Arrosto di sera, bel tempo si spera

Idiomatic – Prompt1:

Scrivi una storia che includa una frase idiomatica e anche il suo uso letterale.

“Secondo te è vero che chi ben comincia è a metà dell’opera?” disse Fumagalli alzando la testa dai fogli che avevano un’altra bozza della signora Piacentini.
“Mah,” gli rispose Andreas mentre spostava il cavalletto della tela del ritratto della bionda e di Odoacre, come sempre coperta, nel punto che Fumagalli gli indicò con il becco, “di certo questo è il ventiseiesimo prompt, quindi siamo davvero a metà. O la Robi ha veramente cominciato bene, o ci ha fatti arrivare trascinandosi fin qui per vie mediocri. Lo lascio così, allora? Non me lo fai neanche sbirciare in anteprima?”
Fumagalli urlò.
Era una serata speciale: Fumagalli aveva annunciato di ritenere concluso il ritratto della bionda e di Odoacre. Per l’occasione, Lalore aveva deciso di festeggiare con una cena, lì a casa, e si era messa immediatamente all’opera dopo del suo rientro, rinchiudendosi in cucina nonostante il caldo asfissiante. Forse la cena non aveva il numero di portate di un pranzo di Natale, ma la quantità di chili di cibo che aveva preparato era la stessa.
La bionda arrivò con Odoacre verso le 20, quando era già quasi tutto pronto, con la tavola perfettamente apparecchiata con l’argenteria e i cristalli, gli stessi usati a marzo, per la cena con Brian.
Lalore ne notò subito l’assenza, quando aprì la porta di casa:
“È in giro per lavoro.
Almeno, è quello che mi ha detto,” spiegò la bionda.
“Peccato,” disse Lalore, “sarebbe stato
bello stare insieme in questa occasione. Comunque…”
Era arrivato il momento tanto atteso, e si radunarono tutti in salotto, davanti alla tela ancora coperta.
Gli umani reggevano bicchieri riempiti con prosecco, mentre gli animali avevano delle scodelle che Lalore aveva sistemato su un tappeto.
Fumagalli disse:
“Bene. Intanto, grazie per l’interesse e questa atmosfera da inaugurazione. Mi sento perciò in dovere di darvi una brevissima introduzione all’opera. La mia intenzione è stata quella di rappresentare come l’umano e l’animale domestico, nel tempo, si
commistionano, in una dinamica relazionale che dà origine a un rapporto che va oltre la simbiosi.”
Poi, con il becco, strinse un lembo di lenzuolo e scosse la testa per farlo venire giù.
Le due donne rimasero sorprese, mentre Andreas aggrottò le sopracciglia.
Al centro c’era Odoacre, seduto in braccio alla bionda, come del resto tutti immaginavano.
Ma ciò che davvero colpiva lo spettatore era come erano stati dipinti i due soggetti: Odoacre aveva preso un che di umano, specialmente negli occhi e la forma del naso, mentre la bionda aveva nella sua figura qualcosa di felino, tranne che negli occhi, i quali erano vacui, quasi inanimati. Un critico acido avrebbe potuto definirla molto sinteticamente una gatta morta.
“È così… ha lo stile di Schiele,” constatò Lalore.
“Fumagalli,” disse la bionda, “è… meraviglioso. Pallino, vieni a vedere.”
Odoacre stava leccandosi sul divano, di fronte al televisore. Si voltò al richiamo della sua padrona, e raggiunse gli altri, con la coda che si muoveva nervosamente, e che continuò ad oscillare anche quando si fu seduto davanti alla tela.
Le due donne commentarono ulteriormente il quadro, poi Lalore disse:
“Bene, direi che possiamo cominciare ad andare di là.”
Odoacre concesse a Fumagalli un solo istante per un velato complimento:
“Sei sprecato con quel tuo umano,” poi raggiunse gli altri in cucina.
Quando Fumagalli fu a metà corridoio, Odoacre fu alla sua stessa altezza, ma stava correndo in senso opposto, per tornare in salotto.
La cucina era piena di fumo:
“Andri, ma certo che te lo avevo detto di spegnere il forno. Guarda qui che peccato, era un pezzo di prima scelta,” commentò Lalore guardando una pirofila che conteneva un blocco di carne carbonizzato. Le erano venute le lacrime agli occhi, ma non era chiaro se per il troppo fumo, o per la delusione.
“Non mi ricordo. Forse…” disse Andreas.
“Scusa Lalore,” si introdusse Fumagalli, “forse è colpa mia: gli ho chiesto io di aiutarmi a sistemare… sistemare il cavalletto ecco. Glielo avrò fatto passare di mente.”
Lalore gli sorrise e lo carezzò dolcemente.
“Mi dispiace che ti sia presa tutto questo disturbo: hai preparato tutto così alla perfezione, nei dettagli,” disse dopo poco la bionda indicando la tavola apparecchiata con eleganza, “e immagino anche che ti sia messa ai fornelli per noi subito dopo essere rientrata dal lavoro.”
“Sì,” disse Andreas, “ma è tutto fumo e niente arrosto.”
Non gli ci volle molto per notare Lalore, ora decisamente con gli occhi lucidi non per il fumo, lo sguardo sorpreso della bionda, e sentire il rumore delle penne di Fumagalli.
“Era una battuta: ovviamente Lalore ha preparato altro.”
“Senti,” disse Fumagalli dirigendosi verso la porta, “perché non vieni con me di là, a darmi una mano a incartare la tela, così risparmiamo di farlo dopo?”
Andreas lo seguì per un paio di passi, cioè fino a che Fumagalli si fermò:
“Ma ti rendi conto dell’assurdità che hai detto?”
“Non dovevamo incart-”
“Dico, ti rendi conto?”
“Era una battuta! Un gioco di parole!”
“Per dire una battuta così a Lalore, quando è stata colpa tua se si è bruciato l’arrosto, vuol dire che ne hai di fegato.”
“Non so perché ti stupisca tanto: ce lo hai anche tu un fegato, pur essendo un uccello e io un mammifero. Qua, a destra,” disse toccandosi l’addome, “ma poi, non hai detto che è stata colpa tua?”
Andreas non aggiunse altro: non sarebbe servito, perché le penne di Fumagalli facevano un rumore forte al punto da coprire ogni altro suono. Attese che queste calassero del tutto, e poi rientrarono in cucina, dove Lalore aveva cominciato a portare in tavola gli antipasti.
Andreas sistemò Fumagalli sul suo divano personale e si accomodarono tutti, tranne Odoacre, che era assente.
“Pallino è un gatto,” disse la bionda, “gli piace avere i suoi spazi e passare del tempo da solo.”
Andreas rabbrividì: era così che Odoacre aveva la libertà di fare ciò che voleva in città, di essere a capo di una ditta di decoder. Ed era così che ora era poteva stare da solo nel suo salotto.
Cominciarono la cena, parlando del tipico argomento caldo della stagione: il caldo, appunto.
Durante il primo, si parlò invece del secondo argomento più caldo della stagione: le vacanze.
“Brian non mi ha invitata ancora da nessuna parte, impegnato come è. Se non si muove, va a finire che mi aggrego alle colleghe del Mudec e vado con loro a Fuerte Ventura. Voi?”
“Mah,” disse Andreas, “non sappiamo ancora. Forse al mare, o forse qualcosa in Valle d’Aosta.”
“I soliti mari e monti, poi tra il dire e il fare…” commentò Fumagalli.
Infine, arrivò il momento del secondo. Lalore non poteva permettere che la cena proseguisse senza di esso, e così decise di scongelare del polpettone che conservava per le emergenze.
Dopo averlo messo nel microonde, andò al lavandino a controllare come procedeva l’ammollo della pirofila dell’arrosto, e disse:
“Perché dopo cena non andiamo a farci un giro in centro? Passeggiare con il fresco, dopo una giornata di calura, è piacevole.”
“Perché no? E poi magari Brian potrebbe essere libero e raggiungerci,” constatò Andreas.
“Sarebbe bello, ma non credo che verrà,” disse la bionda, “e poi, non vorrei fare tardi e andare invece a letto presto, visto che domani mattina ho da sbrigare alcune cose.”
“Non sarai come Fumagalli?” disse Andreas ridacchiando.
“Non ti capisco: io non vado a letto presto. Io sono un artista, e come tale vado sempre a letto non prima di mezzanotte,” ribatté Fumagalli.
“Sì, ma vai lo stesso a letto con le galline.”
“Signore,” disse Fumagalli rivolti alle due donne, “stasera il nostro Andreas è in vena comica.”
“Forse vale per voi pavoni, ma i mammiferi non hanno questo tipo di vena,” disse Andreas facendo spallucce, poi aggiunse, quando lo scotimento delle penne di Fumagalli divenne consistente, “sempre restando in tema anatomico, c’è da dire che stasera hai i nervi a fior di pelle.”
“Andri,” disse Lalore mentre strofinava il grasso appiccicato al vetro, “puoi prendere il polpettone dal microonde e cominciare a servirlo?”
“Che poi,” disse invece questi, ancora rivolto a Fumagalli, come se non avesse sentito quanto richiesto dalla sua ragazza, “le terminazioni nervose credo siano nel derma, che non è lo strato della pelle più superficiale, ma quello più profondo.”
Fu in quel momento che Lalore gettò la spugna.

  1. Il prompt originale prevede la scelta della frase idiomatica tra sei possibili, che però non si adattano alla lingua italiana. Per questo il requisito è stato lievemente modificato.