Con parole tue

Custom Etymology – Prompt:

Scrivi una storia o una scena su qualcuno che inventa una nuova parola o, in alternativa, che usa una parola esistente dandole un nuovo significato.

Andreas, per deformazione professionale, era abituato a essere accolto con entusiasmo ovunque andasse. Anzi, gli sembrava strano quando ciò non accadeva e gli concedevano un banale ciao o, peggio, indifferenza.
Così, quando ogni sera rientrava a casa, non badava troppo alle feste che Lalore gli faceva, saltellandogli intorno proprio come i suoi cani al canile. Gli prendeva il cappotto, se fuori pioveva gli metteva l’ombrello bagnato ad asciugare nello stanzino della lavatrice, poi gli si avvinghiava al collo e lo baciava, come se fosse stato ancora il primo giorno.
Andreas ricambiava il bacio, poi chiedeva semplicemente che cosa lei avesse preparato per cena.
“Gnocchi di zucca,” gli disse quella sera.
“Bene,” le rispose, riconoscendo solo dopo qualche decina di secondi che quello era il suo piatto preferito e che Lalore doveva essersi messa all’opera appena tornata a casa dal museo nel quale faceva da guida.
La seguì in cucina, dove nell’angolo tra frigo e balcone, c’era Fumagalli, già pronto davanti alla sua ciotola di granaglie, con le penne un po’ sovrapposte per la mancanza di spazio.
“Buonasera,” lo salutò con la sua vocina stridula, “hai visto la mail che ti ho mandato?”
“Scusa, ma non ho avuto tempo. Due colleghi sono malati… oggi è stato un delirio.”
Fumagalli scosse appena le penne dorsali, poi cominciò a becchettare.
“Andri, sai che cosa ho pensato?” chiese Lalore quando anche loro due umani cominciarono a mangiare, “che forse dovremmo cercare una casa più grande.”
Andreas per poco non si strozzò: i suoi colleghi, come pure Fumagalli, gli avevano detto che quando la femmina parla di cambiare la casa o apportare modifiche al nido, è perché vuole avere dei figli. Con cautela, chiese in rimando:
“Perché?”
“Ma per Fumagalli, no? Non vedi, poverino, quanto è sacrificato in questo appartamento?”
Fumagalli li guardò, inclinando la testa su entrambi i lati, poi emise un verso che Andreas non seppe bene interpretare, e continuò a mangiare dalla sua ciotola.
“Non lo so, vedremo.”
“E lo sai che cos’altro ho pensato? Che questo è l’anno buono per vedere Game of Thrones.”
“Chi dobbiamo vedere?”
“Game of Thrones, Il trono di spade! Quest’anno non ci sarà nessuna nuova stagione, perciò possiamo guardarlo e metterci in pari per l’anno prossimo-”
“Non avete visto Game of Thrones?!” esclamò Fumagalli, muovendo le sue zampette verso il tavolo.
“Perché,” gli disse Andreas, “tu sì?”
“Tutti, l’hanno visto, perciò pure io.”
“Se fosse vero quello che dici tu, allora l’avremmo vista anche noi, quindi ti sbagli.”
Fumagalli smosse un po’ le penne, facendo loro fare il rumore del serpente a sonagli.
Andreas si chiese se effettivamente i pavoni facessero un po’ come i tacchini quando sono arrabbiati, che si ergono e fanno rumori, oppure se fosse una prerogativa di Fumagalli. Qualche volta, con calma, glielo avrebbe chiesto.
“Va be’, però io l’ho vista e ovviamente,” continuò Fumagalli, “per motivi faunistici ero un fan di Alto Passero. Poi me lo hanno arrostito per benino come un pollo allo spiedo e-”
“Non farmi spoiler!” esclamò Andreas portandosi le mani sulle orecchie, “magari qualcuno che non fa parte del tutti che tu hai menzionato non lo sa ancora. Comunque, ti facevo più tipo da serie come Il segreto. Dicevi?” interpellò infine Lalore.
“Niente, che potrebbe essere la volta buona per guardarlo. Ho letto che ci sono 67 episodi e perciò, con una media di uno o due a settimana, possiamo arrivare in tempo per la prossima stagione. Ho letto in un articolo che-”
“Non farmi spoiler anche tu! No farmi spoiler!”
Lalore prese in silenzio i piatti, e portò in mezzo alla tavola una scodella piena di insalata.
“Fumagalli, ne vuoi un po’?”
“No, ma grazie, sei molto gentile.”
A fine cena, Andreas disse a Lalore che doveva andare a discutere una questione molto importante con Fumagalli.
“Certo, andate pure, ci penso io a sistemare la cucina.”
Così i due andarono nel salottino: Andreas si sedette sul divano, con il computer sulle ginocchia, mentre Fumagalli era per terra, a perfetta altezza per lo schermo.
“Quindi,” esordì Andreas mentre accendeva il portatile, “la Robi ti ha mantenuto il nome? Non te lo ha cambiato?”
“Pare di no. Forse le è piaciuto.”
“Sì, devo ammettere che hai veramente avuto buon gusto. Va be’, dai, cominciamo con questa cosa del neologismo che ci richiede il prompt.”
“Ecco, appunto: comincia tu: io oggi ti ho già mandato una mail con la mia idea, che secondo me è bellissima.”
“Dimmela, allora, senza farmi aprire la mail.”
Fumagalli si sistemò meglio tra divano e tavolino, e allungò bene il collo per rendere ben limpida la sua vocina stridula:
“Pavoneggiarsi,” e non aggiunse altro.
Andreas lo guardò, così dovette continuare:
“Pavoneggiarsi, nel senso di dotarsi di un pavone. Quando a Capodanno tu e Lalore mi avete preso con voi, vi siete di fatto pavoneggiati. Non è grandioso? Secondo me può funzionare.”
“Non saprei, non mi convince… Pensavo a qualcosa più divertente.”
“Sentiamo, allora.”
Andreas picchettò le dita sulla tastiera, facendo solo rumore senza comporre nessuna parola sullo schermo dell’editor.
“Non lo so, qualcosa come le pubblicità della metro, quelle con meravigilia, natallegria…”
“Grande idea, copiare una campagna pubblicitaria capillare come quella. Sei proprio un ingenio.”
Andreas sbuffò, e tornò a tamburellare le dita.
“In realtà,” disse Fumagalli, vedendo l’amico sia in silenzio, che in difficoltà, “avevo anche pensato alla parola restare. Ti resto cinque euro, può dirti la commessa mentre ti dà una banconota da cinque.”
“No, a questo punto è meglio pavoneggiarsi. Aspetta! Ho trovato: il trono di scarpe. Fa ridere, no?”
“Onestamente, è patetica. E, confidando nella tua intelligenza, penso che te ne stia rendendo conto anche tu.”
“Hai ragione. Cazzo, ma non poteva pensarci la Robi al neologismo e farcelo semplicemente usare? Quella lì è una pigrona e noi dobbiamo fare andare avanti i prompt al posto suo. Senza contare che oggi al lavoro è stato un caos e sono stanco morto. Senti, scrivi tu.”
Così Fumagalli avvicinò la sua testolina alle ginocchia di Andreas e cominciò a pigiare tasti con il becco: apparvero sullo schermo i tre tentativi che erano stati fatti in quella sessione di brainstorming.
“Sei veloce a scrivere.”
“Faccio molti esercizi di stretching per il collo,” gli rispose Fumagalli.
Restarono in un silenzio, intervallato solo da ‘hmm… no, non può funzionare’, fino a che Andreas disse:
“Ho trovato! Fumagalline, nel senso di te quando vai a rimorchiare e ti fai tante galline!”
“Non essere volgare! A parte che io sono un pavone, quindi non vado con le galline-”
“Va be’, dai, sono sempre pollastrelle.”
“Smettila. Io non vado con le galline, solo con pavonesse.”
“Ma sì, certo, vai con chi vuoi: io e Lalore non ti abbiamo mai detto nulla riguardo le tue uscite-”
“Io non esco mai da solo!”
“Ma è solo per il prompt e, secondo me, è una parola molto divertente, che rende subito l’immagine di te che-”
“Come ti permetti anche solo di pensare a me con una gallina?!”
Ormai il rumore di serpente a sonagli era diventato fortissimo, e le penne di Fumagalli erano erette oltre il bordo del divano.
“Io,” continuò urlando, “almeno ho avuto un’idea, con pavoneggiarsi, che tu manco ti sei degnato di leggere quando te l’ho mandata nella mail. Cioè, va ammesso che io sono bravo con le parole, se il nome che mi sono scelto mi è rimasto, così come quello che ho dato a Lalore, ex la Lore. E tu, te ne vieni con ‘non è divertente’. Potevo anche tollerare il trono di scarpe, ma questa volgarità, no.”
Andreas guardò la ruota formarsi, deformata per via dello spazio ristretto. Tutte quelle penne…
“Fumagalli, sei un genio: penne all’arrabbiata!”
Fumagalli però non prese bene la nuova trovata di Andreas, e scosse ulteriormente le penne in segno di disaccordo. Poi, a marcia indietro, perché con le penne in configurazione circolare non poteva girarsi, arretrò verso la cucina.
“Dai, torna qui,” gli intimò Andreas, ma nulla: Fumagalli aveva decisamente un temperamento volatile.