Tempo per un picnic

Timelessness – Prompt:

Hai scoperto una stanza che sembra normale. Ma appena entri nella stanza, il tempo si ferma: quando esci dalla stanza, il tempo riparte da dove lo hai lasciato. Come usi questa stanza?

Era il grande giorno, e anche soleggiato: l’ideale per un romantico picnic sull’erba, al Boscoincittà.
L’appuntamento era chiaramente per ora di pranzo, ma Fumagalli già dalle 9, non solo era pronto, ma ogni 5 minuti rinnovava il suo esserlo. E cantava:
“I love you baaabee…”
“Credo che non sopporterò questa canzone fino all’inizio del picnic! E poi, ho anche io voglia di andare. Anzi, sai che c’è? Ora lo dico a Lalore e partiamo.”
Fumagalli, infatti, non era il solo a essersi preparato in anticipo: c’era anche Andreas, gasato per la stanza dal tempo bloccato che sarebbe apparsa quel giorno. Aveva già messo in uno zaino svariati pacchetti di snack e cracker, nonché un sacco a pelo e il portatile.
“Ma Andri, è solo un picnic!” gli aveva detto Lalore quando lo aveva visto impacchettare anche il materassino per lo yoga.
“Va be’, non si sa mai,” si era giustificato lui.
Così, l’unica a montare in macchina senza essersi del tutto preparata, perché aveva da poco finito di condire due tipi di insalata di farro, e appena sfornato un tortino vegano con le biete, fu Lalore. Ma non le diede fastidio, anzi: interpretò quell’alacrità di Andreas come entusiasmo, cosa che si verificava raramente quando lei gli suggeriva scampagnate.
Arrivarono al parcheggio, tutti carichi: Lalore con la borsa termica e la coperta, Andreas con lo zaino del ‘non si sa mai’ e la tela del ritratto ben incartata mentre Fumagalli, all’apparenza senza nulla, era invece carico di speranza, velate aspettative, e anche un po’ di ansia.
Infatti, non era un caso che quel giorno si trovassero al Boscoincittà: dopo tanta corrispondenza, Mirtilla aveva rivelato di abitare lì, e che la vegana, invece, ci lavorava. Per Fumagalli andare a casa della sua bella era un chiaro segnale di interesse, accettazione e fiducia, e non poteva fare a meno di canticchiare la sua canzone preferita.
Mirtilla si fece trovare all’interno del parco, appena fuori la cascina San Romano, insieme alla sua vigile accompagnatrice vegana.
Lalore fu molto felice di vedere finalmente dal vivo la pavonessa che aveva fatto girar la testa al suo amico.
“Per te,” disse Fumagalli, e Andreas diede all’accompagnatrice la tela con il ritratto.
“Grazie,” rispose Mirtilla, “lo aprirò dopo.”
Fumagalli emise un impercettibile grido, perché avrebbe voluto vedere la reazione di Mirtilla quando avrebbe scartato il regalo, mentre ora poteva solo immaginarla. Ma il suo umore non cambiò: aveva davanti un pomeriggio tutto con lei.
Dopo che la vegana mise via la tela incartata, i cinque si sistemarono in uno spiazzo erboso, vicino a un laghetto. Lalore aveva sparso sulla coperta di pile un sacco di contenitori e panini con verdure grigliate; la vegana sistemò una singola e triste schiscetta dalla plastica opaca 1:
“Non credevo avresti preparato qualcosa anche per me,” si giustificò.
“Fumagalli, visto che si comincia a mangiare, vogliamo andare un attimo a rinfrescarci?” disse Andreas ammiccando mentre si caricava lo zaino in spalla.
“Andri, quello puoi lasciarlo qui.”
“Va be’, non si sa mai.”
I due maschi si incamminarono:
“È il primo prompt irrealistico che ci capita,” disse Fumagalli.
“Perché, il primo con un pavone parlante? E la Robi, che ha creato un gatto col vizio del gioco, a capo di una ditta di decoder? Ti pare che questa storia sia realistica?”
“Ma è il primo fantascientifico, tipo Ai confini della realtà.”
Andreas prese la direzione della cascina.
“Che cosa ti fa pensare che la stanza sia qui?”
“Niente, ma visto che deve far parte del prompt, la troveremo ovunque andiamo.”
Andreas fece molte prove: entrava in una stanza, aspettava un po’, poi chiedeva a Fumagalli, rimasto fuori, se aveva dovuto aspettare anche lui o se ne era uscito immediatamente.
“No, no, no. Stiamo perdendo tempo, e le ragazze ci aspettano.”
“Sono femmine, staranno parlando. Probabilmente male degli uomini.”
Poi Andreas trovò una porta con un cartello recante la scritta Vietato entrare, mura pericolanti.
“Eccola!”
Fumagalli urlò.
“È questa,” disse Andreas, “pensaci: se fosse aperta al pubblico, ci vorrebbero entrare tutti. Aspettami qui.”
Andreas vi entrò e ne uscì subito dopo: non ebbe bisogno di chiedere se avesse fatto centro, perché Fumagalli lo guardò inclinando la testa molte volte, in pieno stupore.
“Fantastico, ho pure sistemato un asciugamano nel bagno. Dai vieni dentro: già che c’ero ti ho anche sistemato una ciotola con l’acqua e delle granaglie.”
“Ma ci stanno aspettando.”
“Entrare lì non avrà impatti sui tempi. Dai, ci divertiamo: ho scaricato le puntate dei programmi che non ho potuto vedere quando eravamo senza decoder, perfino le fiction. Quasi tutto il palinsesto della tv. E per te, ho preso un blocco di schizzi nuovo di zecca, così puoi disegnare in santa pace.”
Fumagalli esitò, poi disse:
“Ma io disegno sempre in santa pace, quando tu e Lalore siete al lavoro. E comunque lo so che per loro là fuori il tempo non passerà come per noi, ma per me sì, e io aspettavo da tanto questo picnic con Mirtilla.”
“Va bene. Allora a dopo.”
Andreas entrò e uscì subito: era cambiato, con gli occhi rossi e infossati, e puzzava leggermente di sudore.
“Che mal di testa, devo prendere una boccata d’aria…” e poi rientrò e uscì subito dopo. Ripeté la cosa per quattro o cinque volte, fino a che disse:
“Va bene, per ora basta, mi serve una pausa. Dopo tornerò per un altro po’ di svago.”
Così finalmente i due tornarono dalle ragazze che, come previsto da Andreas, stavano chiacchierando.
“Andri,” disse Lalore, “stai bene? Mi sembri stanco… E poi che strano: hai una barba di due giorni, ma ero sicura che ti fossi rasato, stamattina…”
Andreas alzò le spalle, e iniziarono a mangiare.
Fumagalli e Mirtilla conversarono per tutto il tempo, e lui pensava che per la prossima volta avrebbe volentieri dipinto una sua versione della Colazione sull’erba, come ricordo di quel bel pomeriggio.
“Sarebbe bello poter avere una barca e fare un giro sul laghetto,” disse Fumagalli, poi aggiunse, in uno slancio galante, “noi due soli.”
Mirtilla si schermì, e rispose:
“Magari. L’ultima volta che ho fatto un giro sul laghetto è stato l’anno scorso, con Kevin.”
“Intendi…”
“Il mio ex, sì.”
Fumagalli aveva sperato che la loro corrispondenza in chat l’avesse aiutata a dimenticare quel suo ex ingombrante e invece, eccolo lì, come un sesto commensale.
Andreas, dal canto suo, era molto annoiato dalla conversazione culinaria tra la vegana e Lalore, e andava spesso nella stanza dal tempo bloccato o, come diceva, al bagno, tanto che Lalore, preoccupata, al quarto ritorno gli chiese se per caso gli avesse fatto male qualcosa che aveva preparato.
Verso le 4, Andreas tornò da quello che decise essere il suo ultimo viaggio: la sua barba parlava per lui e non poteva correre il rischio di insospettire Lalore. Così lasciò le sue cose nella stanza, in attesa di recuperare tutto quando se ne sarebbero andati, a fine giornata.
Infine, le vivande finirono e, con loro, anche il picnic. Decisero perciò di farsi una piccola passeggiata nel verde.
Fumagalli apprezzò l’erba solleticargli le zampette. Passarono accanto al muro che delimitava un piccolo cortile e lì notò che Mirtilla guardava per aria: sul bordo, stava appollaiato un pavone, molto grande, i cui colori erano sgargianti al sole pomeridiano.
“Ciao,” lo salutò lei.
“Mirtilla. Oggi sei bell… Ehm, volevo dire che è una bella giornata,” rispose il pavone, con le penne che frusciavano e si muovevano, rivelando l’interesse che provava per la pavonessa.
“Ma come ci è arrivato lì quel pavone?” chiese Andreas.
“Volando,” rispose la vegana.
“Fumagalli,” disse Andreas, “ma tu voli, quindi?”
Questi urlò e ammise a bassa voce:
“Teoricamente, ma non sono molto bravo.”
Ma Mirtilla non stava ascoltando quei discorsi: guardava ancora il pavone sul muro, che chinò la testa in segno di saluto, e volò nel cortile, scomparendo.
“Be’,” disse poi lei a Fumagalli, “così l’hai conosciuto.”
“Chi?” poi capì e, con un filo di voce, aggiunse, “quello è Kevin?”
“Sì.”
“Scusa, ma… Ma voi vivete qui insieme?”
“Non solo noi, ci sono anche gli altri pavoni della colonia.”
Lalore capì, e fece cenno agli altri di muovere qualche passo per dare ai due un po’ di intimità.
Fumagalli continuò:
“E voi due vi vedete, vi parlate…?”
“Sì.”
“Sempre, tutti i giorni, anche in questo periodo?”
“Non sarai mica geloso?”
“Forse un po’, ma non è questo il punto: mi sembra che tu non abbia ancora voltato pagina, come pure lui. Siete ancora legati, e la vicinanza non vi aiuta a staccarvi.”
Mirtilla mosse un paio di passi nervosi:
“Ma qual è la soluzione? Noi viviamo qui, dove altro possiamo andare?”
“Perché non vieni a vivere da noi? Sono sicuro che Lalore acconsentirebbe,” disse Fumagalli senza pensare troppo, avvicinandosi a lei.
“Oh, Fumagalli, come potrei? Sei un bravo pavone, ma ci conosciamo appena. E poi qui ho tutti: nel bene e nel male, questa è la mia famiglia. Non potrei lasciare questo posto.”
Fumagalli sospirò e capì. Poi parlò con voce controllata:
“Almeno sei stata onesta. E ti dirò: sei stata il miglior soggetto che abbia mai avuto per un quadro. Buona fortuna.”
Mirtilla non fece nulla per trattenerlo, e lo guardò con aria interrogativa, non capendo a che cosa lui si stesse riferendo con la parte del soggetto. Fumagalli mal sopportò quel pesante silenzio e, raggiunti gli altri, disse:
“Vado un attimo a rinfrescarmi.”
Andreas, senza una parola, lo accompagnò alla porta della stanza del prompt, e lo aiutò ad entrare.
Fumagalli uscì istantaneamente, ma quando Lalore lo vide, appena lui e Andreas la raggiunsero al parcheggio, disse:
“Tesoro, mi dispiace per quanto successo. Si vede che stai soffrendo, mi sembri perfino dimagrito.”
Nessuno seppe mai quanto Fumagalli rimase da solo in quella stanza.

  1. Questa non è una cattiva presa in giro dei vegani. È autoironia.