chiese Fumagalli con un filo di voce ad Andreas, mentre Lalore commentava positivamente il gesto del signor Cavalleri.
Andreas alzò le spalle, dichiarando così la sua implicita impotenza. Gli offrì però un pezzo di merendina, e l’altro accettò volentieri.
“Aspettate, adesso ve la chiamo così ve la faccio conoscere. Billa!”
Fumagalli urlò, e Andreas ripeté:
“Billa?!”
Fu così che, dopo due mesi, i due videro chi effettivamente fosse quel nuovo personaggio: era una gallina, magra e dal piumaggio irregolare e marrone, con dei guardinghi occhi gialli. Lì in cucina, li guardò tutti in silenzio.
“Billa, questi sono i miei vicini di casa: Andreas, Lalore, e Fumagalli. Proprio lui verrà a stare da noi per una settimana. A te va bene, vero?”
“È casa tua,” rispose questa.
Il signor Cavalleri fece per accarezzarla, e questa si abbassò di riflesso, inarcando le ali.
“Sapete, Billa non ha avuto una vita facile: fino a poco tempo fa era in un allevamento intensivo.”
“Mi dispiace,” disse Lalore.
“Sì,” continuò il signor Cavalleri, “mi ha raccontato delle cose orribili. La spremevano come un limone, la sfruttavano come la gallina dalle uova d’oro.”
Billa starnazzò:
“Non angosciamo i tuoi amici: sono evasa, è storia passata.”
“Certo. E ora,” continuò il signor Cavalleri, “non ha più nulla da temere: nessuno più la sfrutterà e vivrà a lungo, libera della sua vita. Figurarsi che io non mangio nemmeno le uova, per via del mio colesterolo.”
Lalore sorrise, e diede una carezza a Billa:
“Mi piace molto il tuo nome.”
“Sì, anche se è il mio diminutivo: il mio vero nome è Brambilla.”
Fumagalli urlò varie volte, forte, e spaventò tutti.
“Che ti succede?” gli chiesero all’unisono Andreas e Lalore. Per tutta risposta, Fumagalli cominciò a scuotere le penne.
Andreas mise in bocca l’ultimo pezzo di merendina e parlò, con la bocca piena:
“Ah, ecco… non si preoccupi, signor Cavalleri,” disse prendendo Fumagalli in braccio, non senza difficoltà per via delle penne in movimento, “non succede mai, se non quando… quando… sa, quelle cose da…”
“Da?” chiese Billa.
“Da quelli che hanno le ruote: girano, periodicamente. Scusate,” e scappò per evitare altre domande, mentre Fumagalli continuava a urlare.
Appena in casa propria, Andreas intimò all’amico di calmarsi.
“Si può sapere che ti è preso?” gli chiese appena le penne si furono calate abbastanza.
“Non hai sentito come si chiama quella là?” rispose Fumagalli con voce stridula.
“Billa.”
“Non Billa. Brambilla.”
“E allora?”
Fumagalli urlò:
“Non hai mai visto il film di Aldo Giovanni e Giacomo, Tre uomini e una gamba? Non ti ricordi la scena con il vampiro? Che nome dice di avere ai due milanesi?”
“Lo so! Lo so: Brambilla Fumagalli!” esclamò Andreas, come se fosse stato a un quiz. Poi aggiunse, più calmo:
“Va be’, che c’è di così tragico: sarà un tributo che la Robi ha voluto dare a un film che le è piaciuto, credendo di fare l’originale, visto che apparentemente stava progettando questa cosa da quando abbiamo trovato il diario.”
“No, è peggio: lei ha deciso che farò coppia con quella là!”
Dopo aver pronunciato quelle parole, le penne di Fumagalli presero di nuovo ad agitarsi.
“Andiamo, non essere drammatico. È una tua paranoia.”
“No! No! È così, te lo dico io. La coppietta Brambilla e Fumagalli. Pensaci bene: tutte le possibili sottotrame romantiche sono momentaneamente in uno stato di e vissero felici e contenti, o almeno e vivono felici e contenti. Tu e Lalore siete tornati insieme, mentre Brian ha perfino due partner distinte. Resto solo io spaiato, dopo un paio di esperienze amorose finite male.”
“In effetti… potrebbe essere… Ma scusa, non sei contento?”
“Con una gallina! Una gallina! Basta!”
Prese a camminare per la casa, trascinando la coda che fremeva:
“Sono sempre stato un personaggio positivo, dotato di buon senso, diplomazia, e una certa dose di intelligenza. Credimi, non lo sto dicendo per vantarmi, perché sono anche umile. Sono stato sempre al servizio della Robi, non mi sono mai ribellato a nulla e ora… questo? No, non me lo merito. Io lascio!”
“Come lasci? Che stai dicendo?” gli chiese Andreas, che lo seguiva abbastanza facilmente in quella sua passeggiata isterica, “e anche volendo, non puoi. Pure se te ne andassi in narrazione, tra una settimana saresti di nuovo catapultato nelle storie della Robi per il prompt successivo.”
“Forse, ma io questo destino non lo accetto. Io… Ci deve essere un modo per ribellarsi, no?”
Andreas scosse la testa. Fumagalli lo guardò:
“No, ci deve pur essere.”
“Guarda: se la Robi avesse bisogno di te, non potresti nemmeno buttarti dalla finestra, perché troverebbe il modo di salvarti.”
“Ma certo: sono un pavone, so volare, no?” precisò Fumagalli.
“Quanto sei precisino quando sei nervoso,” disse Andreas sbuffando.
Fumagalli tacque per un istante, e restò solo il rumore delle penne che fremevano. Poi disse:
“Sei un genio, Andreas. Io sono un personaggio positivo, dotato di buon senso, precisino quando è nervoso… Io sono un personaggio fatto così, ed è così che mi vuole la Robi, ed è così che i lettori si aspettano che io sia. Ebbene, farò l’unica cosa che è in mio potere: lo sciopero del personaggio.”
Andreas lo guardò e disse:
“E come, mi sembri lo stesso di prima.”
“Non trovi che appaia più stupido e antipatico del solito?” rispose l’altro piegando la testa su più lati.
“No… Non mi sembra.”
Fumagalli parve non fare assolutamente nulla.
“E ora?” disse poi.
“Non direi…”
“Ragazzi!” esclamò Lalore appena entrata, “che cosa succede? Fumagalli, caro, come ti senti?”
“Non lo vedi? Non ti sembro diverso dal solito?”
Lalore lo guardò attentamente:
“Così, a vederti, no: non ti senti bene?”
“Lascia stare,” le disse Fumagalli, e se ne andò in cucina.
Lalore guardò Andreas, in cerca di una spiegazione:
“Lasciamolo da solo per qualche minuto: gli passerà, è solo… è in quei giorni. Sai come è, no? Sei donna, quindi esperta, di quei giorni.”
“Andri!”
“Scherzavo,” le disse, e le diede un bacio.
Forse Fumagalli non era stato capace di uscire dal proprio personaggio, ma decisamente Andreas sembrava aver abbandonato il suo solito ruolo di uomo immaturo.

  1. La gallina dalle uova d’oro.