Un prompt… super

Belated Blume Day – Prompt:

Prendi uno dei seguenti titoli di libri di Judy Blume1, riempi gli spazi vuoti e usalo per un racconto o una scena, che non deve necessariamente collegarsi alla storia originale.

“Andreas, io non parlo inglese: che cosa significano questi che la Robi può usare per questa scena?” chiese Fumagalli mostrando lo schermo del computer con i possibili titoli utilizzabili per il prompt della settimana:

Are you there, ____? It’s me, ____
Super ____
Tales of a ____
Just as long as you’re ____

“Super significa super.”
“Quello l’avevo intuito. Ma il resto?”
“Non lo so, io non parlo inglese. Aspetta che chiedo. Lalore!” urlò.
Lalore arrivò quasi correndo dalla cucina, con ancora indosso i guanti gialli con i quali stava lavando i piatti della cena.
“Che cosa significano queste frasi?”
Lalore lesse mentalmente il contesto della pagina, poi guardò Fumagalli e Andreas.
“Volete cimentarvi nella scrittura?”
“Dici bene: nella, e non con la scrittura. Lo stiamo anche già facendo. Allora?”
“Non sono frasi significative. Sei lì, oppure ci sei blablabla? Sono io, blablabla. Super blablabla. Racconti di un blablabla. Fino a quando sei blablabla.”
“Grazie!” disse Andreas portando lo schermo di nuovo più vicino a Fumagalli, “allora, secondo me questa è facile. Puoi raccontarmi un paio di tuoi aneddoti e abbiamo il tema dei racconti di un pavone.”
“Perché devo farlo io? Non credi che, da umano, tu abbia molto più da dire? Ad esempio, hai lasciato il lettore completamente al buio riguardo il tuo lavoro, oppure sulla vita che tu e Lalore avete insieme. A questo proposito, credo che l’opinione che il lettore abbia della vostra relazione sia piuttosto scarsa.”
“A parte il fatto che se non ci sono state scene nel rifugio, è solo per colpa della Robi e dei prompt, comunque il mio rapporto con Lalore va piuttosto bene. Non è forse vero?” chiese girandosi più o meno dove Lalore era stata fino a qualche minuto prima.
“Se ne è andata, mah…” disse Andreas ritornando a guardare Fumagalli.
“Ma io facevo solo degli esempi, puoi anche parlare d’altro.”
“Allora lasciamo perdere i racconti e facciamo invece qualcosa con un po’ di azione. Puntiamo al super. Ti vado a prendere il guinzaglio e il cappotto.”
“Non so che hai in mente, ma mi fido, a patto che non ti ubriachi e ti debba poi guidare verso casa,” disse Fumagalli avviandosi verso la porta di casa.
“Affare fatto, anche perché tu non puoi guidare.”
“Riformulo: a patto che non ti ubriachi. Punto.”
Andreas emise un sospiro affranto:
“Sarebbe stato l’ideale, super ubriaco, perché mi basta davvero poco. E poi, vuoi mettere, quante avventure si sarebbero potute aprire? Comunque andiamo lo stesso, magari mi viene in mente qualcosa, o la Robi mi farà avere un’idea.”
E la ebbe mentre aspettavano la metro per andare in centro:
“Ti dò un indizio,” disse a Fumagalli, “come se fosse antani tarapì d’esempio.”
“Ehm, ti senti bene?”
“La supercazzola! Supercazzolerò la gente in metro!”
Andreas fu molto entusiasta della propria idea.
Così, entrarono in un convoglio della M1, e lì Andreas cominciò in modo molto dimesso, facendo finta di parlare al telefono:
“… Ping pong ping pong pristitato mereto tardi, come delustrare omicidio…”
Fumagalli rimarcò il concetto, qualunque esso potesse essere, gridando di tanto in tanto. Un paio di persone sbarrarono gli occhi e si alzarono per andare a sedersi altrove.
Andreas tolse il telefono dall’orecchio e scoppiò a ridere.
“Scendiamo alla prossima e facciamo finta di chiedere informazioni a qualcuno.”
Così fecero, e Andreas avvicinò una signora:
“Miss, tarapì direzione, polimasto carapato Helsinki, vero?” le disse, facendo prima uno sgorbio sulla mappa di Milano, appesa alla parete, e poi indicando il tunnel della metro.
“Prego?”
“Finti finferli Finlandia finiti. Finante?”
Non proseguì il gioco, perché la signora ebbe sul volto l’espressione di panico di chi stava per mettersi a urlare.
Così Andreas avvicinò un uomo, come lui più sui quaranta che sui trenta.
“Tiricasco traffico, come d’ollango, sefarante ritardo?”
“Tarapì, poco tapioco.”
Fumagalli emise un verso, e Andreas si fece pensoso, poi disse, come prima la signora:
“Prego?”
“Poco tapioco. Sarcomazzo sordo?”
“Scusa, ma tu…”
L’uomo aggrottò le sopracciglia, come se fosse stupito di sentirlo parlare normalmente.
Andreas continuò:
“Ma per caso sei un personaggio, il cui autore ha pensato di essere un genio, interpretando il prompt ‘super’ come supercazzola?”
“Sei un personaggio anche tu? E tu anche?” esclamò l’uomo rivolgendosi a loro.
Fumagalli emise un altro grido, che sovrastò di poco il rumore del convoglio in arrivo. Quando questo fu ripartito, si sedettero sulle panche di marmo.
“Io sono Andreas, e lui è Fumagalli. La nostra autrice si chiama Robi.”
“Io al momento mi chiamo Brian, mentre il mio autore si chiama Salinks, ma è chiaramente uno pseudonimo.”
“Che vuol dire che al momento ti chiami Brian?” disse Fumagalli.
“Salinks, nei sui racconti, usa più o meno lo stesso personaggio, con dei quasi ben definiti tratti fisici e psicologici. Mi cambia il nome, al massimo il colore dei capelli, ma in fondo sono comunque io, lo stesso personaggio. Nel racconto di questo periodo sono Brian, un investigatore privato, ma sono sempre il solito uomo abbastanza asciutto e razionale.”
“A me la Robi mi fa lavorare in un canile.”
Brian rise:
“C’è da dire che è originale.”
“Scusa,” si intromise Fumagalli, “ma se vivi ogni volta una storia diversa, come fai a ricordarti che sei già stato in altri racconti? Come puoi ricordarti di vite precedenti?”
“Perché, come ti ho detto, il personaggio che Salinks ha in mente è sempre lo stesso. Cioè, se a una persona viene cambiato il vestito, la persona è la stessa, no? Se un giorno Salinks riuscirà a dare una migliore caratterizzazione al suo personaggio, forse le cose saranno diverse.”
“E perché il tuo autore ti faceva parlare per supercazzole?” urlò Andreas quando un altro treno arrivò.
“Perché nella mia storia, una società segreta parastatale ha fatto un esperimento con un raggio che ha modificato le proprietà delle zone del cervello preposte al linguaggio di molte persone, combinando un casino. È per questo che non mi sono mervigliato, quando mi hai supercazzolato. Comunque, ora sto vivendo il sottinteso che c’è alla linea di narrazione Brian si recò immediatamente all’indirizzo che gli aveva dato la donna del night. Salinks non mi ha nemmeno fatto finire di mangiare.”
“Ed era bella, la donna del night?”
“Nelle mie storie, le donne sono sempre belle. E, se conosco bene Salinks, a fine racconto potrei baciarla e avere il sottinteso di una notte con lei.”
“Non è giusto! A me mai nulla del genere!”
“Guarda che Lalore è adorabile,” disse Fumagalli.
Brian fece segno di non capire di che cosa stessero parlando.
“Niente, è una.”
Fumagalli cominciò a scuotere le penne dorsali, e Andreas si corresse:
“È la mia ragazza. Comunque, stavo pensando: tu vivi storie abbastanza avventurose, qua a Milano, ma ti chiami Brian. È solo in questa storia, o spesso hai un nome straniero?”
“È una fissa di Salinks, è convinto che un nome inglese dia un’atmosfera più noir alle sue storie. Dovresti vedere che razza di cognomi si inventa!”
“E tu pensa che a me ancora non ne ha assegnato uno.”
“Andreas è anche un nome straniero, ora che ci penso,” disse Brian toccandosi il mento.
“Non ci avevo pensato nemmeno io… Comunque, secondo te ci sono altri personaggi, qua in giro?”
“Ovvio che ci sono, ma pensi che lo dicano a tutti quelli che incontrano, così da venir presi per pazzi? Ad ogni modo, prenderò la prossima metro, perché ho le mie esigenze narrative. Se questa storia resta ambientata qui, o se Salinks ne ambienta un’altra sempre qui a Milano, magari riusciamo a beccarci.”
Fumagalli emise un grido: il verbo beccare gli piaceva.
“Certo,” rispose Andreas a Brian, “basta che sia entro la fine dell’anno, perché il progetto della Robi è annuale. Roba che manco i consulenti…”
“Allora penso che ci rivedremo. Ciao ragazzi!”
Andreas rimase da solo con Fumagalli, il quale disse:
“Torniamo a casa?”
“Sì, dai così guardo il secondo episodio de Il trono di spade con Lalore.”
“Tarapì sgozza peralsi manti cane, d’antani Ned.”
“No! Davvero!?”

  1. I titoli sono stati riportati nel testo sviluppato.