La parmigiana

Lost Journal – Prompt:

Nel sistemare un armadio, ti imbatti in un diario che non riconosci. Lo sfogli e si rivela essere il diario di un personaggio. Condividi un brano tratto da esso.

Quando il mercoledì mattina Andreas si svegliò, non si stupì dell’assenza di Lalore nel letto: lei si preparava per andare al lavoro sempre prima di lui, e gli lasciava perfino il caffellatte pronto a tavola. Quando quella volta si alzò e andò in cucina, trovò inusuale che non ci fosse la solita scodella pronta per lui, come pure gli parve strano che, nel corso della sua routine per prepararsi a uscire di casa, non incrociò Lalore nemmeno una volta. Ma non ci badò troppo e si recò al canile in tranquillità.
Al suo rientro, però, ne notò effettivamente l’assenza, e non solo perché la cucina era esattamente come l’aveva lasciata lui la mattina, cioè con la tazza e le briciole di biscotti ancora a tavola e senza nulla sui fornelli, ma perché Fumagalli gli fece notare che non era tornata affatto.
“Forse ha trovato traffico,” constatò Andreas.
“Non è mai successo in questi sei mesi di blog. E se invece le fosse capitato un incidente?”
“Non è mai successo in questi sei mesi di blog.”
Fumagalli urlò:
“Ma potrebbe essere, no? Sì, lo so, il blog della Robi non è drammatico, ma se Lalore avesse avuto un incidente tragicomico come successo al signor Cavalleri?”
“Va bene, va bene: la chiamo, così vedo anche come siamo messi per la cena… Che strano, cade sempre la linea…”
Le mandò così un messaggio, ma non riuscì a farglielo recapitare.
Fumagalli, nervoso, non faceva che girare per la cucina, trascinandosi la coda come una sposa colorata:
“Dobbiamo chiamare la polizia, non è da lei sparire. Dovrem-”
“Rilassati! Intanto, ho fame: vediamo se nel congelatore c’è ancora un po’ di parmigiana o qualcosa di interessante.”
E la trovò davvero, una cosa interessante: in una busta di plastica trasparente c’era un cartoncino.
“Che succede?” chiese Fumagalli.
Andreas gli mostrò il cartoncino che, con la calligrafia di Lalore, diceva:
‘Andri, non rendermelo più difficile: non chiamarmi, non cercarmi’
Fumagalli non riuscì nemmeno a urlare.
Andreas, anche lui in silenzio, rigirò il biglietto varie volte e poi, automaticamente, lo rimise nel congelatore:
“Sarà uno scherzo, peraltro pessimo. Lalore ha scarso senso dell’umorismo.”
Allora Fumagalli disse:
“Cerca ancora, magari ha lasciato un altro messaggio.”
“Andiamo, perché dovr-”
Questa volta Fumagalli urlò, e cominciò a scuotere le penne, così Andreas ubbidì: controllò di nuovo il congelatore, il frigo, perfino il forno. Poi si rivolse a canali di ricerca più tradizionali, come i cassetti del comodino e l’armadio.
Lì, i ripiani dedicati a Lalore erano spaventosamente più vuoti di quanto ricordava, e la cosa lo inquietò, perché sapeva che l’ammontare di vestiti di una donna aumenta con il tempo, e non diminuisce.
Cercò tra alcuni golfini e trovò un quadernetto sgualcito, con pagine scritte a mano con una terribile grafia. Lo sfogliò frettolosamente:
“Allora, che cosa dice?”
Andreas, sbiancato, rispose:
“Parla di essere imprigionata, di scappare…” inghiottì a fatica, poi chiese, “ma tu stamattina l’hai vista? Aveva l’aria di chi era in fuga?”
“No. L’unica cosa diversa dal solito, era un borsone nero che aveva a tracolla. Mi ha detto che in pausa avrebbe fatto pilates con una sua collega.”
“E lo fa mai, pilates in pausa pranzo?”
“Non è mai successo in questi sei mesi di blog. Però perché avrei dovuto dubitarne, in quel momento? Leggi il diario, perché ho il presentimento che non si tratti di uno scherzo.”
Andreas prese una pagina a caso, quasi verso la fine, e lesse ad alta voce.
Diceva:
Sto seriamente avviandomi verso la pazzia. Mi ripeto “Billa, puoi farcela,” ma è un mantra che non funziona.
La cella è sovraffollata, ci manca lo spazio vitale. E quando penso che non possa andare peggio, sento che qualcuna ha intravisto aggirarsi anche un ratto qua dentro.
Allora penso che, davvero, deve essere stato raggiunto il fondo, ma questo posto sa di certo come stupirmi: ieri sera ne è morta un’altra di noi, e quei mostri non hanno avuto nemmeno la minima decenza di portarla via. Il suo corpo è ancora qui.
È forse vita, questa? Come può avere senso continuare a ripetermi “Billa, puoi farcela”?
Stamattina ho deciso: se non voglio impazzire, prima di morirci qua dentro, in questo spazio angusto, devo scappare.
Le ragazze dicono che è rischioso, che mi farò ammazzare sicuramente perché tanto, per quelli là fuori, non valgo nulla. Ma a me non importa: sono pronta alla fuga, fosse pure equivalente a cercare il suicidio. Devo solo capire come organizzarmi. Devo osservare, studiare tutto…
“Billa, puoi farcela,” mi dico e ridico, ma ora il mantra comincia ad avere più senso…
“Wow,” disse Andreas chiudendo il diario, “la Robi sta pensando a un personaggio per una nuova storia! Ce la vedi a scrivere un romanzo storico ambientato durante la seconda guerra mondiale?”
“Perché lo pensi? Non potrebbe essere fantascienza distopica? Pensaci: che nome è Billa? È molto bizzarro.”
“Non so, te lo cercherei volentieri, ma Wikipedia in questi giorni è in sciopero.”
“Magari è una storia ambientata in una società dove le donne non valgono nulla, dove vengono considerate inferiori.”
“Va bene, potrebbe esserlo, e rientrerebbe di più nella personalità romanzesca della Robi. Ad ogni modo, questo qua non è di Lalore. Come ti dicevo, tutta questa storia si tratta di un suo scherzo, per farci spaventare.”
E così dicendo, Andreas rimise il quaderno alla rinfusa nel reparto dei golfini di Lalore.
“Non puoi vedere se la sua macchina è giù?”
“Fumagalli, lo vedi che quando sei nervoso, non sei più lucido? Come può essere qua la macchina, se ci è partita stamattina? Ce l’avrà lei.”
“Va bene, allora chiama Camilla.”
“Non essere drammatico. Piuttosto, vieni con me.”
Fumagalli ripose molte speranze in quell’invito, e si lasciò guidare in cucina, curioso della prossima mossa di Andreas. Questi aprì il congelatore, e tirò fuori un pezzo di parmigiana congelato.
“Vuoi mangiare?!”
“Sono le nove, ho fame,” si difese Andreas, “quando torna Lalore, si arrangerà in qualche modo.”
Fumagalli non disse nulla e se ne andò in salotto, dove Andreas lo raggiunse dopo qualche minuto con un piatto fumante in mano, e la forchetta in bocca. Poi si accomodò sul divano, e accese il televisore.
“Io non capisco come tu possa startene lì, tranquillo e spaparanzato, a guardare programmi stupidi, quando Lalore è andata via.”
“Ma non hai capito che ci sta prendendo in giro? E poi hai letto il suo messaggio: dice che dobbiamo lasciarla stare.”
“Andreas, tu non dovresti guardare la TV, ma la realtà! Lalore si è portata via le sue cose in un borsone e se ne è andata! Se tu fossi solo più arguto, andresti in bagno a controllare se ha lasciato i trucchi e lo spazzolino, invece di mangiare la parmigiana sul divano.”
Andreas non rispose e tormentò con la forchetta la porzione di parmigiana.
“Fai come ti pare,” disse Fumagalli, “io scrivo a Camilla per chiederle se sa qualcosa.”
“Cosa vuoi che ne sappia lei?” gli urlò dietro Andreas mentre l’altro si posizionava davanti al portatile sul tavolino per avviare Skype.
Però Andreas non mangiò nulla fino a che Fumagalli non si riavvicinò a lui, dopo qualche minuto di becchettio sulla tastiera del portatile.
“Allora?” chiese Andreas con indifferenza.
“Ecco, Camilla dice che… Andreas, sembra che Lalore sia… credo che ti abbia… Diciamo che si è presa…”
“Tornerà.”
Andreas tagliò con la forchetta un grosso pezzo di parmigiana, che masticò a lungo, prima di trovare la forza di inghiottire. Poi poggiò il piatto ancora mezzo pieno sul tavolino:
“Non mi va più: questo caldo toglie proprio l’appetito.”