L’appuntamento a Pavia

Musical Incantation – Prompt:

Stai cantando distrattamente nella tua mente, quando improvvisamente l’argomento della canzone diventa realtà.

Nel bagno, Lalore stava truccandosi, mentre Andreas si stava lavando i denti.
“Perché non chiedi a Fumagalli se vuole un po’ di dopobarba?”
“Mm-ui-oo-i-a-a-aaa,” mugugnò Andreas facendo colare la schiuma nel lavandino.
“Lo so che non se la fa, ma dicevo così, se per caso vuole mettersi un po’ più in ghingheri per l’occasione.”
Andreas si ricordò di quando una volta andava ai primi appuntamenti e così, una volta asciugatosi il volto, andò in salotto dove Fumagalli, euforico, zompettava mimando un ballo:
“I love you baabee…” cantava.
“Latin lover, che ne dici di un po’ di dopobarba per profumarti?”
“No, grazie. Voglio andare lì così come sono. Piuttosto, dimmi,” Fumagalli cominciò a fare rumore con le penne dorsali, che iniziarono a drizzarsi, “la coda va bene? È piena abbastanza? La forma è armoniosa?”
Andreas lo guardò e alzò le spalle:
“Non lo so, non saprei-”
“Non dargli retta, Fumagalli,” intervenne Lalore, “stai benissimo. Le piacerai di sicuro anche dal vivo. Però dai, se dobbiamo trovarci lì a Pavia per le sette e mezza, sarà meglio andare. Non è bene farla aspettare al primo appuntamento.”
Andarono tutti all’auto e partirono: Lalore al volante, Andreas davanti, e Fumagalli dietro, con la cintura allacciata, ma ben attento a fare in modo che le penne non si sgualcissero.
“Insomma, non ci vuoi dire niente niente di lei?”
“Andri! Lascialo stare!”
“Come lascialo stare? Gli facciamo da servizio taxi e non possiamo sapere niente?”
“Non preoccuparti, Lalore. Non ho problemi a parlarne. È una pavonessa molto sensibile, le interessa molto l’arte. Va molto spesso a delle mostre, ed è un peccato che mi abbiano tolto dall’Anonimilanesi, perché altrimenti le avrei fatto volentieri vedere qualcosa di mio dal vivo, così avrebbe potuto subito capire qualcosa in più e di più profondo di me.”
“Sì, va bene, però non hai detto il dettaglio fondamentale: è bella?” lo incalzò Andreas.
“Non lo so: la sua immagine del profilo è un fiore con un’ape dentro. Ma comunque io non voglio conoscerla per il fisico, ma perché ha questo suo carattere così… Così…”
Lalore poggiò fugacemente la propria mano sulla coscia di Andreas, e gli sorrise.
“I love you baabee…”
“Fumagalli, smettila subito. Lo sai che quella canzone mi si appiccica al cervello e mi resta per giorni. Con tutte le canzoni del Festival, ce ne sarà una che puoi cantare, no?”
Fumagalli ci pensò:
“No, del Festival no. Fammi pensare a qualcos’altro… Ok, ho trovato: senti qua-”
“Per carità, non darmi nessuna ossessione musicale.”
Dopo un’oretta, arrivarono nel centro di Pavia, e Lalore parcheggiò la macchina.
“Allora,” disse, “il luogo del tuo appuntamento dovrebbe essere andando dritto per questa via. Ovviamente noi non ti accompagniamo: sarebbe brutto se per caso lei ci vedesse.”
“Va bene.”
Andreas aiutò Fumagalli a scendere dall’auto e, in quel momento di assenza di Lalore, chiese:
“Secondo te la Robi metterà una scena di sesso tra te e la pavonessa?”
“Ma che diavolo dici?! Al primo appuntamento?”
“Però la ruota me l’hai mostrata, quindi vuol dire che un po’ ci speri. Ehm,” disse Andreas quando vide che Lalore era ora accanto a lui, “allora, noi ti lasciamo qua, e ci rivediamo alle-”
“Ma no Andri, lasciamolo fare. Noi ti aspettiamo qui, fai con calma, e stai rilassato. Ecco, anzi, 100 euro. Mettili sotto le dorsali, vicino alla carta di identità, e divertiti.”
“Grazie, sei adorabile.”
E così Fumagalli si avviò verso il luogo dell’appuntamento, mentre Lalore e Andreas entrarono in un locale vicino al luogo del parcheggio.
“Andri, ho un brutto presentimento,” disse lei appena ebbero ordinato un paio di pizze e delle patatine.
“Ma dai, di che devi aver paura? Mica se lo mangiano. Fosse stato una rana, forse…”
“Dico per l’appuntamento. Si vede che Fumagalli è un idealista, un animo semplice. E se succedesse qualcosa e ci restasse male?”
Andreas rifletté su quelle parole, non sul loro contenuto, quanto sul tono: era pieno dell’apprensione tipica di una madre.
La parola madre gli suscitò l’immediata immagine di lei invecchiata di trent’anni, grassa e con i capelli grigi. Le disse:
“Forse avremmo dovuto prendere l’insalata, invece delle patatine,” e ciò chiuse l’argomento che Lalore aveva aperto.
Verso le dieci meno un quarto, Lalore sobbalzò sulla sedia:
“Andri, guarda! Presto, vai a pagare il conto.”
Dalla finestra del locale si vedeva Fumagalli che camminava lentamente, meditabondo, e non con l’aspetto di chi stesse cercando i suoi amici con l’ansia gioviale di chi vuole condividere qualcosa di bello.
Lalore gli corse incontro:
“Fumagalli, è prestissimo! Che cosa è successo?”
Non rispose o, almeno, non articolò una risposta e, invece, gridò. Lalore non chiese null’altro fino a che non furono tutti e tre in macchina.
“Ne vuoi parlare?”
“Mi ha mentito.”
“Che significa?”
“Quando, durante la prima chat, le dissi che ero una pavone, lei pensava che io intendessi dire che sono un narciso vanitoso. Così mi disse che lei era una pavonessa. Ma invece è una donna.”
“Ah, ed era bella?” chiese Andreas, per poi sentirsi uno schiaffo sulla coscia sinistra, dato da Lalore.
“Però abbiamo comunque deciso di continuare con l’appuntamento,” proseguì Fumagalli, “abbiamo passaggiato lungo il Ticino e, forse per la reciproca compagnia, forse per le condizioni meteo, ma era come se avessimo visto la notte per la prima volta, aperta sul fiume.”
“Oh, Fumagalli, hai detto una cosa bellissima…”
“Abbiamo cominciato a parlare, e ci sembrò strano farlo dal vivo. Lei ora aveva una voce, un corpo, anche se diverso da quanto avevo immaginato. Un’immagine che mi aveva portato a credere di conoscerla in queste settimane e invece, lì, era una sconosciuta, un’altra persona. Dopo tutto lo era, una persona.”
“Sì, una persona, ma come era? Bionda? Mora? Alt-”
“Lo lasci parlare, invece di interromperlo?”
“Grazie. Abbiamo parlato molto, poi l’ho invitata a prenderci qualcosa in un bar. Eravamo in penombra e lì non mi sembrò più di parlare con l’umana della passeggiata, ma con la pavonessa che mi aveva fatto inna… be’, che mi piaceva. E lì, in un momento di calma, solo con la musica jazz in sottofondo, mi ha messo entrambe le mani accanto al collo, e mi ha detto che il mio blu le piaceva molto, che era molto virile.
“E poi?”
Ma stavolta ad avere interrotto Fumagalli fu Lalore.
“E poi niente, l’ho riaccompagnata alla macchina e sono tornato qua.”
“E poi, nel senso di come siete rimasti: vi rivedrete, la chiamerai…?”
“Non siamo rimasti con un piano preciso e, onestamente non credo che mi farò vivo. Mi sentirò uno stronzo, e me ne dispiace, ma come faccio? Tutte le nostre parole in chat e poi? Come potrei dirle che il suo aspetto mi ha spiazzato e che non può funzionare? Non sono riuscito a dirglielo in faccia, e non credo che potrei al telefono.”
“Ma mica devi farlo domani, puoi prenderti del tempo per pensare.”
“No, nonostante i miei sentimenti per lei, cresciuti troppo rapidamente, questa storia non può sbocciare. Non avrebbe nemmeno dovuto cominciare.”
“Mi dispiace,” concluse Lalore.
Calò il silenzio, e allora Andreas disse:
“Non canti niente?”
“Lo stupore della notte, spalancata, sul mar…”
Fumagalli, con la sua voce da soprano, era molto ben intonato.