Racconti a tavola

Spoken Stories  – Prompt:

Per il World Storytelling Day condividi la storia più bella che tu abbia mai sentito, o fai raccontare a un personaggio la sua storia preferita.

L’uomo delle consegne dell’Ikea lasciò l’appartamento, e Andreas interdetto.
“Che cosa hai comprato?” chiese a Lalore.
“Un divanetto a due posti.”
“Ma noi abbiamo già un divano, da tre. Che ce ne facciamo di questo?”
“Per la cucina, così Fumagalli può mangiare con noi a tavola. Ormai, è parte della famiglia, è venuto anche a cena dai miei. Anzi, vorresti per favore montarlo subito, così lo mettiamo in uso stasera?”
Andreas non obiettò e seguì Lalore in cucina, dove si era già spanso il profumo dell’arrosto che lei stava preparando per la cena.
Fumagalli fu molto contento dell’acquisto, ed elogiò la scelta del colore.
“Ho pensato che il nero enfatizza il tuo piumaggio,” spiegò lei.
“Sei un amore,” le disse Fumagalli, e le passò accanto alle gambe, strofinandosi come un gatto. Poi aiutò Andreas, passandogli metocolosamente con il becco viti e bulloni: grazie a lui, vennero utilizzati tutti, non uno di più e non uno di meno.
“Ma Andri, il divano non va messo così, come se fosse una panca per far mangiare due persone. Va messo perpendicolarmente, così le piume di Fumagalli non si sciupano.”
Andreas non obiettò, poi constatò quanto così la cucina risultasse ingombra. Sospirò.
Alle sette in punto il campanello suonò.
“Andri, vai tu. E per favore, portalo in salotto, così sistemo le ultime cose qui in cucina,” disse Lalore.
Per obbedienza, e per avere un attimo da solo con lui, Andreas fece accomodare Brian sul divano. Quello del salotto.
“Ti dirò: non lo so se va tutto bene o no,” rispose Brian alla domanda di convenevoli che Andreas gli pose, “ho risolto il caso, ma il fatto che il paragrafo successivo inizi con dopo qualche giorno i giornali pubblicarono un comunicato stampa mi angoscia un po’, perché forse Salinks ha intenzione di mettere un finale aperto. Mi chiedo se l’avvocato Smith sia davvero morto…”
“Era coinvolto anche lui?” chiese Fumagalli.
“Peggio: era lui l’uomo che cercavo, colui che manovrava tutto. Un colpo di scena interessante, lo devo ammettere. E voi, che mi dite? Come vanno le vostre storie?”
“Bene. Anzi, a questo proposito, Fumagalli e io abbiamo pensato che magari stasera potresti darci una mano con il nostro prompt: qualcuno deve raccontare una storia che ha sentito.”
“Ma io di storie ne ho solo vissute. Non credo che valga.”
“Tu non preoccuparti… Arriviamo!” urlò Andreas a Lalore che li aveva chiamati dalla cucina.
La tavola era elegantemente imbandita, con acqua e vino in caraffe di cristallo. Andreas non sapeva nemmeno che ci fosse quel tipo di oggettistica, da qualche parte nell’appartamento.
Dopo che Andreas aiutò Fumagalli a mettersi sul divano, e dopo che Lalore servì le lasagne, furono tutti pronti per la cena.
“E se facessimo un brindisi alla nostra salute?” suggerì Brian.
I tre padroni di casa accettarono, ma Fumagalli non partecipò: la sua mancanza di opponibilità del pollice, in quelle occasioni, era invalidante. Lalore, invece, fece bene attenzione a quanto poco vino si versò Andreas nel bicchiere.
“A…? Alla salute…?” disse Brian.
“Al divano!” esclamò Fumagalli, e tutti convennero che era stato un brindisi molto originale.
Verso la fine del primo, Brian disse:
“Sapete, voglio proprio raccontarvi una cosa bizzarra che mi è capitata qualche tempo fa. A dirla tutta, non è che sia proprio capitata a me, perché in quella storia non ero io, ma ero Peter.”
Eri Peter?” chiese Lalore mentre raccoglieva i piatti dalla tavola per metterli in ammollo nel lavello.
“No, ha detto che era Peter,” spiegò Andreas.
“Sì, scusa, mi sono espresso male. Era Peter, un agente segreto britannico. Per tutta una serie di circostanze, Peter si trova in un museo deserto, alla ricerca di pazzo furioso, un tipo poco raccomandabile che aveva rubato un ordigno nucleare e minacciava di azionarlo. Corro per le sale-”
“Eri con lui?”
Brian sorrise imbarazzato:
“Sarà il vino. Corre. Corre per le sale fino a che sente dei passi dietro di lui: Peter si gira ed è il cuoco filippino del pazzo, che lo colpisce con un mestolo in legno. Peter perde i sensi e quando si risveglia si trova legato a una sedia, in una stanza che sembra una sala di regia. E il pazzo, che è lì in camice bianco, gli fa un mega discorso che ora non ricordo bene, ma il punto era che lui aveva poca fiducia nel genere umano. E mentre da una console sta per schiacciare un bottone rosso, spunta una donna che Peter aveva conosciuto la sera prima a un evento per single, quando doveva incontrarsi con un informatore. Non chiedetemi perché, questa donna sta lì eretta, bella, e indossa un costumino aderente e succinto. Il pazzo resta paralizzato dalla sua forma fisica, lei si avvicina e sbam, gli storce il collo a braccia nude. Lei poi slega Peter dalla sedia e lui le dice ‘vorresti stendere anche me, adesso?’. La donna si toglie il pezzo di sopra e dice ‘è quanto avevo intenzione di fare’.”
“Davvero?” disse Lalore mentre serviva i piatti con l’arrosto. Il suo sguardo puntò al bicchiere di Andreas, e fu contenta di vederci solo acqua.
“Sì, tutto vero, tutta storia vissuta.”
“Wow, sembra un’avventura degna di Ian Fleming,” commentò Lalore mentre si sedeva a tavola con gli altri.
Brian la guardò stupito e disse:
“Hai proprio tutto: sei bella, cucini divinamente, e ora scopro che sei una buona lettrice. Hai ragione: è quanto Salinks stava leggendo in quel periodo.”
“Salinks è il pazzo che ha messo Peter in quella situazione?”
“Direi che potrebbe essere una sua accurata definizione.”
Andreas, Brian e Fumagalli risero, e Lalore sorrise per educazione, perché non le pareva di aver capito bene la battuta, poi disse:
“E tu, Fumagalli, hai anche tu qualche bella storia da raccontarci?”
“Mah, tipicamente la gente parla poco con me, perché pensa che non possa capirla. Va bene se dico qualcosa che ho letto?”
“Certo,” lo incoraggiò Lalore.
“Ho letto questa bella scena nel libro che ha pubblicato tua madre. La protagonista, Aryalys, sta scappando dalla sua città in groppa a un cavallo. Come Peter, corre, e arriva in un bosco. Lì, appena arriva il tramonto, il cavallo tutto nero si trasforma in un uomo, che ovviamente è senza vestiti e-”
“Ti prego, Fumagalli: non ti chiedo mai niente, ma per favore, non andare oltre. Non credo di voler sentire che cosa mia mamma ha immaginato per Aryalys e questo stallone.”
Fumagalli emise un grido, e aggiunse:
“Capisco.”
Lalore lo accarezzò sulla testa, e gli versò altro becchime nella ciotola.
“Ora che ci penso, anche io ho una storia che voglio raccontare: forse non è bellissima, ma ci sono affezionato. È la vicenda di un tizio che si chiama Tonio e va a vivere in un paesino. Nel suo nuovo appartamento trova una busta, che contiene un testo che descrive una scena di sesso-”
“Andri, non ti ci mettere anche tu!”
“No, ma non l’avrei raccontata, perché non credo possa reggere il confronto con quella fantasiosa che tua madre ha inventato o quella che Peter ha vissuto. Questa a cui mi sto riferendo è piuttosto amatoriale. Comunque, Tonio trova la scena di sesso e un bell’autoritratto di corpo femminile, senza testa.”
“Vuoi dire che Tonio ha trovato la busta di un sadico maniaco che prima ha abusato di una donna, poi l’ha decapitata, e poi ancora si è divertito a ritrarne il cadavere e a scrivere che cosa le ha fatto?”
Tutti gli altri commensali guardarono Brian.
“Deformazione caratteriale. Scusate.”
“Senza testa,” disse Andreas, “tipo la Nike di Samotracia, per quanto anche quella sembri un po’ decapitata. Stavo dicendo, Tonio-”
“Scusa, Andri, ma mi sfugge una cosa: perché ci saresti affezionato? Non mi hai mai parlato di lui.”
“Tonio è come se fosse un po’ mio fratello, visto che è stato partorito dalla Robi, anche se qualche anno prima di me. Un fratello maggiore, se così vogliamo dire.”
“Che intendi? Tua madre non si chiama Robi.”
“È una lunga storia. Oserei dire, un romanzo.”
“Non ti capisco, e poi tu non hai fratelli o sorelle.”
“Questo non è detto, non si sa che cosa ci può riservare la Robi.”
“E questo Tonio ora, dove sta?” chiese Brian.
“Lui, in un paesino dell’immaginaria provincia di Salusta, ma tutto il suo mondo è rinchiuso in una cartella.”
“Andri, hai bevuto di nascosto?” chiese Lalore, per poi annusare il bicchiere di Andreas.
“Brian,” disse infine, sconcertata, “mi sa che non si sente tanto bene. Recentemente ha un po’ di queste crisi. Forse sarebbe meglio se lo lasciassimo riposare un po’.”
Brian annuì e si alzò. Andreas e Fumagalli lo accompagnarono alla porta, mentre Lalore impacchettava per lui un po’ della pavlova che aveva preparato.
“Grazie, la gusterò volentieri appena torno a casa,” le disse quando lei fu lì con loro, e fece finta di baciarle la mano.
“Allora, buona fortuna,” disse infine Andreas.
“Perché? Stai lasciando la città?” chiese Lalore.
Fumagalli urlò.
“Diciamo di sì,” spiegò Brian, “però potrei anche tornare, dipende dal lavoro. Ma se torno, vi contatterò sicuramente.”
Sorrise, e chiuse la porta dietro di sé.
“Be’, Andri, forse faresti bene a stenderti un po’. Sistemo di là in cucina e andiamo a letto,” disse Lalore.
Andreas annuì, e quando lei se ne fu andata, si rivolse a Fumagalli:
“Allora, è giunto il momento. Ho sentito una storia bellissima. Uno che si chiamava Peter…”