Un pavone in cucina

The Vow of the Peacock – Prompt:

Stai sorseggiando champagne allo scoccare della mezzanotte del 1° gennaio 2018, godendoti le celebrazioni e senza pensare troppo al domani. All’improvviso, ti accorgi che c’è un grande pavone in piedi accanto a te. Non sai bene da dove provenga, o se sia reale. Il pavone allunga il suo collo snello per guardarti, poi chiede educatamente se intendi sostenere il codice della cavalleria e fare il Voto del Pavone nel nuovo anno. Cosa fai?

Andreas si trovò in una allegra massa di persone che festeggiava il nuovo anno, oramai decisamente prossimo.
Gli ci volle un po’ per prendere coscienza di quanto stava vedendo, e un po’ di più per ricordarsi qualche dettaglio di sé, come se si fosse appena svegliato da un sonno molto profondo. Più o meno, si disse, doveva essere ciò che succedeva a tutti i personaggi di racconti e romanzi, quando si trovavano sbattuti sulla prima pagina, a inizio vicenda.
Cosa poteva ricordare? Il primo prompt, una festa di Capodanno…
Non era forse scontato che il primo prompt dell’anno riguardasse proprio un veglione? Ne avrebbe volentieri parlato con qualcuno…
Così Andreas si buttò nella mischia della festa, a cercare qualcuno che ricordava chiaramente: la Lore, la sua fidanzata.
La trovò che parlava con due donne:
“Andri! Che bella festa, non trovi?”
“Mi sono appena trovato, direi.”
Lo guardò dubbiosa:
“Come?” gli urlò per sovrastare il rumore di fondo.
“Mi sono appena trovato. Qui, intendo.”
“Ma se siamo arrivati tre ore fa… Andri,” gli disse avvicinandosi a lui, così da non farsi sentire dalle altre due, “hai mica bevuto? Se ti senti male torniamo a casa.”
Andreas scosse la testa, più che altro per dire a sè stesso che forse era l’unico lì dentro a essere a conoscenza della propria condizione di personaggio.
“Sto bene, però penso che berrò qualcosa per rilassarmi giusto un po’. Sai dove posso trovare del vino?”
“Credo lì al tavolo, se no in cucina. Aspetta ti accompagno.”
“No, faccio da me,” le disse mentre già le voltava le spalle, diretto a cercare la cucina, con la speranza di trovare un po’ di solitudine.
Si fece largo nella folla di gente sempre più ridente, il cui vociare era coperto dalla musica.
“I love you baby, and if it’s quite alright I need you baby…”
Questa era un’altra cosa che ricordava: Gloria Gaynor a ogni veglione, e quella canzone che gli si infilava in testa e non ne veniva più via.
“I-love-you-baaabeee-nananananana-I need-you-baaabeee,” ecco.
In cucina c’erano piatti di plastica ammonticchiati ovunque, bicchieri di plastica fuoriusciti da una busta gialla, pentole e mestoli nel lavandino e anche impilati, sporchi, sui fornelli.
Andreas aprì il frigo: spumante spumante spumante… Ma sì, tanto in Nuova Zelanda i corrispettivi dei loro ospiti erano già ben radicati nel 2018, e forse avevano perfino già finito di lavare le vettovaglie e il pentolame incrostati: prese una bottiglia di brut, la stappò e si attaccò direttamente alla bottiglia.
Al secondo sorso si abbandonò a una solitaria sedia accanto al tavolo ingombro di piatti e tovaglioli sporchi, al terzo notò che non era solo: in cucina c’era un pavone.
Vivo.
Andreas valutò se quella che aveva in mano fosse effettivamente la prima bottiglia e non, chissà, la seconda. Poi cercò di ricordare se per caso sapesse qualcosa sul setting di quella scena, tipo originali padroni di casa appassionati di animali non convenzionali.
“Ehi tu, da dove sei saltato fuori?” gli disse, tanto per.
Andreas riconsiderò di nuovo l’ammontare di alcool che aveva bevuto, perché il pavone gli rispose, con una vocina alta, sia per frequenza che per volume:
“Non lo so.”
“Ma sei vero? Cioè, non sei solo nella mia mente.”
“Sì, sono vero, sono parte del prompt,” disse piegando la testa di lato, come reputando bizzarra la domanda appena postagli.
“E parli anche?”
“Sembrerebbe di… sì?”
Per sicurezza, Andreas poggiò la bottiglia per terra e si avvicinò alla bestia.
“Aspetta! Quindi tu sai che siamo in una storia?”
“Ovviamente.”
Fu in quel momento che due tizie, forse ventenni, arrivarono in cucina correndo, dicendo:
“Presto, presto! Manca pochissimo!”
Andreas le guardò svaligiare il frigo ed ebbe la tentazione di chiedere se per caso anche loro vedessero il pavone. Ma lasciò perdere, perché concentrate come erano a prendere le bottiglie di spumante, probabilmente non avrebbero nemmeno visto lui. Oltretutto, potevano benissimo essere sballate di alcool: altro che pavoni in cucina.
Così Andreas le lasciò uscire senza interferire e si dedicò di nuovo alla bestia:
“Un pavone parlante, forte! Ma come ti hanno addestrato?”
“Non so, come non so nemmeno se vivo qua in questa casa. Il prompt non dava indicazioni sulla mia provenienza, e la Robi non me ne ha data una.”
“Ecco, lo sapevo, quella scansafatiche. Comunque, io sono Andreas.”
“Io ancora non ho un nome.”
“Ma che scrittrice è una che non dà un minimo di backstory ai propri personaggi? Quanto odio quando si fanno le cose approssimative con le storie! Comunque, non fa niente, te ne posso dare uno io. Hmm, che ne dici di Rita, così saresti Rita Pavone?”
Il pavone parlò, con una voce ancora più alta:
“Ma non hai mai sentito parlare di dimorfismo sessuale? Non vedi il mio piumaggio blu e le mie lunghe penne dorsali? Io sono un maschio!”
Nel pronunciare quelle parole, le sue penne sul dorso cominciarono a fare il rumore di un serpente a sonagli e a drizzarsi. Andreas, avendo paura che altre cose in lui potessero ergersi a prova della sua mascolinità, si scusò:
“Hai ragione. Allora scegli tu un nome.”
Il pavone gradì, e le sue penne calarono a formare uno fascio che toccava terra per un buon metro. Mosse la testa lateralmente per un paio di volte, come a valutare qualcosa, e infine disse:
“Fumagalli.”
“Ma non è un nome, è un cognome.”
“A me piace.”
“Va bene, Fumagalli, basta che non fai più quel rumore con le penne. Scusa, che maleducato: tu lo bevi lo spumante?”
“No, ma grazie lo stesso.”
Calò il silenzio o, per modo di dire, nulla più in cucina sovrastò il vociare che veniva dal salone.
“Immagino tu non abbia molto da dire, visto che ti mancava anche il nome.”
“Forse, non ora… Oh, li senti? Sono partiti con il conto alla rovescia. Dai, mettimi un po’ di acqua nella ciotola, per il brindisi.”
Andreas corse al lavandino a riempire la ciotolina di plastica che Fumagalli aveva accanto, sporca di residui secchi di granaglie, e gliela rimise a posto.
“Tre! Due! Uno! Buon anno!” si sentì dal salone.
“Auguri,” disse Andreas a Fumagalli, battendo delicatamente la bottiglia sul bordo della ciotola. Fumagalli ricambiò con un verso stridulo.
Andreas, rilassato, si attaccò alla bottiglia di spumante.
“Andri! Ma dove eri finito? Ti ho cercato ovunque! Auguri, tesoro,” disse Lalore, apparsa dal nulla all’ingresso della cucina. Si avvicinò ad Andreas e gli diede un bacio. Sembrava ignorare la presenza di Fumagalli.
“Scusa Lore ma… non noti la presenza di qualcuno oltre noi, qui?”
La Lore si guardò un po’ intorno, poi notò la bottiglia in mano ad Andreas:
“Hai bevuto? Andri, lo sai che non lo reggi bene…”
“Ascolta: non vedi nessun altro, oltre noi?”
“Sì,” gli disse bisbigliando, “il pavone. Perché, lo conosci?”
Andreas le sorrise:
“Vieni, ti presento un pavone. Fumagalli, lei è la Lore.”
“Piacere, Lalore, io sono Fumagalli.”
Andreas non poté fare a meno di notare che non solo Fumagalli si era nominato da sé, ma ora aveva anche rinominato un personaggio della storia. Decisamente, Lalore suonava meglio di Lore. Fumagalli aveva buon gusto.
“Senti, Lalore, ti va se ce ne andiamo a casa? Non ho proprio voglia di continuare a stare qui con tutti quelli.”
“Ma sì, dai, andiamo a prendere i cappotti. Tu vieni via con noi?” disse rivolta a Fumagalli, “dove hai il tuo cappotto?”
“Non ce l’ho.”
“Andri, dovremmo comprargliene uno, allora. Tra poco partono pure i saldi.”
Recuperarono i cappotti e i tre se ne andarono senza salutare nessuno di quella massa di persone sempre più rumorosa e allegra.
Ma allegro era anche Andreas, nel quale l’alcool accumulato in cucina aveva cominciato a fare effetto.
“I love you baaabeee…” cantava mentre camminavano per andare verso la fermata della metro.
“I love you baaabeee…” lo imitava Fumagalli, “mi piace questa canzone. I love you baabeee…”
“Sei stonato come una gallina,” gli disse Andreas, ridendo come avrebbe fatto uno di quelli rimasto alla festa.
“Non mi piace essere paragonato alle galline.”
“Ti giuro solennemente che non lo farò più,” dichiarò Andreas, portandosi una mano sul cuore.
“Lo prometti veramente, come avrebbe fatto un cavaliere?”
“Sì messer pavon Fumagalli,” confermò Andreas, inchinandosi persino.
Lalore scosse la testa, come arresa:
“Andri, appena a casa ti preparo una camomilla per farti rilassare un po’.”
“I love you baaabeee…”